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14 Luglio 2025 - 14:15
Marco Bussone di Uncem
Nelle Valli di Lanzo, qualcosa si muove. E non si tratta di un sussulto passeggero o di una speranza accesa da qualche convegno ben riuscito. I numeri parlano chiaro: il saldo migratorio è positivo, in aumento costante dal 2009 al 2023. Un segnale in controtendenza rispetto alla narrativa dominante sullo spopolamento delle aree montane. È quanto emerge dal Rapporto Montagne Italia 2025, curato da Uncem e pubblicato da Rubbettino, presentato sabato scorso a Ciriè, ospite della libreria Ca’Libro di Matteo Perin, di fronte a una platea composita di amministratori locali, cittadini, rappresentanti del terzo settore.
Il dossier, 800 pagine fitte di dati e analisi, prende in esame 387 ambiti territoriali delle Alpi e degli Appennini, studiati in profondità secondo indicatori sociali, economici, demografici. L’ultima edizione risaliva al 2017, e il ritorno del Rapporto è stato accolto come un momento di svolta. Domenica mattina, 20 luglio alle 11,30, la seconda tappa di presentazione si terrà a Lanzo, presso la caffetteria Al Torcet, con un parterre di relatori che racconta già da solo la forza del lavoro corale: Fabrizio Vottero, sindaco di Lanzo; Roberto Colombero, presidente Uncem Piemonte; Ernestina Assalto, assessore dell’Unione Montana Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone; Claudio Amateis, presidente del GAL Valli di Lanzo; e Marco Bussone, presidente nazionale Uncem.
Secondo i dati del Rapporto, dal 2009 al 2023 le Valli di Lanzo hanno registrato un incremento della popolazione del 4,4%. Un dato rilevante se confrontato con la crisi demografica che colpisce molte aree interne italiane. Oggi i 25 Comuni delle Valli contano complessivamente 37.000 abitanti, e questo grazie anche a un fenomeno che ha cambiato pelle nel tempo: se otto anni fa a “salvare” le filiere produttive delle montagne erano soprattutto gli immigrati, oggi, come sottolinea Colombero, sono gli italiani stessi a ripopolare l’arco alpino, con 100.000 nuovi residenti tra Alpi e Appennini. Una dinamica che Uncem intende monitorare con attenzione nei prossimi anni: i dati 2024 e 2025 saranno analizzati nel Rapporto previsto per il 2027.
Le Valli di Lanzo, in questo contesto, diventano laboratorio territoriale e politico: le due Unioni Montane della zona hanno infatti attivato percorsi importanti nella Strategia nazionale Aree Interne e nella Strategia delle Green Community. Due linee di intervento che nel 2025 porteranno sul territorio oltre 700.000 euro di investimenti, provenienti dal Fondo montagna nazionale e da quello regionale.
Le sfide sono molte, e il Rapporto non le nasconde: il tasso di occupazione è del 44%, in linea con le medie della montagna italiana, mentre la disoccupazione maschile si attesta al 6,6%. Sul fronte produttivo, ci sono 8,3 imprese ogni 100 abitanti, il 40% delle quali sono artigiane. Solo lo 0,5% sono cooperative, ma il 20% ha una guida femminile e il 10% è a trazione giovanile. Anche qui, la presenza straniera è significativa: il 7,4% delle imprese è fondata o gestita da migranti.
Molto interessante il dato sulla densità agricola, con 0,7 imprese agricole per chilometro quadrato e un valore aggiunto che supera i 19 milioni di euro. Le attività agricole rappresentano circa il 10% del sistema economico locale. A ciò si aggiunge un’altra voce importante e identitaria: oltre metà del territorio delle Valli di Lanzo è coperto da foreste, e le comunità locali sono in prima linea nella pianificazione, certificazione e sviluppo di filiere forestali sostenibili. Una “rivoluzione verde”, come la definisce il Rapporto, che si fa concreta attraverso le scelte politiche e operative.
E il turismo? Anche qui emergono numeri significativi: 8,1 posti letto ogni 100 abitanti, con una durata media dei soggiorni di 2,4 giorni. Un turismo breve, legato alle seconde case e alla prossimità con Torino, ma che apre spiragli interessanti se collegato a una strategia di ospitalità sostenibile. Rimangono invece sotto la media nazionale i dati economici: il PIL pro capite è di 17.000 euro, mentre il reddito medio supera di poco i 20.000.
Ma, come sottolineano i curatori del Rapporto, questi numeri vanno letti in modo sistemico. Non sono solo statistiche, ma “materiali e riflessioni offerti alla politica e ai territori”, come ricorda Colombero, “per costruire il futuro della montagna e dell’intero Paese”. In particolare, occorre ridefinire strumenti di governance, modalità di allocazione delle risorse, e soprattutto il rapporto con le aree urbane. “La montagna – aggiunge Marco Bussone – non è più margine né luogo d’isolamento. Le Valli di Lanzo dimostrano che si può innovare, anticipare i bisogni delle comunità e creare nuovi equilibri”.
In fondo, il messaggio del Rapporto è proprio questo: la montagna non è in ritirata, ma in trasformazione. Una trasformazione che parte dai territori, dai sindaci, dai cittadini e da chi – giorno dopo giorno – sceglie di restare o di tornare. Le Valli di Lanzo, oggi, sono una vetrina di possibilità. E non è affatto detto che il futuro abiti solo in città.
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