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Diritti civili: Druento registra due bambine con due mamme

Il sindaco Vietti firma il primo atto omogenitoriale dopo la sentenza della Consulta

Diritti civili: Druento registra due bambine con due mamme

È successo a Druento, per la prima volta. Due bambine sono state registrate all’anagrafe come figlie di due madri. Nessun clamore. Nessuna retorica. Solo un gesto, forte e concreto, che certifica un cambio di passo nella storia civile del Comune.

A firmare l’atto è stato Carlo Vietti, sindaco, nella cornice sobria della Sala Casalegno. Con lui, le protagoniste: Leila e Marika, giovani mamme di Amelia e Celeste. Presenti anche l’assessore Alessandra De Grandis e i responsabili dei Settori Anagrafe e Demografici. Un momento semplice, ma che segna un prima e un dopo.

Non è stato un atto qualunque. Fino a poche settimane fa, una registrazione simile sarebbe stata bollata come irregolare. O peggio, illegittima. Poi è arrivata la sentenza 68/2025 della Corte costituzionale, che ha fatto cadere uno dei divieti più discussi del nostro ordinamento: quello che impediva alla madre non biologica di riconoscere il proprio figlio fin dalla nascita.

Il sindaco con le giovani mamme di Druento

E così, anche Druento ha fatto la sua parte. Lo ha fatto in punta di piedi, ma con determinazione. Il sindaco Vietti ha parlato di soddisfazione e di gioia. Ha parlato a nome dell’intera Giunta e della maggioranza. Ha parlato da uomo delle istituzioni, ma anche da cittadino consapevole. Ha regalato a Leila e Marika un libro sulla storia di Druento. E in quel gesto c’è tutta la volontà di includere, di riconoscere, di dare cittadinanza piena a nuove forme di famiglia.

Dopo Ciriè, dopo le prime firme nei grandi Comuni italiani, anche un piccolo centro come Druento ha scelto di applicare la sentenza. Senza attendere una legge nazionale. Senza rinvii. Perché, dopo la Consulta, non servono più coperture normative: serve coraggio. Serve volontà politica. Serve rispetto per i diritti delle persone.

Eppure, per anni, queste famiglie hanno vissuto ai margini. Senza tutele. Senza riconoscimento. Senza uno spazio dentro lo Stato. Famiglie invisibili sulla carta, ma reali nei fatti. Bambini cresciuti con due genitori ma protetti da uno solo. Madri che non potevano firmare un’autorizzazione medica. Che non potevano tutelare i propri figli in caso di emergenza. Che dovevano ricorrere ai tribunali per farsi chiamare “mamma”.

Ora tutto questo cambia. Cambia per effetto di una pronuncia che ha ribaltato la prospettiva: al centro non c’è più il pregiudizio verso le coppie omogenitoriali, ma il diritto dei figli ad avere due genitori, riconosciuti dalla legge. La Corte lo ha detto chiaramente: negare il riconoscimento della madre intenzionale viola il diritto del minore a una chiara identità giuridica, alla stabilità familiare, alla protezione affettiva.

E proprio per questo, la firma apposta da Vietti è molto più di un atto amministrativo. È una scelta. È una presa di posizione chiara. È un messaggio alla comunità. Che a Druento, da oggi, tutte le famiglie sono famiglie. Tutti i bambini sono bambini. Tutti i cittadini sono cittadini.

Non è stato un gesto ideologico. È stato un gesto di giustizia. In un Paese che ancora arranca su questi temi, dove il Parlamento si è fermato a metà del guado con le unioni civili del 2016, sono i sindaci a fare la differenza. Sono loro, ufficiali di stato civile, che traducono in atti concreti ciò che la giurisprudenza afferma.

Certo, non tutti i Comuni reagiscono allo stesso modo. Alcuni sindaci si trincerano dietro l’obiezione di coscienza. Altri aspettano la legge. Ma chi sceglie di agire lo fa con la consapevolezza di stare dalla parte della Costituzione. E, soprattutto, dalla parte dei bambini.

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