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17 Luglio 2025 - 16:54
Lanzo, l’idea geniale per salvare cervi e automobilisti
La riapertura della galleria del Monte Basso, lungo la strada provinciale 1 nel Comune di Lanzo Torinese, ha segnato la fine di un lungo periodo di isolamento per la circolazione locale. Tuttavia, insieme al sollievo degli automobilisti è emersa una nuova consapevolezza, legata a un rischio che, durante la lunga chiusura, era passato in secondo piano: l’attraversamento incontrollato della fauna selvatica.
Durante gli anni di blocco del tunnel, cinghiali, caprioli, cervi, volpi e altri animali selvatici hanno occupato liberamente quel tratto stradale, tracciando nuovi percorsi abituali attraverso l’asfalto, reso silenzioso e privo di traffico. Con la riapertura, la riattivazione del flusso veicolare ha portato alla convivenza forzata tra automobili e animali, esponendo entrambi a un rischio di incidenti.
Per rispondere a questa criticità, il Comprensorio Alpino Torino 4 (CATO4) ha deciso di intervenire donando 80 catarifrangenti alla Città Metropolitana di Torino, installati nel tratto immediatamente successivo alla galleria. Ma non si tratta di semplici dispositivi riflettenti: questi speciali catarifrangenti, progettati appositamente per la prevenzione dei sinistri stradali causati dalla fauna, riflettono la luce in modo intenso e con un’angolazione tale da disturbare visivamente gli animali, spingendoli a evitare l’attraversamento improvviso della strada.
La scelta dei cacciatori del comprensorio, solitamente associati alla regolazione delle popolazioni faunistiche tramite la caccia di selezione, assume qui un significato completamente diverso: quello della tutela della biodiversità e della prevenzione degli incidenti stradali, attraverso un'azione non invasiva e tecnologicamente avanzata.
Il presidente del CATO4, Alberto Valerio, ha dichiarato che l’iniziativa rappresenta un segno tangibile dell’impegno per la sicurezza del territorio e di chi lo abita, riferendosi sia alle persone che agli animali. Ha aggiunto che l’acquisto dei dispositivi, effettuato in tempi non sospetti, è stato reso possibile dalla lungimiranza dei suoi predecessori, che avevano compreso l’importanza di dotarsi per tempo di strumenti efficaci per affrontare problematiche emergenti.
Valerio ha sottolineato che il progetto è un esempio concreto di come la tecnologia, anche con strumenti semplici come un catarifrangente ben progettato, possa ridurre il rischio di collisioni e allo stesso tempo proteggere la fauna selvatica.
L’intervento ha anche un valore simbolico, perché mostra come ambiti spesso percepiti come in contrasto — la sicurezza stradale e la tutela degli animali — possano invece essere integrati in un’unica strategia. L’installazione dei dispositivi si inserisce così in un approccio più ampio alla gestione del territorio montano, in cui la presenza umana e quella animale devono trovare forme di coesistenza sostenibile, soprattutto nelle ore notturne, quando il rischio di incidenti aumenta esponenzialmente.
Secondo quanto spiegato dai tecnici coinvolti nel progetto, i catarifrangenti non agiscono per contatto, ma sfruttano l’effetto ottico della riflessione direzionata, creando una sorta di “barriera visiva” che scoraggia l’attraversamento, senza bisogno di recinzioni fisiche o barriere invasive. Il loro posizionamento, avvenuto su tratti mirati identificati come corridoi di passaggio frequenti per la fauna, è stato studiato in modo da ottenere il massimo effetto dissuasivo, senza alterare l’equilibrio ambientale.
La collaborazione tra enti è stata fondamentale. Il CATO4, che rappresenta cacciatori e gestori faunistici locali, ha messo a disposizione strumenti e competenze, mentre la Città Metropolitana di Torino ha provveduto a installare e manutenere i dispositivi. Un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato, tra chi conosce il territorio e chi lo amministra.
L’intervento di Lanzo potrebbe ora diventare un modello replicabile in altri contesti analoghi, soprattutto in zone montane o collinari dove il passaggio della fauna sulle strade provinciali è un fenomeno frequente e pericoloso. Il problema degli investimenti accidentali di animali selvatici, infatti, è in crescita su scala nazionale: ogni anno, secondo i dati ISPRA, si verificano oltre 4.000 incidenti gravi causati da attraversamenti improvvisi, spesso con conseguenze mortali sia per l’animale sia per gli occupanti dei veicoli.
In questo contesto, prevenzione significa anche innovazione a basso costo, basata su tecnologie semplici ma efficaci, sostenute da una conoscenza diretta del territorio e dei suoi comportamenti ecologici.
Chi percorre oggi la strada provinciale 1, dopo anni di silenzio imposti dalla chiusura della galleria del Monte Basso, lo fa con maggiore fiducia. Non solo per l’asfalto rimesso a nuovo o per il ritorno alla normalità del traffico, ma perché sa che qualcuno — in questo caso un gruppo di cacciatori e tecnici — ha lavorato concretamente per rendere più sicuro ogni singolo chilometro. E nel farlo, ha pensato anche a chi vive nei boschi, nei campi, nelle radure che quella strada taglia in due.
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