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Scalano la Cupola per selfie e video: denunciati due ragazzi

Hanno raggiunto i 126 metri della statua del Salvatore arrampicandosi sui tetti della Basilica: identificati grazie alla segnalazione di una residente

Scalano la Cupola

Scalano la Cupola per selfie e video: denunciati due ragazzi

Si sono arrampicati fino alla cima della Cupola dell’Antonelli, sfidando il vuoto e la legge per scattarsi qualche foto e video da condividere online. Due ragazzi, uno di 17 anni di Milano e l’altro 18enne di Brescia, sono stati denunciati per invasione di edifici pubblici e danneggiamento dopo essere stati sorpresi a scalare uno dei monumenti simbolo della città di Novara. L’episodio è avvenuto nella serata di martedì 16 luglio, intorno alle 21:30, e ha immediatamente scatenato l’intervento della polizia locale, allertata da una residente del centro storico.

I due giovani, giunti in città appositamente per questa “impresa”, hanno studiato il percorso come se fosse un set da parkour. Avrebbero infatti raggiunto la Cupola, alta 126 metri, attraverso un tragitto pericoloso e del tutto illegale: si sono arrampicati su un muro dietro l’edificio religioso, poi hanno proseguito da un tetto all’altro fino a raggiungere la Basilica. Una volta lì, sono riusciti ad aprire una finestra e accedere alla parte interna della struttura monumentale, salendo fino alla cima dove svetta la statua del Salvatore. È lì che si sarebbero immortalati in foto e video, da pubblicare probabilmente sui propri canali social o su piattaforme dove gesta simili, spesso illegali, vengono scambiate per atti di coraggio o “street fame”.

Ma l’avventura è durata poco. Grazie alla segnalazione tempestiva di una cittadina che ha notato due sagome arrampicarsi sulla Cupola e ha chiamato il 112, una pattuglia è arrivata sul posto e ha notato i due ragazzi mentre tentavano la fuga tra le vie del centro. Uno di loro è stato bloccato immediatamente da un agente, mentre l’altro è stato individuato poco dopo dai colleghi. Entrambi sono stati accompagnati al Comando, identificati e deferiti alle Procure competenti: la Procura di Novara per il maggiorenne e la Procura dei Minori di Torino per il minorenne.

L’azione dei due adolescenti non ha provocato solo una violazione delle norme ma ha riacceso l’allarme sulla sicurezza dei beni storici e sul rischio crescente di sfide estreme a fini mediatici. La Cupola dell’Antonelli, capolavoro neoclassico costruito tra il 1840 e il 1888, è uno dei luoghi più emblematici di Novara, simbolo architettonico che svetta sulla città con la sua imponenza e bellezza. Oltre al pericolo per la propria incolumità, il gesto dei due ragazzi ha messo a rischio l’integrità del monumento stesso, già sottoposto negli anni a delicati restauri. Ogni incursione non autorizzata può danneggiare parti strutturali o elementi decorativi e, soprattutto, banalizzare l’importanza culturale e storica di luoghi che appartengono alla collettività.

Le autorità cittadine non hanno nascosto la preoccupazione crescente per fenomeni di emulazione che coinvolgono giovani, spesso giunti da fuori città, attratti dalla visibilità che azioni del genere garantiscono online. Proprio nei giorni in cui molti centri storici italiani soffrono per vandalismi, furti o occupazioni abusive di spazi pubblici, Novara si trova a fare i conti con un gesto che richiama una cultura dell’esibizionismo digitale sempre più diffusa e pericolosa. Non si tratta più solo di “ragazzate” o bravate da dimenticare in fretta, ma di veri e propri atti illeciti che possono comportare gravi conseguenze penali e morali.

Nel caso specifico, i due sono accusati anche di danneggiamento, e le indagini puntano a verificare se durante la loro scalata siano stati compromessi accessi, superfici o componenti della Cupola. Resta da capire se vi sia una rete di complici o se l’impresa sia stata documentata in diretta su qualche canale social, per poi essere rimossa.

L’episodio ha riacceso anche il dibattito sul controllo e la sorveglianza dei monumenti, specialmente in orari serali e notturni. Pur trattandosi di un sito protetto, sembra evidente che i due ragazzi abbiano potuto muoversi con relativa libertà per buona parte della loro scalata, almeno fino alla segnalazione ricevuta dal 112. Questo solleva interrogativi su eventuali falle nella vigilanza e sulla necessità di implementare nuovi sistemi di sicurezza, anche alla luce dell’aumento di turisti e visitatori in estate.

La cittadinanza, intanto, si è divisa tra chi invoca pene esemplari per questi episodi e chi, pur condannando l’azione, invita a riflettere sul disagio giovanile, sulla ricerca di notorietà a ogni costo e sull’insufficiente educazione al rispetto dei luoghi pubblici. Di certo, il caso dei due “urban climbers” della Cupola di Novara diventa esempio emblematico di come il patrimonio artistico non possa più essere dato per scontato nella sua sacralità, né tanto meno nella sua inviolabilità.

Dopo la denuncia, i due giovani sono stati rilasciati, ma per entrambi inizierà ora un percorso giudiziario che potrebbe avere esiti non lievi. Le Procure valuteranno anche l’eventuale sussistenza di reati aggravati in base alla pericolosità dell’azione compiuta e al valore storico del bene violato.

Mentre l’indignazione pubblica corre sui social, la città si interroga su come prevenire il ripetersi di gesti simili, magari con campagne di sensibilizzazione nelle scuole, coinvolgimento delle famiglie e, soprattutto, un nuovo approccio culturale che sappia valorizzare il patrimonio senza trasformarlo in scenario per performance acrobatiche. Un compito che riguarda tutti, istituzioni comprese, perché la bellezza va protetta anche dall’irresponsabilità di chi cerca un like in più mettendo a rischio se stesso e gli altri.

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