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Cirié, la città che gira in tondo: tra mini-rotonde, buche e Tir incastrati

L’analisi impietosa dell’architetto Maino (+Europa) sulla paralisi urbana, tra promesse disattese, strade dissestate e scelte che aggravano il caos

In foto, Matteo Maino di +Europa

In foto, Matteo Maino di +Europa

A Cirié si continua a “girare in tondo”. 

Non solo metaforicamente, ma anche fisicamente. Perché tra mini-rotonde a catena, strade dissestate, TIR da 18 metri in pieno centro e pedonalizzazioni incompiute, la mobilità urbana è ormai diventata una vera e propria gimcana quotidiana. 

Lo denuncia senza mezzi termini l’architetto Matteo Emanuele Maino, ciriacese e referente piemontese di +Europa, in un’analisi tagliente che suona come un j’accuse nei confronti dell’intera amministrazione comunale.

Il sistema viario di Cirié ha raggiunto livelli paradossali”, esordisce Maino, sottolineando come quella che dovrebbe essere la linfa vitale di una città moderna – la sua rete stradale – si sia trasformata in un percorso a ostacoli, segnato da decisioni sospese, assenza di manutenzione e problemi strutturali cronici. Un caos che esaspera residenti e pendolari, prigionieri ogni giorno di un sistema che non funziona.

Nel mirino, prima di tutto, la questione della pedonalizzazione. 

Un tema che da anni circola tra tavoli tecnici e promesse elettorali, ma senza mai trovare una direzione chiara. Maino parla di una “discussione perenne” che genera più disagi che benefici, con proposte che appaiono e scompaiono nel vuoto, modifiche improvvisate e un senso generale di confusione e frustrazione. 

Una pedonalizzazione dovrebbe migliorare la città – dice – non trasformarsi in un eterno punto interrogativo”.

Un tema particolarmente grave, secondo Maino, è l’inaccessibilità per i portatori di handicap. 

L’abbattimento delle barriere architettoniche era stato uno degli slogan principali delle ultime amministrative, ma non si è mosso nulla. Nessun intervento concreto, nessuna visione inclusiva, solo parole al vento”.

E se i marciapiedi sono impraticabili, le strade sono un pericolo costante. Buche, crepe, avvallamenti: “Sembra di partecipare al rally delle Ande più che di attraversare una città del Torinese”, ironizza Maino. 

Il centro urbano è devastato da un manto stradale fatiscente, che mette a rischio la sicurezza di automobilisti, motociclisti e ciclisti. 

La manutenzione, ordinaria e straordinaria, non è un optional, ma una necessità urgente”.

Poi ci sono le famigerate mini-rotonde, installate in serie, forse nel tentativo di fluidificare il traffico. Ma il risultato – sostiene il referente di +Europa – è diametralmente opposto: interruzioni continue, rallentamenti, nervosismo al volante. 

Anche l’eccesso di soluzioni può diventare un problema”, commenta con amarezza. Ma il punto più critico resta il traffico pesante, che continua ad attraversare il centro di Cirié con TIR lunghi 18 metri, nonostante esistano vie alternative. 

Strade pensate per utilitarie diventano arterie per mezzi industriali, con tutto ciò che ne consegue: ingorghi, deterioramento delle infrastrutture e pericolo costante per i cittadini. È un problema che si trascina da anni, senza che nessuno abbia avuto il coraggio di affrontarlo con decisione”.

Non va meglio sul fronte delle chiusure temporanee delle strade, spesso gestite con totale improvvisazione. Maino denuncia la mancanza di comunicazione preventiva, l’assenza di percorsi alternativi organizzati, la trasparenza ridotta ai minimi termini. 

Risultato: automobilisti spaesati, perdite di tempo, disorganizzazione diffusa. Una città ostaggio del caso”E poi c’è la grande incompiuta: la cosiddetta “Stazione Porta”. Il progetto è stato annunciato, sbandierato, evocato in ogni campagna elettorale. 

Ma allo stato attuale è un miraggio. Evitiamo volutamente di parlarne – scrive Maino – perché la distanza tra proclami e realtà è talmente abissale da richiedere un’analisi a parte”.

Per l’architetto e attivista, Cirié merita di più. Merita una viabilità moderna, efficiente e sicura, progettata con competenza e lungimiranza, non improvvisata sull’onda di polemiche e consensi. 

È ora di passare dalle promesse ai fatti – conclude – e dalle chiacchiere alle soluzioni concrete. La città non può più permettersi di girare in tondo”.

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