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Alberi e funghi in pericolo: SOS alla Città Metropolitana di Torino

Interrogazione per il taglio dei tigli lungo la strada Bardassano-Chieri

Alberi e funghi in pericolo: SOS alla Città Metropolitana di Torino

Alberi e funghi in pericolo: SOS alla Città Metropolitana di Torino

Un’interrogazione circostanziata, puntuale, che non si limita alla segnalazione ma avanza richieste concrete, documentate, con lo sguardo rivolto tanto alla tutela del territorio quanto alla trasparenza amministrativa. A firmarla è Clara Marta, consigliera della Città Metropolitana di Torino, che con un atto ufficiale ha chiesto conto dell’abbattimento di tigli secolari lungo la strada Bardassano–Chieri, nel Comune di Gassino Torinese, e in alcuni tratti limitrofi.

L’atto nasce da una segnalazione giunta da due realtà radicate sul territorio: Trifole & Trifolè di Rivalba e la FILC – Federazione Italiana Liberi Cercatori. Le due associazioni, il 25 giugno, hanno trasmesso una formale comunicazione alla Città Metropolitana per esprimere tutta la loro preoccupazione per un intervento che, a loro dire, rischia di compromettere un habitat tartufigeno di valore storico, ambientale e produttivo.

Non si tratta, insomma, di un semplice filare di alberi. Quei tigli – si legge nell’interrogazione – rappresentano da decenni un elemento essenziale del paesaggio, ma anche del sottosuolo: le loro radici, infatti, ospitano e sostengono la crescita dei tartufi, con ricadute non solo ecologiche, ma anche economiche e culturali per l’intera area omogenea 10. Secondo le associazioni, molte delle alberature già abbattute non mostravano segni evidenti di instabilità o malattia, e per questo il loro taglio appare, a dir poco, immotivato.

Ed è proprio sulla mancanza di motivazioni tecniche che si concentra uno dei quattro punti dell’interrogazione: esistono verbali, relazioni tecniche, perizie agronomiche, atti consultabili che possano giustificare gli interventi già compiuti? Una domanda che punta dritta al cuore della questione: la trasparenza.

Ma non è l’unica. Clara Marta chiede innanzitutto se la Città Metropolitana fosse effettivamente a conoscenza degli abbattimenti già effettuati e di quelli ancora in programma, e con quali criteri siano stati autorizzati. Un altro punto, altrettanto centrale, riguarda la possibilità di sospendere temporaneamente eventuali futuri tagli, almeno fino a quando non si sia svolta una valutazione congiunta con le associazioni del territorio e un agronomo di fiducia.

Clara Marta consigliera metropolitana

Il tono dell’interrogazione è fermo, ma non conflittuale. È un atto di vigilanza istituzionale che non grida allo scandalo, ma cerca risposte. Non alimenta polemiche, ma invoca metodi condivisi e basati su evidenze scientifiche. Da qui, l’ultima proposta inserita nel documento: istituire un protocollo di gestione delle alberature tartufigene che preveda criteri di valutazione chiari, la supervisione di tecnici qualificati e il coinvolgimento delle associazioni locali.

Il nodo centrale è proprio questo: la gestione partecipata del patrimonio ambientale. Non si tratta soltanto di fermare le motoseghe, ma di cambiare approccio. In un’epoca in cui la biodiversità e la lotta al cambiamento climatico sono priorità globali, non è più accettabile che si proceda a colpi di ruspa senza un confronto con chi vive, studia e lavora quel territorio ogni giorno.

L’interrogazione di Clara Marta assume così una portata che va oltre il singolo caso. È un campanello d’allarme che riguarda tutti quei territori in cui la manutenzione del verde si trasforma, troppo spesso, in eliminazione preventiva, in assenza di valutazioni puntuali e con il rischio di compromettere ecosistemi delicati e identità paesaggistiche costruite nei secoli.

C’è anche un elemento identitario da considerare. Gli alberi, in questo caso i tigli, non sono solo elementi funzionali (ombra, barriera al vento, contenimento della sede stradale), ma anche testimoni viventi della storia locale, parte di un paesaggio rurale che ancora oggi richiama appassionati di tartufi e visitatori. Il danno, quindi, non è solo ecologico, ma anche turistico e culturale.

A tutto questo si aggiunge un ulteriore aspetto, su cui l’interrogazione insiste: il principio di precauzione. Quando si parla di patrimonio naturale, la logica deve essere quella della conservazione, non della rimozione automatica. Laddove non vi siano pericoli accertati per la pubblica incolumità, ogni intervento dovrebbe essere valutato attentamente, condiviso, spiegato. Perché ogni albero tagliato senza motivo è una ferita che si apre – e non sempre si rimargina.

Al momento, la Città Metropolitana non ha ancora fornito una risposta ufficiale all’interrogazione. Ma è proprio per questo che l’atto di Clara Marta resta quanto mai attuale e urgente. In gioco non c’è solo il destino di qualche tiglio lungo una strada di collina, ma la credibilità di un intero sistema di gestione ambientale.

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