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14 Luglio 2025 - 11:29
La scultura “Grano nuovo” dell’artista Gabriele Garbolino Rù
Nel pomeriggio di sabato 12 luglio 2025, Lemie ha aperto le sue porte all’arte e alla riflessione civile, con un’iniziativa che intreccia memoria, natura e impegno sociale. Due eventi si sono uniti in una stessa cornice: l’inaugurazione della mostra “Ảiva. Segni d’acqua nelle Valli di Lanzo” e la posa ufficiale della scultura “Grano nuovo” dell’artista Gabriele Garbolino Rù, ora installata accanto all’ex Confraternita del SS. Nome di Gesù.
La giornata ha visto la partecipazione del sindaco di Lemie Daniele Gabriele e di quello di Usseglio Andrea Poma, assieme a numerosi protagonisti del panorama culturale locale: Alberto Tazzetti, Emanuela Lavezzo, Enrico Peter Grande per il Museo Tazzetti, ed Ezio Sesia per la Società Storica delle Valli di Lanzo. È proprio quest’ultima ad aver reso possibile la mostra, ideata da Aldo Audisio e Laura Gallo, che si inserisce in un percorso di valorizzazione dell’elemento acqua come risorsa identitaria e ambientale per le comunità montane.
Ma se la mostra richiama alla superficie i mille segni che l’acqua ha lasciato sul paesaggio e sulla cultura delle valli, è la scultura di Garbolino a dare profondità etica e storica alla giornata. “Grano nuovo” è un’opera nata nel contesto della mostra “Memoria e accoglienza” del 2024, dedicata ai migranti italiani di fine Ottocento e inizio Novecento, tra cui numerosi valligiani, e ai migranti contemporanei, provenienti da contesti di guerra, persecuzioni o disastri climatici. La figura rappresentata scolpisce in materia viva le speranze e le fratture di chi ha dovuto lasciare la propria terra per sopravvivere.
L’ex sindaco di Lemie, Giacomo Lisa, ha voluto intervenire durante l’inaugurazione per ricordare un episodio non secondario nella storia recente del paese: l’accoglienza, tra il 2011 e il 2021, di decine di migranti provenienti dall’Africa e dalla Siria. Un’esperienza che ha lasciato segni umani prima ancora che urbanistici, e che viene oggi simboleggiata da quell’opera d’arte, finalmente collocata in modo permanente in un luogo carico di significati.
Secondo Lisa, “Grano nuovo” rappresenta lo spirito stesso dell’accoglienza, e racconta senza retorica il bisogno universale di fuga e di ricominciare. In quel campo simbolico di spighe scolpite, c’è la memoria dei nostri nonni costretti a emigrare verso l’America o la Francia, e c’è la storia odierna di chi attraversa deserti e mari per cercare una possibilità. Un’opera che mette in dialogo passato e presente, senza indulgere in sentimentalismi ma con la forza del linguaggio simbolico.
Non è un caso che la scultura sia stata posta accanto all’ex Confraternita del SS. Nome di Gesù, luogo sacro e oggi spazio laico di incontro e cultura. Una scelta che rivela la volontà di radicare l’arte nel territorio, non come oggetto decorativo, ma come strumento di riflessione collettiva.
Nel contesto di un Piemonte montano che rischia sempre più l’isolamento e lo spopolamento, Lemie si conferma laboratorio vivo di idee, in cui la storia locale diventa chiave di lettura del presente. La mostra sull’acqua e la scultura sull’accoglienza non sono eventi isolati, ma tasselli di un progetto culturale più ampio che interroga la memoria, custodisce le radici e rilancia il senso della convivenza.
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