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25 Maggio 2025 - 16:16
Il sindaco Matteo Chiantore
Sabato 24 maggio, Ivrea si è fermata. E ha marciato. Con dignità, con fermezza, con una voce sola. Una voce che chiedeva pace, giustizia, e la fine immediata delle violenze nella Striscia di Gaza. Quella che si è riversata nelle strade del centro non è stata una semplice manifestazione: è stata una presa di coscienza collettiva, un grido civile, un richiamo alla responsabilità internazionale.
Secondo gli organizzatori erano almeno 1.500, ma a colpo d’occhio sembravano anche di più: oltre duemila persone, partite dal piazzale dell'ex stazione, hanno attraversato tutta la città, sventolando bandiere palestinesi, mostrando striscioni con scritte come “Cessate il fuoco” e osservando momenti di silenzio che parlavano più di mille slogan. Tra la folla si riconoscevano famiglie, studenti, insegnanti, attivisti e amministratori, accomunati da uno spirito che Ivrea conosce bene: quello delle grandi battaglie civili.
Al fianco dei cittadini, ben 21 sindaci e un consigliere regionale, Alberto Avetta del Pd, uniti non sotto una sigla partitica, ma sotto la fascia tricolore. Hanno camminato fianco a fianco con la popolazione, dando un messaggio forte e chiaro: le istituzioni non si voltano dall’altra parte.
A guidare la delegazione c’era il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, affiancato tra gli altri da Renzo Galletto (Montalto Dora), Luigi Ricca (Bollengo), Maurizio Tentarelli (Chiaverano), Rosanna Tezzon (Albiano d’Ivrea), Sonia Cambursano (Strambino), Oscarino Ferrero (Romano Canavese), Antonio Mazza (Banchette), Ivo Peretto (Settimo Vittone) e tanti altri amministratori del territorio.
Alla fine del corteo, il sindaco Matteo Chiantore ha preso la parola con un discorso che ha colpito per chiarezza e tono istituzionale: “L’escalation di drammatici eventi in Medio Oriente, la perdurante assenza di pressioni incisive da parte della comunità internazionale e, in particolare, dell’Unione Europea, di fronte al massacro di un popolo, mi ha interpellato come uomo, come cittadino, come rappresentante di una comunità pluralista e multiculturale”.
Poi l’appello diretto: “Tacere significa accettare. Voltarsi dall’altra parte è vile. I bombardamenti indiscriminati sugli ospedali e il blocco degli aiuti umanitari sono crimini di cui Israele dovrà rispondere”.
Parole forti, pronunciate però con compostezza, in un clima di assoluto rispetto e dialogo, che hanno raccolto il silenzioso consenso della piazza.
“Il nostro impegno deve essere inclusivo e rispettoso. Solo attraverso il dialogo possiamo contribuire a soluzioni giuste e durature”, ha aggiunto Chiantore, chiedendo poi esplicitamente alla consigliera metropolitana Sonia Cambursano di farsi portavoce presso il sindaco di Torino e metropolitano, Stefano Lo Russo, affinché anche le grandi città si uniscano a questa richiesta di umanità e cessate il fuoco.
Ma mentre la città marciava, la polemica montava altrove.
A pochi metri, nella Sala Santa Marta, si svolgeva nello stesso pomeriggio un convegno sulla sicurezza organizzato da Fratelli d’Italia. Si parlava di baby gang, degrado urbano, ordine pubblico. E lì, gli esponenti del partito non hanno gradito la scelta del sindaco di partecipare al corteo.
Il consigliere comunale Andrea Cantoni ha affidato a una nota il suo dissenso.
“Mentre il Sindaco sfilava con la fascia tricolore insieme ai ProPal – invece di imparare qualcosa dai nostri ospiti – noi affrontavamo i problemi veri della città”.
Il convegno vantava tra i relatori il luogotenente Maurizio Caputo, già comandante della stazione dei Carabinieri di Settimo Vittone, il professor Marco Lombardi, la presidente del comitato Sicurezza al Centro Piera Paonessa, l’onorevole Augusta Montaruli e il coordinatore provinciale Fabrizio Bertot.
Ancora più critico il coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia, Fabrizio Lotito.
“Grazie sindaco Chiantore - commenta con sarcasmo - per la sua vicinanza alla causa palestinese. Ma non servivano le sue parole. Tutti noi siamo già vicini alle vittime. Evitare la strumentalizzazione politica del loro dolore dovrebbe essere un dovere”.
Poi, l’affondo politico: “Il sindaco accusa il Governo di silenzio, ma è lui che da mesi tace davanti ai problemi di Ivrea. Degrado, criminalità, disagio: Chiantore è assente. Parla di Gaza perché non sa cosa dire su Ivrea”.
Una polemica aspra, che ha riportato in primo piano il rapporto – mai semplice – tra amministrazione locale e temi globali. Da una parte, la voce di chi sostiene che un sindaco debba occuparsi solo del territorio. Dall’altra, quella di chi rivendica che un amministratore sia anche cittadino del mondo, con una coscienza che non può fermarsi ai confini comunali.
Ma se la politica si divide, la piazza no. La piazza ha camminato. Ha cantato. Ha osservato momenti di silenzio. Ha chiesto Pace.
E, come ha detto una manifestante, a bassa voce, mentre il corteo si scioglieva al tramonto: “A volte non si può restare in silenzio. Nemmeno quando si amministra una città”.
***
Cari cittadine, cittadini e rappresentanti delle nostre comunità,
ringrazio il Comitato Ivrea per la Palestina e il Presidio per la Pace di Ivrea per aver organizzato questo momento di sostegno al Popolo Palestinese.
L’escalation di drammatici eventi in Medio Oriente, la perdurante assenza di pressioni incisive da parte della comunità internazionale e, in particolare, dell’Unione Europea, di fronte al massacro di un popolo mi ha interpellato come uomo, come cittadino, come rappresentante di una comunità pluralista e multiculturale e come tale credo che sia essenziale che queste iniziative, che concentrano l’attenzione su Gaza e sul popolo palestinese, vedano una partecipazione civile sempre maggiore e che siano improntate al dialogo e al rispetto.
Le amministrazioni locali, che rappresentano tutte le componenti delle loro comunità, hanno un forte ruolo amministrativo da svolgere ma anche il dovere di coinvolgere i cittadini e il loro senso civico, offrendo occasioni di dialogo e confronto.
Per questo motivo ho desiderato che altri sindaci fossero qui a testimoniare il nostro impegno civile perché questi tempi difficili richiedono a ciascuno di noi, nei nostri diversi ruoli, di non cedere mai all’indifferenza perché tacere significa accettare.
È inevitabile che la quotidiana crudeltà e la repressione dei diritti umani ai quali assistiamo, ci coinvolgano emotivamente.
È parimenti necessario tenere salda la ragione al fine di compiere delle scelte consapevoli che rafforzino la democrazia, dietro alla quale troppo spesso si fanno scudo governi che sembrano averne smarrito i principi.
Voltarsi da un’altra parte e fingere che questioni internazionali troppo complesse non ci riguardino è un atteggiamento vile; la distruzione sistematica persino degli ospedali di Gaza a causa di bombardamenti indiscriminati e il blocco di aiuti umanitari per centinaia di migliaia di persone ridotte alla fame costituiscono dei crimini di cui il governo israeliano sarà chiamato a rispondere.
La nostra richiesta di azioni e di una forte presa di posizione da parte del nostro Paese non è solo l’espressione della nostra umanità ma risponde al fatto, ormai assodato, che viviamo in un mondo in cui le azioni di un popolo o di uno Stato si ripercuotono inevitabilmente su tutti gli altri.
Pensare di essere parte del mondo globalizzato solo quando si va in vacanza in un luogo esotico o si acquistano prodotti provenienti dall’altra parte del mondo è riduttivo.
La vera cittadinanza globale implica la partecipazione ai diritti e ai doveri sanciti da leggi che tutelano il benessere di tutti, senza distinzioni.
Il nostro impegno deve essere inclusivo e rispettoso, evitando strumentalizzazioni e divisioni che minano la coesione sociale.
Solo attraverso il dialogo e il rispetto reciproco possiamo contribuire a trovare soluzioni giuste e durature per la crisi nella Striscia di Gaza, che coinvolge diritti umani e giustizia internazionale.
Concludo ringraziando nuovamente i sindaci intervenuti e chiedo con forza la collaborazione di Sonia Cambursano, in qualità di Consigliera, affinché si faccia portavoce presso il Sindaco metropolitano Lo Russo per coinvolgere una parte ancora più ampia della società civile.
Non possiamo più permetterci di restare indifferenti di fronte a un silenzio assordante del nostro Governo: è giunto il momento di far capire che noi cittadini vogliamo una presa di posizione.
Grazie per la vostra attenzione
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