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Piemonte, 100 euro a figlio: ecco a chi spetta

Detrazione Irpef estesa alle famiglie con più di due figli, ma l’effetto è minimo rispetto ai costi reali della vita

Piemonte, 100 euro a figlio

Piemonte, 100 euro a figlio: ecco a chi spetta

Avere più di due figli in Piemonte darà diritto a una detrazione Irpef di 100 euro per figlio. Lo ha annunciato l’assessore regionale alla Famiglia Maurizio Marrone, sottolineando l’intento di “rivoluzionare il concetto di famiglia numerosa” e contrastare l’inverno demografico. Ma dietro la retorica da annuncio, resta aperta una questione fondamentale: questa misura è davvero sufficiente a sostenere chi cresce figli in Italia?

Fino a oggi, il sistema fiscale piemontese considerava degne di un’attenzione specifica solo le famiglie con più di tre figli. Una quota minima: appena l’1,5% della popolazione. Con la modifica proposta dalla Giunta Cirio, la detrazione viene estesa anche alle famiglie con tre figli, che in Piemonte rappresentano circa il 9% del totale. Tecnicamente si tratta di una misura selettiva, pensata per una fascia ben definita, con l’idea di incentivare un aumento della natalità che, stando ai dati ISTAT, continua a crollare. Nel 2024, il Piemonte ha registrato meno di 30.000 nascite, uno dei dati peggiori mai rilevati.

L’intervento, secondo Marrone, sarebbe in linea con altre due iniziative recenti: “Vita Nascente”, il contributo per le mamme in difficoltà che scelgono di non interrompere la gravidanza, e “Vesta”, il pacchetto regionale di sostegno alle donne in maternità. Ma mentre l’assessorato parla di “avanguardia nella ripartenza della natalità”, molte famiglie faticano a vedere l’impatto concreto di queste misure.

Centomila lire. È questo, in fondo, il valore reale della nuova detrazione: 100 euro all’anno per figlio, a patto che in casa ce ne siano almeno tre. In tutto, 300 euro. Una somma che è una goccia nel mare rispetto al costo della vita attuale. Il prezzo di un paio di scarpe da ginnastica, meno di un trimestre di mensa scolastica, molto meno di una settimana di centro estivo per tre bambini. Una cifra simbolica, insomma, più che risolutiva.

E c’è un punto ancora più delicato: la platea degli esclusi. La maggioranza delle famiglie italiane — e piemontesi — si ferma a due figli. In molti casi, non per scelta ma per limiti economici. Due stipendi, spesso precari o a tempo determinato, non bastano a garantire un futuro sicuro per tre figli. Il paradosso è evidente: chi non può permettersi il terzo figlio, non riceverà alcun aiuto. Eppure è proprio lì, nelle famiglie con due bambini e due genitori lavoratori, che si gioca la partita cruciale contro la denatalità. Famiglie che vivono con il freno a mano tirato, oscillando tra mutui, affitti, bollette e rette scolastiche sempre più alte.

Nel bilancio complessivo, quindi, la nuova detrazione sembra più un’operazione simbolica che strutturale. Un messaggio politico chiaro — “facciamo qualcosa per la natalità” — che però rischia di restare un gesto isolato, incapace di incidere davvero. Anche perché, come osservano alcuni economisti, i veri incentivi alla natalità non possono essere occasionali, ma devono costruire un contesto stabile: servizi per l’infanzia accessibili, tempo lavoro compatibile con la cura dei figli, politiche abitative mirate.

In Francia, paese spesso citato come modello, la natalità è sostenuta da decenni con un mix di misure integrate: assegni familiari universali, scuola pubblica gratuita fin dalla prima infanzia, orari lavorativi flessibili. In Italia, e ancor più in Piemonte, le famiglie continuano a sentirsi sole. Le mamme, soprattutto, si trovano costrette a scegliere tra maternità e carriera, senza che ci sia una vera rete di supporto pubblico a sostenerle. La nuova detrazione non cambia questa situazione.

Il rischio, come spesso accade, è che le politiche per la famiglia diventino spot elettorali, senza una vera strategia di medio-lungo periodo. Servirebbero riforme profonde: fiscalità familiare modulata sul numero dei figli, accesso garantito agli asili nido, tutela del lavoro femminile, contratti stabili per i giovani genitori. Non solo detrazioni una tantum.

Eppure, l’assessore Marrone difende l’iniziativa parlando di "un ulteriore passo avanti". Una visione ottimista, forse troppo. Perché mentre la Regione annuncia sgravi da 100 euro per chi ha almeno tre figli, il vero ostacolo alla natalità continua a essere la paura del futuro. Una paura che nessuna detrazione fiscale potrà dissolvere, se non accompagnata da una trasformazione radicale delle condizioni sociali ed economiche in cui le famiglie vivono ogni giorno.

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