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13 Luglio 2025 - 15:36
Il Canavese "faccia a faccia" con il lupo: natura e agricoltura camminano su un filo sottile!
Non è la prima volta che il lupo si mostra nei boschi del Canavese, ma ogni nuovo avvistamento accende emozioni e polemiche. Lunedì 7 luglio, alle 18.45, lungo la vecchia strada tra Cuorgnè e Prascorsano, Marco Ghiglieri ha immortalato uno splendido esemplare mentre camminava con passo sicuro a pochi metri dalle case. Lo scatto, nitido e potente, ha fatto il giro del web, rilanciando un tema che non smette di far discutere: la convivenza tra uomo e predatori.
Ghiglieri, appassionato di natura e fotografia, ha raccontato che il lupo si è fermato a guardarlo prima di sparire tra i cespugli, calmo, quasi incuriosito. Una scena che avrebbe potuto impressionare chiunque, ma che in questo territorio è ormai tutt’altro che rara. A confermarlo è il sindaco di Prascorsano, Piero Rolando Perino, che sottolinea come gli avvistamenti siano frequenti ma, al momento, non si siano registrati danni a greggi o animali domestici.
Ma la paura cova sotto la cenere. Perché nel Canavese, dove la piccola zootecnia continua a vivere grazie a pascoli familiari e allevamenti di capre, pecore e bovini, un solo attacco può cancellare mesi di lavoro. Ed è su questo piano che la politica regionale ha deciso di muoversi.
Due esemplari di lupo
In questi giorni, infatti, è arrivata una notizia importante: la Regione Piemonte ha sbloccato i ristori per i danni da predazione del 2024. L’annuncio arriva dall’assessorato all’Agricoltura che ha stanziato 444mila euro, rispondendo così a 172 pratiche ritenute ammissibili. Nella sola provincia di Torino, sono 42 le richieste accolte, per un totale di 59mila euro.
Una boccata d’ossigeno per molti allevatori che attendevano il rimborso da mesi e che avevano manifestato più volte attraverso le associazioni di categoria. A farsi portavoce del provvedimento è il consigliere regionale Mauro Fava, che ha rivendicato il lavoro della Giunta Cirio: un impegno definito “gravoso” ma “necessario” per dare risposte a chi, dice Fava, “subisce danni incolpevolmente”.
Eppure, dietro le cifre, resta irrisolto il tema principale: come bilanciare la tutela della biodiversità con la sopravvivenza delle attività agricole? La presenza del lupo è considerata un indicatore positivo per la salute dell’ambiente, ma nei territori di montagna e collina è anche fonte di allarme, polemiche e richieste di intervento.
Nel mezzo, una comunità che impara, giorno dopo giorno, a convivere con un predatore tornato a casa. I monitoraggi condotti dal Parco Nazionale del Gran Paradiso indicano un’espansione della specie legata a un ecosistema favorevole e alla disponibilità di cibo. Eppure, la paura resta, così come la richiesta di strumenti più efficaci per la protezione delle greggi.
Le soluzioni non sono semplici. Servono recinzioni elettrificate, cani da guardiania, più informazione, più fondi per chi investe nella prevenzione. Ma soprattutto, serve un cambio di prospettiva: imparare a riconoscere nel lupo non un nemico, ma un attore naturale con cui condividere lo spazio.
Il Canavese è terra di confine, anche su questo fronte. Confine tra l’incanto e il disagio, tra la fotografia che emoziona e il bilancio che non torna. E mentre Marco Ghiglieri rivede lo scatto del suo incontro ravvicinato, centinaia di allevatori sperano che l’autunno non porti nuove perdite. Perché se il lupo è tornato, ora bisogna decidere se proteggerlo, respingerlo, o semplicemente accettarlo.
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