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Zanzare infette nel Torinese: West Nile Virus a San Mauro e Caselle. Ecco come difendersi

Il virus è stato riscontrato in alcune zanzare nelle due cittadine. Avis lancia l’allarme, obbligo di test per i donatori di sangue

Zanzare infette nel Torinese: West Nile Virus a San Mauro e Caselle. Cos’è e come difendersi

Immagine di repertorio

Una segnalazione dall’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, poi è scattato l’allarme. Negli scorsi giorni, un gruppo di zanzare catturate tra San Mauro Torinese e Caselle è risultato positivo al West Nile Virus. In provincia di Torino sono ora entrate in vigore le misure di prevenzione previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta alle arbovirosi, già adottato anche per il 2025 dal Centro Nazionale Sangue. Obiettivo: proteggere i cittadini e garantire la sicurezza del sangue destinato alle trasfusioni.

Le nuove disposizioni impongono a tutti i donatori che abbiano soggiornato, anche per una sola notte, nei comuni coinvolti, di sottoporsi al test NAT per la ricerca del virus. In alternativa, è prevista la sospensione temporanea della donazione per 28 giorni. La misura è contenuta nelle circolari diramate dal Centro Nazionale Sangue in attuazione del decreto ministeriale del 2 novembre 2015, che regola i requisiti di qualità e sicurezza del sangue e degli emocomponenti.

Dal punto di vista sanitario, l’Avis di Settimo Torinese invita alla massima attenzione e collaborazione. «È fondamentale che i donatori siano consapevoli di queste disposizioni e collaborino con senso di responsabilità per garantire la massima sicurezza delle trasfusioni e contribuire al contenimento del rischio sanitario», afferma l’associazione. L’appello è rivolto anche a tutta la cittadinanza, affinché mantenga alta la soglia di attenzione verso un virus che, negli ultimi anni, ha dimostrato una diffusione ormai stabile anche nel nord Italia.

Il West Nile Virus è un arbovirus della famiglia Flaviviridae, trasmesso principalmente dalla zanzara Culex, molto comune anche nei centri urbani. Gli uccelli selvatici rappresentano il principale serbatoio del virus, mentre esseri umani e altri mammiferi sono ospiti terminali: si infettano, ma non trasmettono la malattia ad altri. Il contagio avviene in genere attraverso la puntura di una zanzara infetta. Altre vie di trasmissione, più rare, includono le trasfusioni di sangue e i trapianti d’organo.

Immagine di repertorio

Nella maggior parte dei casi (circa l’80%) l’infezione decorre senza sintomi. Quando si manifestano, possono includere febbre, mal di testa, dolori muscolari, nausea o rash cutanei. Nei casi più gravi, che si verificano in circa l’1% dei contagiati, si possono sviluppare complicazioni neurologiche come encefalite o meningite. Le persone più a rischio sono gli anziani e i soggetti immunocompromessi.

Per diagnosticare l’infezione si utilizzano test sierologici o test molecolari (NAT) su sangue e liquido cerebrospinale. Non esiste un trattamento specifico: la terapia è di supporto e sintomatica. La prevenzione, quindi, rimane l’arma più efficace, sia attraverso il controllo dei vettori – eliminando i ristagni d’acqua e trattando le aree a rischio con larvicidi – sia con la protezione individuale, come l’uso di repellenti, zanzariere e abbigliamento adeguato.

L’estate 2025, con temperature elevate e condizioni favorevoli alla proliferazione delle zanzare, potrebbe rivelarsi insidiosa. Il Piemonte, già considerato area endemica, continua a essere monitorato con attenzione. «La presenza del virus a San Mauro è un segnale chiaro: le misure di prevenzione non sono una formalità, ma uno strumento concreto per tutelare la salute pubblica», ribadisce l’Avis. In attesa di nuovi aggiornamenti, la parola d’ordine resta una sola: vigilanza.

Per approfondimenti e aggiornamenti, sono consultabili i portali ufficiali del Centro Nazionale Sangue e dell’Istituto Superiore di Sanità.

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