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09 Luglio 2025 - 11:28
Alloggi di via Berruti, una "beffa" più che un'edilizia sociale
Torniamo sulle case di via Berruti. Sono gli ultimi due edifici sulla destra prima di uscire su via Foglizzo. Il penultimo edificio è in costruzione: fermo da anni, da qualche settimana vi si vedono operai al lavoro. L’ultimo edificio, proprio sull’angolo fra via Berruti e via Foglizzo (cioè il cavalcaferrovia della strada per Montanaro), numero civico 34, è invece da qualche anno costruito e abitato.
La proprietà era di CoopCasa, presieduta dal signor Romeo Bevilacqua. Scriviamo “era” perché un anno fa, nell’agosto 2024, CoopCasa ha comunicato al Comune di avere venduto – probabilmente solo l’edificio ancora in costruzione, ma non ne siamo sicuri – alla neocostituita società “Mauriziano srl” del leinicese Giuseppe Giannitto.
Ma torniamo all’ultimo edificio di via Berruti, il numero civico n. 34, quello finito e abitato. Per le due costruzioni CoopCasa ricevette un contributo finanziario a fondo perduto dalla Regione Piemonte nell’ambito del “Programma Casa” deliberato dalla Regione nel 2006, quando era presidente Mercedes Bresso. I Comuni avrebbero fatto da tramite. Mediante un bando del 2009 il Comune di Chivasso individuò come “soggetto attuatore” dell’intervento edilizio di via Berruti la cooperativa di edilizia sociale CoopCasa. Il Comune avrebbe avuto il compito di vigilare sul rispetto delle condizioni e delle tempistiche imposte dalla Regione in cambio del finanziamento, e di sottoscrivere con CoopCasa una convenzione per stabilire gli obblighi assunti dalla cooperativa.
Quanto ha ricevuto CoopCasa dalla Regione? Avrebbe dovuto ottenere 2.400.000 euro, ma ha ricevuto solo 1.850.000 euro: non avendo terminato i lavori entro la data stabilita (il 2014), la Regione non le ha corrisposto il resto. La cifra di 1.850.000 euro si ricava dalla somma dei finanziamenti liquidati dalla Regione a CoopCasa con tre determine del 2010 e tre del 2013. Non sappiamo ancora se Bevilacqua abbia dovuto restituire altri soldi a causa dei mancati adempimenti.
Soldi gratis, e tanti, ma non proprio gratis: in cambio CoopCasa avrebbe dovuto concedere ad affitto calmierato 42 alloggi: per la precisione, 20 alloggi di “edilizia agevolata” per anziani ultrasessantacinquenni e 22 alloggi di “edilizia agevolata sperimentale” a famiglie con almeno un anziano ultrasessantacinquenne.
Ma gli obblighi per CoopCasa non erano solo questi: nel piano terra del numero civico 34 la cooperativa avrebbe dovuto realizzare un ampio soggiorno per gli anziani residenti, utilizzabile anche per la somministrazione di pasti, e altri locali nei quali degli operatori sanitari pubblici avrebbero potuto ricevere e visitare i residenti….
Peccato che oggi lì, al civico 34, non ci sia nulla di tutto questo: né l’ampio soggiorno né gli studi per operatori della sanità pubblica. Al loro posto dal 2018 c’è un “Centro Medico Specialistico” privato, proprietà della omonima società srl. Un centro medico del tutto privato.
Che nell’edificio debbano esserci i locali comuni per anziani non è una invenzione di un assessore comunale particolarmente sensibile ai problemi delle fasce deboli della popolazione. È una prescrizione contenuta fin dalla legge del 2006 che aveva istituito il “Programma Casa”: soldi gratis della Regione in cambio di alloggi a canone calmierato e di servizi. Ribadito con chiarezza dalla presidente regionale Bresso in una intervista rilasciata nel 2007 al periodico di una associazione di cooperative edilizie alla quale apparteneva CoopCasa: “Un'altra parte del programma è dedicata agli anziani e prevede la realizzazione di alloggi da concedere in locazione permanente a persone con più di 65 anni. Gli interventi dovranno essere localizzati in aree urbane con un adeguato sistema di servizi sociali ed assistenziali E PREVEDERE AL PROPRIO INTERNO SPAZI DESTINATI AD ATTIVITÀ DI INTERESSE COMUNE PER I RESIDENTI NELL'EDIFICIO”. Una prescrizione, infine, accolta dal Comune di Chivasso. Nel gennaio del 2011 il consiglio comunale approvò uno “studio di fattibilità”, relativo all’edificio di via Berruti, nel quale si legge: “al piano terreno verranno realizzati i locali di servizio alla residenza per anziani, costituiti da un soggiorno comune e una sala medica”.
Claudia Buo consigliera comunale
Ma in via Berruti 34 non si trova nulla di tutto ciò. Anzi, si trova il “Centro Medico Specialistico” privato. Perché? È la domanda che, con una interrogazione di aprile e una di giugno, la consigliera Claudia Buo ha rivolto all’amministrazione comunale di Claudio Castello e dell’assessore all’edilizia Pasquale Centin. La consigliera ha chiesto spiegazioni anche per altre manchevolezze: il Comune, pur a fronte degli inadempimenti di CoopCasa, non ha riscosso la fideiussione e non ha sanzionato la cooperativa con i previsti 250 euro di multa al giorno per il ritardo nel completamento dei lavori.
Alla consigliera Buo ha risposto in aula l’assessore Centin. Per quanto riguarda il Centro Medico, l’assessore ha replicato che proprio l’amministrazione Ciuffreda, della quale faceva parte Claudia Buo, aveva accolto la richiesta di Bevilacqua di realizzare il Centro Medico al posto degli spazi per anziani. In proposito l’assessore ha letto un passo della delibera di giunta n. 280 del 4 dicembre 2014, che a suo avviso confermerebbe che Ciuffreda e l’assessore Corcione avevano accettato il cambiamento proposto da Bevilacqua. Peccato che in aula Centin non abbia letto tutta la delibera. Se l’avesse letta tutta, avrebbe dovuto ammettere che nella delibera la prescrizione dei locali per anziani viene conservata.
Ma ammettiamo che la delibera di Ciuffreda si presti a interpretazioni divergenti: però Castello e Centin hanno avuto otto anni di tempo (2017-2025) per imporre a CoopCasa di mantenere gli impegni. Invece non gliel’hanno imposto: non hanno riscosso la fideiussione, non hanno applicato la sanzione di 250 euro al giorno, e si sono fatti passare sotto il naso l’apertura del Centro Medico avvenuta nel 2018.
Per alcuni anni, prima dell’apertura del Centro Medico nel 2018, la stampa locale ha ripetutamente sottolineato altre curiosità. Nel 2011 il Comune pubblicò due bandi per l’assegnazione di 22 alloggi: ebbene, dopo i due bandi solo 8 alloggi risultavano affittati. Perché? Per quale ragione cittadini appartenenti a fasce deboli non approfittarono dell’occasione?
La risposta emerse nei consigli comunali: due consiglieri di opposizione, Marco Marocco e Gianfranco Scoppettone, misero in luce degli aspetti di cui fino ad allora poco si era parlato. Il canone mensile di affitto era di 250 euro, che con l’aggiunta di alcune voci poteva salire a 300 euro: un prezzo di mercato, non certo un canone “sociale” per persone non benestanti. Inoltre, per affittare uno di quegli alloggi i potenziali inquilini dovevano diventare soci della cooperativa sborsando una cifra che si aggirava intorno ai 3.000 / 3.500 euro…
Una beffa, più che un’edilizia “sociale”.
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