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Settimo, la barzelletta del tendone di via Monviso: ferie, patti e prese per i fondelli

Settimo Torinese: tendone chiuso e fondi pubblici sprecati tra patto misterioso e climatizzatore spento mentre le scuole boccheggiano nel caldo

Settimo, la barzelletta del tendone chiuso: ferie, patti e prese per i fondelli

Enzo Maiolino e Chiara Gaiola

Avete presente quella vecchia barzelletta in cui un muto parla a un sordo e dice: “Attento, c’è un cieco che ci guarda”?
Bene, togliete il tono umoristico, metteteci 75 mila euro di soldi pubblici, una tensostruttura nuovissima installata lo scorso anno in piena campagna elettorale, un impianto di climatizzazione spento perché il tendone è chiuso, cittadini lasciati fuori dalla porta… ed eccoci a Settimo Torinese, dove la barzelletta si fa atto pubblico e dibattito.

Nel ruolo del muto che però parla, il consigliere comunale Enzo Maiolino. L'altra sera in consiglio comunale ha provato a chiedere con garbo ma insistenza come mai la struttura sia chiusa fino a ottobre perché “l’Associazione Lucana è in ferie”.

Nel ruolo della sorda che però spiega, l’assessora Chiara Gaiola, che per tutta la durata del dibattito ha ignorato la domanda centrale — “perché la struttura è chiusa?” — preferendo pontificare sul magico mondo dei “patti di collaborazione”, come se fosse a un seminario accademico.

Un istituto giuridico che, a detta sua, solo lei sembra conoscere, mentre tutti gli altri — Maiolino, i cittadini, l'opposizione, i giornalisti, forse pure l’Associazione Lucana stessa — vivrebbero in uno stato di beata ignoranza. E per fortuna c’è lei, con la sua sapienza: “C’è tutta una letteratura sui patti di collaborazione”, ha dichiarato con quel tono da missionaria del verbo amministrativo che solo i più illuminati sanno usare.

Un patto con gli amici? Sì, più o meno ha detto così: amici della Lucania, della chimica, della ginnastica dolce. Non amici suoi, ha precisato — amici della città. E allora va tutto bene.

la sindaca

E nel ruolo del cieco che però vede cose che nessuno vede, l’assessore Alessandro Raso. Ha avuto il coraggio di sostenere che il riscaldamento acceso giorno e notte quest’inverno era giustificato dal fatto che “c’erano dei volontari dentro a pitturare le pareti. Chi bussa, magari riceve anche un panino”.

Forse stavano realizzando affreschi in stile Cappella Sistina? Oppure lavoravano al buio, per risparmiare sull’illuminazione? Anzi no — la luce era accesa anche quella. Perché dal dicembre 2024 all’aprile 2025, il Comune ha speso 2.000 euro di gasolio e 5.300 euro di energia elettrica... "Circa 600 euro al mesi, poca roba..." ha sentenziato Raso.

La scena è questa: una tensostruttura nata per compensare la demolizione del centro Aglietta, presentata come spazio per l’aggregazione, oggi inaccessibile, impraticabile, chiusa a chiave. Se provi a prenotarla, ti dicono di chiamare l’Associazione Lucana “Emanuele Gianturco”. E se chiami, ti rispondono candidamente: “Siamo chiusi fino a ottobre”. Non c’è un cartello, non c’è una pagina ufficiale sul sito del Comune. Ma c’è un patto — misterioso, introvabile, e soprattutto non condiviso.

Nel frattempo, in città, le scuole boccheggiano per il caldo: aule senza condizionatore, bambini che cuociono nei banchi. E nel tendone? Il climatizzatore c’è, funziona, ma è spento. Perché il tendone è chiuso. Tanto semplice quanto surreale.

Maiolino, evidentemente stanco di sentirsi trattare come uno scolaretto, lo ha detto chiaramente, quasi urlando.

“È un bene collettivo, non è logico tenerlo chiuso per quattro mesi. L’interpellanza mirava a capire perché non è utilizzabile, non a sentirci raccontare la genesi dei patti di collaborazione”. E Gaiola "finta tonta" ha ribadito: “Il patto è stato firmato a giugno, diamogli il tempo di organizzarsi”. Tradotto: se ne riparla in autunno. Quando cadranno le foglie e, forse, i cittadini potranno rientrare. Ma solo se bussano. E magari se portano la "focaccia" da casa.

Nel dibattito s'è inserito anche il consigliere Moreno Maugeri.

“Il patto non può comportare un utilizzo esclusivo del bene” ha stigmatizzato. Eppure, oggi, per entrare nel tendone serve una chiave, una conoscenza, forse una raccomandazione. Oppure tanta, tantissima pazienza: “Ritenta, sarai più fortunato a ottobre”.

E la sindaca Elena Piastra? Sempre un passo avanti, sempre col piede sul futuro s'è messa a parlare del nuovo centro in via Schiaparelli. "Quando sarà pronto — diciamo giusto in tempo per la prossima stagione elettorale — i cittadini chiederanno di non smontare il vecchio tendone", ormai diventato, secondo lei, uno spazio irrinunciabile.

“Un bene collettivo non si gestisce così. È stato un patto tra amici, non tra istituzioni e cittadini” ha inforcato Maiolino.

Ma questa, per l’assessora Gaiola, è “una manipolazione buona per gli articoli sui giornali!”.

E certo. Meglio il silenzio. Meglio il patto. Meglio lei che pontifica, che fa la saputella, che ghigna mentre risponde sottintendendo che sono tutti coglioni tranne lei... In un'altro Comune di fronte ad un atteggiamento così chiunque le sarebbe saltato addosso (s'intende con il microfono)  fin dal primo minuto, ma siamo a Settimo e chi governa si è abituato a credere di essere il meglio del meglio che c'è. La minoranza? Troppo buona glielo ha pure lasciato credere... Davvero!

Insomma, il tendone c’è, ma è come se non ci fosse.  Si accendeva quando non serviva e ora che servirebbe, si spegne. Si poteva aspettare settembre per firmare un patto di collaborazione con l'Associazione Lucana ma lo si è fatto subito e i volontari non erano e non sono ancora pronti alla gestione. Gaiola come "Cimabue" fa una cosa e ne sbaglia due, ma guai a farglielo notare... 

Intanto si continua a parlare di partecipazione, e pazienza se a partecipare sono sempre gli stessi. Gli altri? A guardare da fuori. Dove il muto continua a parlare, la sorda a spiegare, e il cieco a vedere cose che nessun altro vede. Settimo, la città dove il tendone è chiuso, ma le prese per i fondelli sono sempre aperte. 

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