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“Giorgia Meloni terrorista”: scritta a Torino scatena polemica politica tra accuse e tensioni

Fratelli d’Italia attacca Lo Russo, città divisa su antagonisti e legalità

“Giorgia Meloni terrorista"

“Giorgia Meloni terrorista”: scritta a Torino scatena polemica politica tra accuse e tensioni

Una scritta comparsa nella centralissima via Garibaldi, nel cuore di Torino, ha scatenato una nuova polemica politica. Le parole “Giorgia Meloni terrorista” vergate con vernice nera su un muro hanno innescato la dura reazione della senatrice torinese di Fratelli d’Italia, Paola Ambrogio, che parla apertamente di una città “ostaggio dei centri sociali e del mondo antagonista”.

Un'accusa pesante, che non si ferma alla condanna del gesto ma chiama in causa direttamente il sindaco Stefano Lo Russo e le sue scelte politiche. Secondo Ambrogio, l’episodio non sarebbe un caso isolato ma il sintomo evidente di una deriva tollerata, quando non incentivata, dalle istituzioni locali. “È il risultato delle politiche di tolleranza messe in campo dal Sindaco nei confronti delle frange più estreme – ha dichiarato – con tanto di percorso di legalizzazione e sostegno per chi diffonde odio e violenza, come Askatasuna”.

Askatasuna, lo storico centro sociale torinese da anni al centro di controversie, è tornato dunque nel mirino del partito della premier. Per Fratelli d’Italia è inaccettabile ogni tentativo di dialogo con chi “non riconosce e rispetta le strutture democratiche”, come ha ribadito la senatrice: “Lo abbiamo detto e lo ribadiamo. Non ci può essere nessuna apertura verso chi insulta le istituzioni, incita all’odio e sfregia lo spazio pubblico”.

Il gesto, per quanto isolato e circoscritto, si inserisce in un contesto torinese già segnato da un clima di tensione e frizioni tra amministrazione comunale, forze dell’ordine e aree dell’attivismo politico radicale. Negli ultimi mesi, scontri di piazza, manifestazioni non autorizzate e tensioni davanti agli sgomberi hanno contribuito ad alzare il livello dello scontro. L’opposizione di centrodestra, e in particolare Fratelli d’Italia, denuncia da tempo una mancata fermezza da parte del Comune, in particolare nella gestione di spazi occupati e dell’interlocuzione con gruppi considerati incompatibili con i principi democratici.

Dall’altro lato, la Giunta Lo Russo ha più volte difeso la propria linea di legalità e confronto, sottolineando che il dialogo con le realtà giovanili e culturali, anche critiche, non significa accettare la violenza ma piuttosto cercare strumenti di ricomposizione sociale. Finora, però, dal Comune non è arrivata alcuna replica ufficiale alle parole della senatrice Ambrogio, né una condanna pubblica delle scritte apparse nella via dello shopping torinese.

Il problema è anche simbolico. Via Garibaldi, una delle strade pedonali più frequentate della città, rappresenta l’immagine turistica e civile di Torino. Vedere comparire scritte contro la presidente del Consiglio non è solo un atto vandalico, ma viene vissuto da molti come una provocazione diretta al cuore istituzionale della città. Non è la prima volta che scritte o affissioni dal contenuto politico estremo compaiono nei quartieri centrali. E proprio questo aumenta la pressione sulla Giunta comunale, chiamata a dare segnali chiari sul rispetto degli spazi pubblici e sull’argine al degrado.

Intanto, la polemica si è già estesa ai social e ai palazzi romani. In ambienti di governo si teme che episodi del genere, lasciati senza risposta, finiscano per rafforzare una narrativa di “città fuori controllo”, alimentando sentimenti di insicurezza e sfiducia nell’azione amministrativa. Alcuni esponenti di FdI chiedono che vengano valutati interventi del Ministero dell’Interno, per accertare se la situazione torinese richieda un monitoraggio più stringente, anche in vista delle prossime scadenze elettorali.

La scritta è stata rimossa nel giro di poche ore, ma le parole restano. Più che l’atto in sé, è il significato che si porta dietro a preoccupare chi, come Paola Ambrogio, lo interpreta come il frutto “di una lunga stagione di ambiguità verso i centri sociali”. Una città divisa, ancora una volta, tra visioni inconciliabili di legalità, dissenso e partecipazione.

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