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13 Luglio 2025 - 12:06
Una giornata lunga, densa, partecipata. Ma soprattutto, una giornata necessaria. È quella che si è svolta sabato 12 luglio al Palaeventi di Mazzé, dove attivisti, comitati, agricoltori, esperti e cittadini provenienti da tutto il Piemonte si sono dati appuntamento per l’assemblea regionale di Confluenza, intitolata: “Il destino dell’agricoltura e del suolo in Piemonte: tra agri-fotovoltaico e nucleare”. Un evento che ha saputo unire contenuti e passione, analisi e denuncia, in un momento storico in cui la posta in gioco è altissima: la difesa del territorio, della sovranità alimentare, dell’ambiente e della pace.
Ad aprire i lavori è stato il sindaco di Mazzé Marco Formia, che ha accolto l’iniziativa sottolineando il valore del confronto civile, anche sulle scelte più complesse e divisive. Una scelta non scontata, che ha dato subito il tono all’assemblea: un luogo libero, plurale, determinato a sollevare questioni scomode e a mettere in discussione modelli imposti dall’alto.
Nel corso della mattinata, gli interventi si sono concentrati sulla transizione energetica e sugli effetti concreti che essa sta già producendo sul territorio piemontese. Al centro del dibattito, da un lato, l’espansione degli impianti agrivoltaici che divorano ettari di terreno agricolo fertile, spesso senza reale coinvolgimento delle comunità locali; dall’altro, il ritorno del nucleare, che – a dispetto della sua patina “green” – continua a sollevare interrogativi enormi su sicurezza, costi, sostenibilità e gestione delle scorie.
A delineare lo stato dell’arte del piano energetico regionale piemontese è stato Daniele Gamba, attivista del Circolo Tavo Burat e di Pro Natura Biella, che ha evidenziato come la Regione stia favorendo con crescente intensità progetti su larga scala, spesso promossi da grandi gruppi industriali o finanziari, a scapito dell’autonomia energetica diffusa e della partecipazione democratica. “Il rischio – ha detto – è quello di una transizione imposta, che invece di ridurre le disuguaglianze e restituire potere ai territori, le aumenta e li espropria”.
Non si tratta solo di teoria. A dimostrarlo è la vicenda personale di Andrea Maggi, agricoltore di Carisio, che si è trovato a dover lottare contro l’esproprio dei suoi campi per far spazio a un mega impianto agrivoltaico. Una storia concreta, fatta di carte bollate, silenzi istituzionali e resistenza quotidiana. “Non siamo contro il sole – ha detto Maggi – ma contro chi usa il sole come pretesto per fare profitti sulla nostra pelle”. La sua voce, semplice e potente, ha colpito nel segno e acceso l’emozione tra i presenti.
La seconda parte dell’assemblea si è concentrata sul tema del nucleare di nuova generazione, spesso proposto come soluzione innovativa e pulita, ma ancora profondamente problematico. A spiegarlo sono stati Angelo Tartaglia, professore emerito del Politecnico di Torino, e Giampiero Godio, figura storica dell’ambientalismo piemontese, già tecnico del CNEN di Saluggia e presidente di Legambiente regionale. I due hanno smontato, dati alla mano, le promesse irrealistiche della lobby nucleare, ricordando i fallimenti passati, i costi astronomici, l’assenza di soluzioni per lo smaltimento delle scorie e il pericolo reale di nuovi disastri. “Parlano di tecnologia sicura, ma la sicurezza non esiste dove manca la trasparenza e dove si continuano a nascondere le criticità sotto il tappeto”, ha detto Godio.
A chiudere l’incontro è stata una riflessione più ampia, che lega ambiente e geopolitica, natura e pace, energia e conflitti armati. Gli interventi di Extinction Rebellion e della storica militante Nicoletta Dosio, volto noto del movimento No Tav, hanno sottolineato come la deriva autoritaria e bellicista del nostro tempo debba essere contrastata con la stessa energia con cui si difende un bosco, una valle, un campo coltivato. “Difendere la terra – ha detto Dosio – è già opporsi alla guerra”.
La partecipazione è stata ampia e variegata. Dall’Alessandrino – terra martoriata da decenni di inquinamento industriale e oggi di nuovo minacciata dall’ipotesi di un deposito unico nazionale per le scorie nucleari – al Biellese, dove la Baraggia continua a essere usata per esercitazioni militari. Dai comitati di Chivasso e Vercelli, a quelli di Saluggia e Mazzé, dove le ferite del nucleare sono ancora aperte e si continua a lottare contro i danni del decommissioning e le opacità gestionali. A prendere parola è stato anche Silvano Raise, cittadino storico di Mazzé, simbolo della resistenza popolare contro un modello di sviluppo predatorio e irresponsabile.
Presente anche una delegazione dei No Tangest di Chieri, oltre ai comitati della Val Bormida e a diverse realtà torinesi che stanno sperimentando modelli concreti di autoconsumo energetico. In tanti, da tutta la regione, hanno voluto esserci per testimoniare una cosa semplice ma fondamentale: un altro Piemonte è possibile. Un Piemonte fatto di relazioni, di cura, di comunità.
Confluenza, come sottolineato da diversi interventi, è proprio questo: uno spazio di rete, di costruzione comune, di convergenza tra lotte spesso frammentate, ma che condividono radici profonde e un destino comune. Un progetto politico, ma anche culturale ed esistenziale, che punta a rafforzare la capacità collettiva di reagire, di immaginare, di costruire alternative.
Non a caso, l’assemblea di Mazzé ha rilanciato con forza la partecipazione al Festival Alta Felicità di Venaus, previsto per fine luglio. In particolare, nella giornata di domenica 27 luglio, si terranno due momenti centrali: alle ore 10, il dibattito organizzato da Confluenza “La transizione ecologica va in guerra: il ritorno del falso mito del nucleare”; e alle 12.30, l’assemblea nazionale “Guerra alla guerra”, contro ogni riarmo, contro i genocidi, contro l’uso delle crisi come pretesto per reprimere diritti e dissenso.
Altri appuntamenti verranno comunicati nel corso dell’estate e dell’autunno tramite la rubrica di Confluenza sul sito infoaut.org/confluenza e sul canale Telegram dedicato.
Il messaggio lanciato da Mazzé è chiaro: la difesa dell’ambiente non può prescindere dalla difesa dei diritti, dalla partecipazione attiva e dalla costruzione di una società che abbia il coraggio di guardare oltre il profitto. Il futuro non è scritto. Ma è ora di cominciare a riscriverlo, insieme.
Commenti all'articolo
Sovietico Eporediese
14 Luglio 2025 - 16:05
Mi chiedo chi è il fenomeno che definisce il nucleare come Green. Non lo è affatto ed è veramente demenziale definire l'uranio e altri minerali come Green dato che non lo sono. Oltre alla questione che ci vincola peggio del carbone e gas dato che non è presente sul territorio nazionale e europeo e la stessa Francia da Natale scorso ha perso la fornitura dal Niger.
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