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Viva gli sposi! Viva la "figa" e lunga vita al nastro adesivo

Scritte ovunque, pali impacchettati, statue addobbate e una città trasformata in una gigantesca scenografia da addio al celibato. Gli amici degli sposi lasciano il segno (blu), mentre il decoro urbano si prende una pausa

Viva gli sposi! Viva la "figa" e lunga vita al nastro adesivo

Viva gli sposi! Viva la "figa" e lunga vita al nastro adesivo

Certo, ogni matrimonio ha la sua estetica. C’è chi punta sul minimal, chi sul rustico chic, chi sull’effetto “ecomostro da centro urbano”. E in questo caso, l’effetto è stato centrato in pieno.

A Rivarolo, per festeggiare le nozze dei signori M. e F., si è optato per un’installazione site-specific che ha interessato tutta la viabilità urbana da Favria fino al centro cittadino. Un percorso d’arte nuziale lungo chilometri, fatto di cellophane trasparente elegantemente tirato tra pali, transenne e cartelli stradali, arricchito da scritte blu in vernice spray che spaziano dal motivazionale (“Noi ci abbiamo provato...”) al decorativo (“figa”, “figa”, “figa”), fino al figurativo, con simboli fallici distribuiti con sorprendente coerenza.

L’intera zona si è così trasformata in una specie di galleria all’aperto. E come ogni esposizione che si rispetti, anche qui non è mancata la statua impacchettata. Nella rotonda del centro qualcuno ha deciso, con grande slancio atletico e spirito artistico, di arrampicarsi sul monumento per applicare qualche metro di pellicola, così da conferire al bronzo un tocco più moderno. Più plastico, diciamo.

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Davanti alla chiesa di San Francesco, dove si sarebbe svolta la cerimonia religiosa, campeggia invece un fallo blu in formato XL, collocato proprio accanto alla scritta “PROVATO…”.

A metà tra una dichiarazione di intenti e una recensione su Tripadvisor. Il tutto rigorosamente a bomboletta spray, in uno stile che potremmo definire “urbano sentimentale”.

Naturalmente non si tratta di un caso isolato. Le decorazioni notturne degli amici degli sposi sono una tradizione radicata, una sorta di rito propiziatorio del Canavese, a metà tra l’addio al celibato e la performance d’arte relazionale. Solo che, stavolta, il gesto affettuoso è diventato una scenografia a cielo aperto. E la città, più che commuoversi, si è trovata avvolta nel Domopak.

Qualcuno suggerisce di cogliere l’occasione per fare cultura: basterebbe fornire a ogni coppia un catalogo Pantone per uniformare i blu, un corso base di calligrafia e magari un manuale con 100 insulti creativi che non iniziano per F. Oppure, più pragmaticamente, dotare il Comune di un Ufficio Decorazioni Matrimoniali, dove presentare domanda con allegato schizzo e metratura del cellophane prevista.

In fondo, sposarsi è un gesto d’amore. E cos’è l’amore se non imballare la città con i propri sentimenti? Se poi in mezzo ci scappa un disegno anatomico o un lessico da spogliatoio, poco importa: è il cuore che conta. E anche la bomboletta, a quanto pare.

Che dire: auguri agli sposi. E a chi passerà a rimuovere tutto.

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