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Due milioni a Fondazione ECM. Si può sapere per cosa o è un segreto?

La Lega presenta un’interpellanza: l’80% dei fondi pubblici per il progetto culturale 2025 è già stato versato, ma nessuno ha visto un rendiconto, un elenco di attività o un cronoprogramma. E il Comune fa finta di niente

Due milioni a Fondazione ECM. Si può sapere per cosa o è un segreto?

Biblioteca Settimo Torinese

Due milioni di euro. Non bruscolini. Eppure a Settimo Torinese nessuno ha visto nulla, nessuno sa nulla, nessuno dice nulla. È la magia della cultura versione Fondazione ECM: soldi pubblici che evaporano nel silenzio generale, eventi culturali che esistono solo nelle delibere, trasparenza che rimane una parola da convegno.

È questo il senso dell’interpellanza che Manolo e Moreno Maugeri, consiglieri comunali della Lega, porteranno al prossimo Consiglio comunale. Una richiesta semplice: che fine hanno fatto i soldi pubblici già versati alla Fondazione ECM per il progetto culturale 2025? La risposta, per ora, è una sola: boh.

Sì, perché a oggi l’80% del contributo comunale è già stato erogato: 1,2 milioni di euro a febbraio, altri 400 mila a luglio. Totale: 1,6 milioni già partiti dalle casse del Comune verso la Fondazione. Tutto regolare, sulla carta. Peccato che di rendiconti ufficiali, resoconti pubblici o anche solo un misero elenco di attività realizzate non ci sia traccia.

Per la cronaca, il progetto culturale ECM 2025 era stato approvato dalla Giunta a febbraio. Una pioggia di denaro pubblico da impiegare per mostre, spettacoli, eventi, manifestazioni, "rigenerazione culturale", "educazione alla bellezza" e via con i titoli altisonanti. Ma a sei mesi di distanza, con una mole impressionante di denaro già speso, nessuno sa dire con certezza che cosa sia stato fatto davvero.

L’Amministrazione, ovviamente, tace. Perché disturbare l’armonia? Perché chiedere conto di 1,6 milioni di euro, quando si può raccontare che va tutto bene? La Fondazione ECM, del resto, è la creatura prediletta del sistema settimese: riceve, incassa, elabora, produce cultura... forse. Ma senza obblighi di comunicazione verso il Consiglio comunale e, soprattutto, verso i cittadini.

iblioteca

Eppure la delibera istitutiva del progetto prevede l’obbligo di documentare le attività svolte. Ma nessuno – e sottolineiamo nessuno – ha visto uno straccio di relazione, un aggiornamento, una nota informativa. Neppure un volantino stampato male. Solo silenzio e cassa aperta.

I Maugeri – forse con un pizzico di ingenuità, o forse con sarcasmo calcolato – chiedono al Sindaco: qual è lo stato di avanzamento del progetto? Quali attività sono state effettivamente realizzate? È disponibile un cronoprogramma aggiornato?

Domande legittime. Ma anche pericolose. Perché a Settimo chi osa interrogare sulla gestione culturale viene guardato come un guastafeste. E guai a mettere in discussione la Fondazione ECM: si rischia di essere tacciati di oscurantismo o, peggio ancora, di "non capire la complessità del contemporaneo" o di non capire che cosa significhi fare cultura. Poi, vabbè, si scopre che in biblioteca si organizzano anche campionati di "playstation" 

La verità è che ECM è diventata un totem intoccabile, un fortino che assorbe fondi pubblici con regolarità chirurgica ma restituisce poco o nulla in termini di controllo democratico. E la politica – quella vera, che dovrebbe vigilare – dorme. O si compiace, felice di raccontarsi la favola della città culturalmente vivace, europea, innovativa, in cui tutti vorrebbero vivere. Ma dove sono i cittadini in tutto questo? Dove sono gli eventi che avrebbero dovuto animare la città nel primo semestre dell’anno? Quali sono le ricadute concrete di 1,6 milioni di euro di soldi pubblici?

La sensazione – fondata – è che a Settimo la cultura sia diventata un esercizio di potere. Un modo per distribuire incarichi, tenere in piedi strutture, consolidare relazioni. Mentre i cittadini – quelli veri, quelli che pagano le tasse – restano a guardare, senza neanche sapere cosa stanno finanziando.

E allora sì, servono interpellanze. Servono consiglieri che alzino la voce. Ma servirebbe, prima di tutto, una rivoluzione culturale vera: quella della trasparenza, della rendicontazione, del rispetto per i soldi pubblici.

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