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25 Luglio 2025 - 18:42
C’è un’Italia che si racconta non attraverso i numeri del PIL, ma con il rumore delle mani al lavoro, con il tempo lento della fermentazione del formaggio, il profumo del mosto, la filigrana della lana intrecciata. È quell’Italia fatta di piccole imprese, artigiani e agricoltori di montagna, che continua a resistere nei territori più marginali reinventando ogni giorno il concetto di produzione locale. Ed è proprio a questa Italia che dà voce il docufilm “Tutti a tavola!”, andato in scena il 24 luglio scorso per la seconda proiezione pubblica presso l’Osteria L’Circul di Pessinetto, nel cuore delle Valli di Lanzo.
Una cornice raccolta e autentica per un documentario corale, prodotto da CNA Torino insieme al GAL Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone, con la regia di Marco Giaimo e la sceneggiatura firmata da Vitaliano Alessio Stefanoni, presente alla serata in veste di responsabile sindacale CNA per l’Area Ciriè–Valli di Lanzo, oltre che consigliere del Gal. Un pubblico attento e appassionato ha assistito alla proiezione di una pellicola che è molto più di un semplice racconto filmico: è una narrazione identitaria. Un atto di memoria e futuro allo stesso tempo.
Il docufilm era stato presentato in anteprima il 20 giugno, in occasione della conferenza stampa di lancio della 26esima edizione della Fiera dell’Artigianato Tipico delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone nel Comune di Cantoira. E proprio in quel contesto era emersa con forza l’idea portante del progetto: dare voce a chi, ogni giorno, costruisce valore economico e sociale nei territori montani, senza clamori, ma con una dedizione rara.
“Tutti a tavola!” è il quinto docufilm prodotto da CNA Torino da quando ha assunto la gestione diretta della fiera. Stavolta, il racconto prende forma attraverso dieci volti reali: artigiani, agricoltori e una magliaia che si ritrovano, per un giorno, in una villa liberty di Lanzo Torinese, chiamati a condividere un pranzo speciale. Ai fornelli, uno chef del territorio che cucina utilizzando esclusivamente ingredienti locali: vino, formaggi, trote, amari, mirtilli, ortaggi. Ogni piatto, ogni dialogo, ogni sguardo intorno alla tavola è un tassello di quella cultura del lavoro che non ha bisogno di slogan, ma solo di essere ascoltata.
Il progetto è anche un esempio concreto di comunicazione territoriale intelligente: mette in scena l’identità locale non come folklore da cartolina, ma come energia economica e culturale viva, dove il sapere manuale e la sostenibilità si incontrano senza retorica. E lo fa con un linguaggio cinematografico che alterna racconto, testimonianza e immagine poetica.
Durante la serata di Pessinetto, Stefanoni ha colto l’occasione per rilanciare un secondo appuntamento chiave, questa volta a Torino. Il prossimo 3 ottobre, infatti, CNA Torino patrocinerà una nuova serata di cinema del lavoro all’interno del Job Film Days, il festival internazionale dedicato alle tematiche occupazionali e produttive. L’evento si terrà al Cinema Romano, e in quell’occasione verrà presentato il docufilm “I Mastri” di Daniele De Michele, prodotto da Rai Cinema, 64 minuti di viaggio nel mondo dell’artigianato italiano contemporaneo.
Seguirà un dibattito dal titolo “Artigianato: il lavoro al confine con l’arte che dà voce al made in Italy”, moderato ancora una volta da Stefanoni. Sul palco, non teorici, ma artigiani veri: Stefania Battezzati (strumenti a percussione, Torino), Michele Miele (marmista, Lanzo), Pier Teppa (fabbro, Ceres), Roberto Perino (ceramista, Castellamonte), Francesco Piloni (liutaio, Torino). Professionisti che non solo producono oggetti, ma incarnano storie personali di impegno, passione e creatività.
Chiuderà la serata la direttrice del festival, Annalisa Lantermo, mentre resta in sospeso la conferma della presenza in sala del regista. Anche qui, la parola d’ordine sarà connessione: tra cinema e realtà, tra pubblico urbano e pratiche montane, tra visione artistica e racconto sociale.
In un tempo in cui il concetto di lavoro è spesso appiattito tra precarietà e alienazione, queste iniziative riportano al centro un’altra idea di occupazione: quella che crea radicamento, valore estetico, trasmissione di saperi. E lo fanno in modo accessibile, narrativo, visivamente coinvolgente.
Il messaggio è chiaro: le valli non sono solo paesaggio, ma anche laboratorio di futuro. E il cinema, se ben usato, può essere strumento di riscatto culturale e politico per chi, da troppo tempo, lavora nell’ombra. “Tutti a tavola!” e “I Mastri” non sono solo documentari. Sono atti di resistenza creativa, costruiti con la stessa cura con cui si lavora una trota affumicata, si intaglia un marmo o si accorda un violino.
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