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La città della bici... in ostaggio. Grazie Piastra!

Quando l'innovazione tradisce: ciclisti bloccati da una porta "smart" e il silenzio dell'amministrazione

La città della bici... in ostaggio. Grazie Piastra!

Elena Piastra

Lunedì 22 luglio, ore 19. Il sole ancora alto, le biciclette ben sistemate nel cicloposteggio della stazione e... sorpresa: la porta è chiusa. Non chiusa per modo di dire. Chiusa e basta. Blindata. Inaccessibile. Un po’ come certi servizi pubblici: ci sono, ma solo sulla carta. O nei comunicati trionfanti della sindaca Elena Piastra, che in quanto a “visione” non è seconda a nessuno...

Cicloposteggio

Davanti all’ingresso, una piccola folla di ciclisti increduli. Tutti con la stessa espressione: quella del bambino che scopre che Settimo Torinese non è Amsterdam e neppure Rotterdam. Perchè qui per aprire la porta ci va un tesserino sanitario, ma oggi la "tecnologia" non ha voglia di collaborare. Il sistema elettronico non risponde. C'è chi ci prova ad avvicinare la tessera, ad attendere il bip ma nulla, la porta non s'apre. E non s'apre neanche pronunciando le parole famose..."Apriti Sesamo".

C’è chi prova a telefonare. Numero di emergenza segnalato, speranze poche. Nessun tecnico in vista, nessuna risposta concreta, nessun “arriviamo subito”. Solo silenzio, porte chiuse e biciclette prigioniere. E i ciclisti? A casa a piedi, ovviamente. Perché nella città smart, chi pedala resta a piedi. Ci si chiede: la sindaca Piastra avrà avuto una visione anche su questo.

E' davvero questa la "città della bellezza" raccontata nel fine settimana a Cava de’ Tirreni?

Qualcuno nel gruppo WhatsApp dei pendolari in bici scrive con amara ironia: “La chiamano innovazione.”

E come dargli torto? L’idea era buona: un posto sicuro dove lasciare la bici, accessibile con la tessera sanitaria. Avanguardia pura. Ma si sa, l’avanguardia, se non funziona, si trasforma in trappola. E non c’è nulla di più comico – o tragico – di una porta hi-tech che si rifiuta di fare la cosa più semplice al mondo: aprirsi.

L’epilogo? Un gruppetto di persone per bene, che ha scelto la bicicletta invece dell’auto, lasciato a guardare impotente le proprie due ruote oltre la grata. 

Naturalmente, nessuno dell’amministrazione si è fatto vedere. Nessun comunicato, nessuna scusa, nessuna spiegazione. Perché, in fondo, chi va in bici è abituato al vento e alle porte in faccia.

Insomma, un’altra bella pagina di innovazione nella città "bella da vivere". O forse solo un’altra porta che ci ricorda, con discreta prepotenza, che tra sogni ecologici e realtà municipale, spesso, a rimanere bloccata è la visione complessiva della sindaca "visionaria"

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