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Ex miniere come centrali solari? La scommessa globale per salvare il clima senza consumare suolo

Le miniere abbandonate potrebbero soddisfare la domanda globale di energia solare entro il 2050, evitando il consumo di suolo agricolo

Energia solare dalle miniere dismesse: una nuova frontiera per il futuro sostenibile

Ex miniere come centrali solari? La scommessa globale per salvare il clima senza consumare suolo

Riempire il vuoto lasciato dalla corsa al carbone con il sole. È questa la sfida che scienziati e ingegneri stanno lanciando, trasformando le miniere dismesse in centrali fotovoltaiche ad alta efficienza. Un’idea visionaria, certo, ma che secondo uno studio pubblicato su Nature Sustainability potrebbe cambiare radicalmente il destino della transizione energetica globale. Lo studio, realizzato da un team di ricercatori cinesi, dimostra che basterebbe sfruttare le superfici già degradate da attività estrattive per produrre tutta l’energia solare necessaria al mondo da qui al 2050, evitando nuovi danni a terreni agricoli o ecosistemi naturali.

I numeri parlano chiaro. Attraverso l’uso di dati satellitari e informazioni geospaziali, sono stati mappati 47.900 chilometri quadrati di aree minerarie non più attive, sparsi tra Cina, Stati Uniti, Cile, Australia, Russia e altri paesi con lunga tradizione estrattiva. Si tratta di terreni spesso inquinati, inaccessibili o pericolosi per altri usi, ma ideali per ospitare impianti fotovoltaici, perché già devastati dall’uomo e quindi senza valore ambientale residuo. Se ricoperti interamente da pannelli solari, potrebbero generare 4.950 terawattora all’anno, cioè l’intero fabbisogno previsto di energia solare mondiale per il 2050.

Il potenziale è gigantesco, e in parte già in fase di sperimentazione. In Cina, ad esempio, 90 ex miniere di carbone sono state riconvertite in parchi solari, e decine di altri impianti sono in corso di approvazione. Non si tratta solo di installare pannelli: ogni sito deve essere messo in sicurezza, bonificato dove necessario, e collegato alla rete elettrica, operazioni che fanno lievitare i costi. Tuttavia, proprio per questo, si tratta di un investimento strategico: trasformare un passato inquinante in un futuro pulito è una delle sfide centrali della giustizia climatica.

Il tema è tutt’altro che tecnico. Oggi gran parte della produzione solare richiede spazi immensi, spesso contesi tra agricoltura, biodiversità e urbanizzazione. Le comunità locali si oppongono, i governi faticano a mediare, e i tempi si allungano. Utilizzare miniere abbandonate significa uscire da questa competizione e proporre un modello di sviluppo circolare, in cui il suolo già compromesso venga restituito a una funzione utile per l’ambiente.

Non è un’utopia, ma una strada percorribile, a patto che siano superati alcuni ostacoli. Tra questi, i costi iniziali e la mancanza di infrastrutture in alcune regioni. Ma con l’avanzare della crisi climatica e la crescente scarsità di suoli “vergini” per l’energia solare, le ex miniere potrebbero diventare una risorsa preziosa, capace di produrre energia senza sottrarre spazi alla natura o all’uomo.

Questa visione integrata tra ambiente, energia e rigenerazione rappresenta una delle poche vere soluzioni sistemiche disponibili. La riconversione delle miniere, se adottata su scala globale, potrebbe garantire non solo energia pulita, ma anche giustizia ambientale nei territori segnati da decenni di sfruttamento. È la dimostrazione che anche i luoghi più devastati dall’uomo possono rinascere, diventando simbolo e motore di un cambiamento necessario.

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