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11 Luglio 2025 - 16:16
“Settimo Piano”: un progetto da 861 mila euro per rifugiati, casa e lavoro
“Settimo Piano” è il nome scelto dal Comune di Settimo Torinese per il nuovo progetto triennale destinato ai rifugiati, finanziato con oltre 861 mila euro dal Ministero dell’Interno attraverso il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2021-2027. Un titolo evocativo, che allude a una rinascita, a un piano alto da cui ripartire, ma anche al legame territoriale con la città che guida l’intero intervento. Un progetto che mette insieme inclusione sociale, lavoro e casa, con un unico obiettivo: accompagnare verso l’autonomia chi ha già ottenuto la protezione internazionale ma rischia di restare ai margini.
Alla regia di questa iniziativa c’è il Comune di Settimo Torinese, capofila e responsabile della gestione operativa, economica e amministrativa, con il supporto di una rete di partner del terzo settore: Croce Rossa Italiana, Fondazione Comunità Solidale, Associazione Casa dei Popoli Onlus e CISV Solidarietà. Insieme, si sono seduti attorno a un tavolo di coprogettazione già nel 2023 per disegnare un percorso condiviso, oggi approvato in via definitiva con decreto ministeriale del 28 gennaio 2025. Si chiama “Settimo Piano – Promozione dell’autonomia dei rifugiati per l’inclusione sociale, l’abitare e il lavoro” e si rivolge soprattutto a neomaggiorenni usciti dal circuito SAI (Sistema Accoglienza Integrazione), a famiglie vulnerabili e a chi, pur avendo un permesso di soggiorno regolare, si trova in una situazione precaria, senza una casa stabile, senza un reddito e senza riferimenti.
Il progetto durerà 36 mesi e si articolerà in diverse azioni, tutte connesse tra loro: presa in carico personalizzata, servizi per l’abitare, inserimento lavorativo, inclusione culturale e sanitaria, comunicazione e animazione territoriale. Non una semplice assistenza, ma un accompagnamento vero, passo dopo passo, verso la costruzione di una nuova vita. Ogni rifugiato sarà seguito individualmente, con piani ad hoc, e si cercherà di evitare sovrapposizioni con altri fondi pubblici già esistenti, favorendo un approccio integrato.
Secondo il piano finanziario allegato alla convenzione, i fondi – provenienti in parti uguali dall’Unione Europea e dallo Stato italiano – saranno così distribuiti: circa 422 mila euro per il personale, 334 mila per i servizi rivolti direttamente ai beneficiari, 27 mila per gli auditor e controlli esterni, oltre a spese minori per viaggi, acquisti e costi generali. La fetta più consistente andrà alla Croce Rossa, che gestirà oltre 346 mila euro. Seguono la Fondazione Comunità Solidale con 232 mila euro, la Casa dei Popoli Onlus con quasi 95 mila e la cooperativa CISV Solidarietà con circa 68 mila euro. Al Comune spetteranno poco più di 120 mila euro, per le attività di coordinamento e controllo.
Il progetto, come precisato negli atti ufficiali, non prevede corrispettivi economici tra Comune e partner: i fondi hanno natura di contributo pubblico, e ogni spesa deve essere rendicontata in modo rigoroso secondo le linee guida ministeriali. In caso di irregolarità o errori, le spese non riconosciute verranno tagliate. E se un partner non utilizza le somme anticipate, dovrà restituirle. Il Comune dovrà versare le quote spettanti ai partner entro 40 giorni da ogni erogazione ministeriale, salvo ritardi giustificati.
Il controllo delle attività sarà affidato al Responsabile Unico del Procedimento, Stefano Maggio, dirigente dei Servizi alla Persona del Comune, che seguirà ogni fase: dalla raccolta dei documenti alla verifica dei risultati, dai flussi finanziari alle comunicazioni ufficiali.
Il progetto sarà sottoposto a verifiche periodiche, audit, rendiconti, monitoraggi interni ed esterni, e i partner dovranno fornire in tempi brevi tutti i documenti richiesti.
In caso di gravi inadempienze – per esempio ritardi ingiustificati, mancanza di documentazione, spese non ammissibili – potranno scattare penali da 100 a 1000 euro per ogni violazione. Se si superano certe soglie, il partner rischia addirittura l’esclusione. Sono inoltre previste clausole risolutive espresse in caso di frodi, irregolarità contabili, violazioni della normativa sul lavoro o sulla sicurezza, mancato rispetto degli obblighi informativi o contrattuali. In sostanza: il progetto deve essere realizzato per davvero, nei tempi e nei modi previsti, altrimenti si salta.
Ma “Settimo Piano” non è solo una pratica burocratica. È un esperimento di collaborazione tra istituzioni pubbliche e organizzazioni del terzo settore, pensato per offrire un futuro a chi è sopravvissuto a viaggi drammatici, guerre e persecuzioni.
È anche un’occasione per il Comune di Settimo Torinese per rafforzare la propria capacità di accoglienza, rendendo i propri servizi più strutturati, efficaci e inclusivi. Un progetto che guarda lontano, che vuole trasformare la solidarietà in politica concreta. E che, se ben gestito, potrebbe diventare un modello replicabile anche in altri territori.
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