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La leggenda della Legione Tebea rivive a Leinì: ritrovato lo stendardo dei santi martiri

Dopo decenni di oblio, uno stendardo processionale raffigurante i santi martiri riemerge, testimoniando la profonda fede della comunità leinicese

 La leggenda della Legione Tebea rivive a Leinì: ritrovato lo stendardo dei santi martiri

La leggenda della Legione Tebea rivive a Leinì: ritrovato lo stendardo dei santi martiri

Un culto dimenticato torna a riaffiorare dalla polvere della memoria. A Leinì, nella chiesa di San Giovanni Battista, è stato ritrovato uno stendardo da processione risalente all’Ottocento. Il drappo raffigura Sant’Aurelio e San Feliciano, due santi le cui reliquie sono conservate nella cappella, e racconta la storia di un’antica devozione ormai scomparsa.

La riscoperta è avvenuta una domenica pomeriggio. «Durante un sopralluogo per visionare le reliquie contenute nella cappella», racconta Christian Chiatello, collaboratore dell’Associazione Culturale La Barbacana di Leinì e membro attivo dell’amministrazione del Santuario leinicese della Madonna delle Grazie, «spostando alcuni vecchi arredi sacri ormai in disuso, compare alla nostra vista, e non con poca meraviglia, il drappo con l'effige di Sant’Aurelio e San Feliciano».

Nel sottotetto della cappella, tra suppellettili antiche e impolverate, è riemersa una bacheca in legno novecentesca. Dietro le ante in vetro, rovinate dal tempo e dall’incuria, sono ricomparsi i volti dei due santi. «Era nel corridoio di servizio al piano superiore, sotto una catasta di panche» spiega Samuele Mamola, membro anch’egli dell’Associazione La Barbacana, dell’Associazione Storica Chivassese e autore, nel 2024, di Leinì. Dalle origini al basso Medioevo (Atene del Canavese). Mamola era presente con Chiatello al momento del ritrovamento, insieme a Fabiola Aimone Mariota, studentessa in Scienze delle Religioni all’Università di Torino: «È stata una vera emozione. Però anche un po’ una tristezza vedere in che condizioni il drappo era stato tenuto finora. Ci si chiede da quanto tempo fosse in quello stato».

Con l’esperienza archivistica di Mamola, maturata all’Archivio di Stato di Torino, è stato possibile accedere all’Archivio Storico Comunale, grazie anche alla disponibilità dei messi del Comune. Le prime tracce documentarie della processione dedicata ai due santi risalgono al 1877, ma le origini del culto sono ancora più antiche. È stata rinvenuta, ad esempio, una preziosa attestazione della donazione delle reliquie di San Feliciano, datata 1766, effettuata da Felice Ajmonino dopo averle ricevute a Roma dal Cardinale Cavalchini. Nello stesso documento, tra l’altro, sono elencate anche le reliquie di Aurelio, segno di una devozione radicata da secoli nella comunità leinicese.

il drappo

Lo stendardo da processione raffigurante Sant'Aurelio e San Feliciano

La chiesa di San Giovanni Battista a Leinì

Immagine di archivio di una processione novecentesca

I due santi sarebbero martiri riconducibili alla Legione Tebea, capeggiata da San Maurizio, che secondo la tradizione subì il martirio nell’alto Canavese, come i Santi Avventore, Solutore e Ottavio, le cui reliquie sono oggi custodite nella chiesa dei Santi Martiri a Torino.

Lo stendardo, in seta dipinta, mostra i due santi in veste di soldati romani, con la croce di San Maurizio sul petto e la palma del martirio in mano. Nonostante il tessuto presenti segni di usura e rigidità dovuta al tempo, i colori risultano ancora straordinariamente vividi. All’interno della teca è presente una scritta, probabilmente di scopo divulgativo o catechistico: «La prima bandiera-stendardo della Compagnia del Santissimo Nome di Gesù, risale al 1800, raffigura i due Martiri: S.S. Aurelio e Feliciano».

La Compagnia del Santissimo Nome di Gesù, secondo la tradizione, risale al 1550, e dal XVII secolo è strettamente legata alla cappella di San Giovanni. Tra i documenti ritrovati, emergono anche una serie di indulgenze papali. «Si tratta di una serie di privilegi pontifici relativi a giornate particolari in cui si potevano ottenere indulgenze. Valevano sia per i confratelli che per la comunità», spiega Mamola. Le pergamene, tutte provenienti da Roma, recano la firma di pontefici e sono scritte a Santa Maria Maggiore, San Giovanni in Laterano e in Vaticano, con date comprese tra il 1693 e il 1780.

Oggi, della Compagnia di Leinì, come di molte altre nel Canavese, resta solo il nome. Ma questo stendardo, con la sua storia e la sua arte, restituisce vita e voce a una memoria che sembrava sepolta. Insieme al drappo, è stato ritrovato anche il bastone processionale con cui veniva esposto durante le celebrazioni.

La processione si teneva l’ultima domenica di ottobre, e un documento del 1871 ne ricostruisce l’itinerario: “Sortendo dalla sua Chiesa”, quella di San Giovanni, “Percorre la Via Carlo Alberto, indi per quella dei Giardini”, l’attuale via Cottin, “entra di nuovo in quella di Carlo Alberto facendo ritorno alla Confraternita”. La richiesta, firmata dai Priori, recita: «La molto veneranda confraternita di questo luogo per voto celebra ogni anno la memoria di San Feliciano e Sant’Aurelio col far in tal giorno le solenni funzioni nella sua Chiesa di San Giovanni, ed alla sera la Processione verso le ore quattro, portando le urne con entro le sue ossa». L’ultima attestazione risale al 1952. Poi, silenzio. Lo stendardo e le reliquie vengono dimenticati.

Oggi, però, grazie a questo ritrovamento, la storia può finalmente tornare alla luce. Lo stendardo, purtroppo, è in condizioni precarie e necessita di un intervento di restauro. «L’intenzione dell’Associazione Culturale La Barbacana di Leinì è di condurre una raccolta fondi per restaurare e restituire alla comunità un pezzo della sua storia», dichiara Samuele Mamola.

Un appello che non è solo per gli amanti dell’arte sacra o della storia locale, ma per tutta la cittadinanza: custodire la memoria significa riconoscersi, ritrovarsi, riscoprirsi parte di un passato che ha ancora molto da raccontare.

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