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23 Luglio 2025 - 15:52
Il sorriso coraggioso di Laura Santi: un addio alla vita con la forza di chi ha scelto la libertà.
Laura Santi è morta ieri, 22 luglio 2025, ma quando i parlamentari italiani si appresteranno a discutere il controverso disegno di legge sul fine vita, la sua voce risuonerà ancora con forza. Il suo volto, la sua verità, la sua ultima battaglia restano incise in un video registrato insieme al marito Stefano poco prima di accedere, con pieno diritto, al suicidio medicalmente assistito. Un messaggio postato sui social che non è solo testimonianza di dolore, ma un atto d’amore verso l’Italia, verso la dignità, verso la libertà.
“Onorevoli parlamentari che vi accingete a discutere oggi in materia di fine vita, io sono Laura Santi e quando vedrete questo video io non ci sarò più, perché avrò deciso di smettere di soffrire per mia squisita volontà e sul mio diritto”. Così si apre la sua dichiarazione, carica di verità e lucidità, di una forza quasi sovrumana nonostante il corpo ormai immobile.
Per 29 anni ha lottato con la sclerosi multipla. “Dopo tanti anni di malattia lieve, la mia sclerosi multipla è virata nella forma progressiva, quella che non conosce cure né stop… si tratta di un declino fisico e neurologico purtroppo irreversibile e progressivo”. Negli anni ha perso tutto: le gambe, poi le braccia, le mani, infine il tronco. “Muovo la testa, muovo un po’ la mano destra per lavarmi le parti intime e basta”. Un corpo “inerte, paralizzato, completamente a peso morto”, come lei stessa lo descrive.
Nonostante tutto, Laura è stata lucida e determinata fino all’ultimo: “Questo non impedisce i dolori, gli spasmi, i cloni, i movimenti inconsulti, l’incontinenza urinaria e fecale, la fatica centrale, le crisi epilettiche…”. La sua condizione è stata valutata per tre anni prima di ottenere il via libera al suicidio assistito, secondo i criteri della sentenza 242/2019 della Corte costituzionale.
“Questa vita oggi è un carcere, è una prigionia, è un inferno di dolore quotidiano”. Non una frase a effetto: è il vissuto quotidiano che la politica troppo spesso ignora. Laura non è stata abbandonata, anzi. “Sono stata in cure palliative da oltre un anno, le mie palliativiste sanno della mia scelta, la sostengono”. E ha avuto “un dialogo insaziabile con i miei medici… e anche con Dio”. Perché la sua scelta, profondamente umana, non è in contrasto con la fede: “Se Papa Francesco avesse visto le mie 24 ore, mi avrebbe detto: vai, vai Laura”.
Poi arriva il cuore del messaggio. Un appello che scavalca ideologie e appartenenze: “Vi chiedo di ragionare e di parlare non da membri di partito, ma da esseri umani”. E ancora: “Pensate se voi steste nel mio corpo… questa è sofferenza estrema”.
Nel mirino del suo discorso c’è il disegno di legge sostenuto dalla maggioranza e voluto dal governo Meloni. Un testo che, come spiegato anche dall’Associazione Luca Coscioni, restringe i criteri di accesso al suicidio assistito, escludendo di fatto chi, come Laura, non è attaccato a un macchinario ma dipende da assistenza umana.
Inoltre, la legge introduce un comitato nazionale di nomina governativa, escludendo le ASL locali e i comitati etici regionali: “Chi mi deve vedere da Roma?”, chiede Laura, con amara ironia e punta il dito contro le tempistiche: “Una tempistica sadica, spietata… fino a cinque mesi di attesa per la giustizia civile. Ma una persona come Laura, cosa deve fare nel frattempo?”.
E sono sempre quelle tempistiche ad essere bistrattate in Parlamento, dove la discussione per la legge sul fine vita è stata rinviata per l’ottava volta. Giovedì 17 luglio, avrebbe dovuto tenersi in Senato il dibattito sulla proposta, ma ancora una volta è stata posticipata, stavolta a settembre. Nel frattempo, sono stati presentati ben 140 emendamenti al testo governativo, molti dei quali mirano a limitare la libertà di scelta.
Matteo Mainardi, responsabile delle iniziative sul fine vita dell’Associazione Luca Coscioni, in prima linea per il diritto a scegliere come e quando dire addio alla vita.
Matteo Mainardi, responsabile delle iniziative sul fine vita dell’Associazione Luca Coscioni, ha denunciato: “La discussione avrebbe dovuto arrivare in Aula a marzo 2024. Un anno e mezzo dopo siamo di fronte a un nuovo rinvio che dimostra ancora una volta l'incapacità dei partiti ad affrontare questi temi fuori dalle ideologie di parte”. E ha aggiunto: “Ci auguriamo che il nuovo rinvio serva almeno per superare la legge proposta dal Governo, che cancella i diritti esistenti, e per andare nella direzione opposta, di rafforzare ed estendere i diritti. Per questo abbiamo depositato 'Eutanasia Legale', una proposta di legge popolare con 74mila firme di cittadini e cittadine. Il Parlamento dimostri serietà e responsabilità!”.
L’Associazione Luca Coscioni ha definito il testo incostituzionale, denunciando l’introduzione di cure palliative obbligatorie come “trattamento sanitario obbligatorio” e la cancellazione dei diritti già sanciti dalla legge 219/2017. L’8 luglio la Corte costituzionale ha discusso anche la legittimità dell’articolo 579 del Codice penale. Ora si attende il provvedimento che formalizzerà (o meno) un’apertura giuridica all’eutanasia attiva.
Nel frattempo, Laura lascia un’eredità potente. “Io non voglio lasciare un Paese che ignori e si prenda gioco delle sofferenze dei malati più gravi… Vi prego, vi prego con tutto il cuore”. E chiude così: “Io sono sicura che voi, dopo aver visto questo video, ragionerete meglio, metterete quella mano sul voto secondo la coscienza di esseri umani”.
Il suo è un testamento di dignità. È la storia di una donna che non ha chiesto la morte, ma ha reclamato la libertà. La libertà di non soffrire più, la libertà di scegliere.
“Onorevoli, grazie e buon proseguimento di vita”.
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