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Cronaca

Protesta a Caselle: attivisti sul tetto della Leonardo contro il riarmo e il conflitto in Palestina

Attivisti di Askatasuna hanno occupato la sede di Leonardo a Caselle, chiedendo lo stop al riarmo e al genocidio.

Protesta a Caselle: attivisti contro Leonardo per il riarmo e il conflitto in Palestina

Un’azione eclatante per puntare il dito contro l’industria bellica italiana. Questa mattina, alcuni attivisti della rete «Stop Riarmo» sono saliti sul tetto dello stabilimento Leonardo Spa di Caselle Torinese, esponendo una bandiera palestinese e uno striscione con la scritta “Stop genocidio e riarmo. Leonardo complice”. Il gesto, di chiaro impatto simbolico, ha immediatamente attirato l’attenzione delle forze dell’ordine: sul posto sono intervenuti gli agenti della Polizia di Stato in servizio all’aeroporto di Caselle e i carabinieri della compagnia di Venaria Reale.

La protesta si inserisce in una più ampia campagna di solidarietà internazionale con la Palestina. Gli attivisti hanno voluto denunciare quella che definiscono la “complicità dell’industria italiana con il genocidio palestinese in corso” e, più in generale, una crescente spirale di militarizzazione e riarmo che vede nel colosso della difesa Leonardo un attore centrale.

Foto d'archivio

L’iniziativa non è stata isolata: nel pomeriggio, la mobilitazione si è spostata a Torino, al Parco del Valentino, con una giornata di eventi contro il riarmo. In programma: spettacoli, una tavola rotonda e momenti di confronto pubblico sul militarismo, la guerra e la riconversione dell’industria bellica in Italia.

L’azione a Caselle è servita da inedito prologo visivo alla protesta torinese, e ha rilanciato un messaggio politico preciso: “Non vogliamo che le nostre città ospitino fabbriche che alimentano conflitti nel mondo. Leonardo deve rendere conto della sua produzione militare e dei suoi clienti”.

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