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Ordinanza per la sicurezza o ordinanza anti-Atiq? L'ultimo provvedimento di Castello mette i commercianti contro

Esiste un problema di sicurezza in città. E l'amministrazione comunale se la prende con il bersaglio più facile: Atiq. Ma anche i baristi di via Torino e piazza della Repubblica non sono contenti per il divieto di vendere alcolici da asporto: loro non possono e gli altri? Più che un'ordinanza, un colabrodo normativo...

Atiq ha affisso l'ordinanza del sindaco sul frigorifero del suo mini-market

Atiq ha affisso l'ordinanza del sindaco sul frigorifero del suo mini-market

Il bersaglio è chiaro. Perché cartina di Chivasso e ordinanza del sindaco Claudio Castello alla mano, non è necessario avere il fiuto di Sherlock Holmes per capire che resta un solo locale del centro storico realmente colpito dall’ordinanza anti-alcolici che da ieri fa discutere tutta la città.

Non avete ancora capito qual è? Ma come no!

Atiq Express Mini-Market” di Atiqur Rahman, per tutti semplicemente Atiq.

Si chiama Atiq, viene dal Bangladesh, e ha commesso un solo vero "reato": amare Chivasso. Amarla così tanto da investire tutto in questa città che lo aveva accolto a calci e pugni — letteralmente — durante un Capodanno di anni fa, quando un branco di vigliacchi ubriachi lo massacrò in via Torino mentre cercava solo di vendere qualche rosa per sopravvivere. Amarla così tanto da restare. E da costruire qui il suo futuro, aprendo un mini-market in piena pandemia, trasferendo moglie e figlio, lavorando sette giorni su sette per tirare avanti.

Oggi il Comune di Chivasso, con la firma del sindaco Claudio Castello, lo colpisce a freddo. Con un'ordinanza, la n. 307 del 1° luglio 2025, stabilisce il divieto di vendita e somministrazione di alcolici in diverse zone della città tra cui proprio via Torino.

A partire dalle 20.00 e fino alle 6.00 del mattino seguente. Fino al 26 agosto.

L’obiettivo, scrive l’amministrazione, è prevenire i “bivacchi”, migliorare la “vivibilità urbana”, tutelare “la sicurezza pubblica”.

Parole vuote, che dietro il velo della legalità nascondono l’incapacità — o la non volontà — di affrontare i veri problemi.

"Per colpa di due o tre persone che degradano la città, noi veniamo penalizzati - commenta Beppe Sartori di Dom's -.  Se questo provvedimento servisse davvero, potrei anche essere d’accordo, ma se uno ha l'abitudine di ubriacarsi tutte le sere le birre se le procura lo stesso. Mezz'ora prima dell'entrata in vigore dell'ordinanza. Comprandosele in via Po piuttosto che in piazza. Cosa si risolve in questo modo? A mio avviso nulla. Si penalizza solo una categoria, la nostra, che di per sé è già sofferente".

"Ma come faccio ad essere contenta di quest'ordinanza - commenta Vittoria Piperato del Bar Posta e della Caffetteria La Fenice -. Si vuole garantire la sicurezza? Bene! Si estenda il divieto a tutti, non solo ad alcuni...

La cartina tornasole di questo provvedimento del sindaco Castello ha il volto scuro e preoccupato di Atiq.

I bar, quelli delle zone interessate dal provvedimento, possono infatti continuare a somministrare alcolici al tavolo. 

Ma lui, il mini-market di Atiq, no. Lui deve chiudere i frigoriferi alle 20. Per lui, che paga 1.200 euro di affitto al mese, che lavora fino a notte fonda perché “solo la sera entra qualcuno”, che tiene in piedi la sua famiglia con la fatica. Per lui nessuna deroga, nessuna tolleranza. Solo divieti. 

E' giusto che la responsabilità dei bivacchi e dei vandalismi ricada solo su alcuni? Quegli "alcuni" che per l'amministrazione chivassese hanno chiaramente un nome e cognome a leggere l'ordinanza e le aree su cui si applica?

Diciamo la verità. Siamo di fronte all’ennesima pagina di quella politica ipocrita, borghese e pusillanime che non ha il coraggio di agire davvero, che non riesce o non vuole usare le forze dell’ordine per colpire chi veramente devasta la città — quei quattro o cinque imbecilli che da anni fanno scempio del centro tra vandalismi, urla, bottiglie rotte e insulti — e allora decide di fare la voce grossa con chi non ha santi in paradiso. Con lo straniero, con il piccolo, con il solo. Con chi non ha parenti da mobilitare per le elezioni. Con chi non vota, non fa rumore, non conosce assessori.

E allora la trovata geniale è questa: vietare la vendita di alcolici in via Torino, ma non in via Siccardi, che è lì a due passi.

Vietare la somministrazione in piazza della Repubblica, ma non in via Po, che è praticamente attaccata.

Lasciare che alle 19.50 chiunque possa comprarsi una bottiglia di vodka al supermercato e scolarsela in via della Misericordia o su una panchina di via San Marco, a un metro da via Torino, senza incorrere in alcuna sanzione.

Insomma, un colabrodo normativo costruito con l’unico obiettivo reale di punire un singolo commerciante: Atiq.

Il sindaco di Chivasso Claudio Castello

L’ordinanza era già stata sperimentata nel periodo invernale nella zona della stazione — dalle 16.30 alle 6.00 — e i risultati? Zero. Come dimostra, tanto per fare un esempio, l’aggressione subita in pieno pomeriggio da un sedicenne sulla passerella della stazione da un balordo con un coltello in mano.

Nessun miglioramento concreto della sicurezza in piazza Garibaldi e nella zona del Movicentro.

Anche se gli amministratori chivassesi, nell'ordinanza del 2 luglio, ne raccontano un'altra: ossia una “diminuzione della sensazione di insicurezza” dopo la sperimentazione. Ma da parte di chi? Quando? Dove? Boh! 

La realtà è che non c’è stata alcuna strategia seria: nessun aumento di pattuglie, nessuna repressione reale degli atti vandalici, nessuna azione sui soliti noti. Si è scelto l’effetto placebo. E ora si replica nel centro storico, con un’ordinanza scritta con il righello dei burocrati.

La verità è che questa ordinanza è un atto che puzza tanto di discriminazione. Non perché lo siano le leggi, ma perché lo è l’intenzione che le muove. Perché applicarle in modo selettivo significa creare commercianti di serie A e commercianti di serie B.

Significa punire non il comportamento, ma la condizione sociale.

Atiq non ha fatto nulla di illegale. Non ha venduto a minorenni e quando lo ha fatto, come successo in passato, ha pagato.

Non ha dato fastidio a nessuno. Ha solo lavorato. Sì vendendo birre e bevande ad un prezzo inferiore rispetto a quelli di bar e ristoranti aperti la sera a Chivasso, ma di certo non si può fargli una colpa di questo. Tanto più se a fargliela è l'amministrazione comunale. 

Eppure abbiamo la sensazione che Atiq sia diventato il capro espiatorio perfetto. Uno straniero, piccolo commerciante, senza voce e senza difese.

Da quando ha aperto l'attività, nel giugno 2020, ne ha viste di tutti i colori.

Nel 2023, ad esempio, in meno di dodici mesi, Atiq ha ricevuto almeno tre volte le visite degli agenti della Polizia Municipale di Chivasso.

Nella prima gli hanno elevato una multa di mille euro perché non aveva affissi, all’ingresso del locale, gli orari di apertura e di chiusura settimanali. 

Nella seconda e nella terza gli sono state elevate le multe per gli alcolici che avrebbe venduto a dei minorenni. Cosa che, è fuor di dubbio, non s’ha da fare. Ma intanto ha pagato, oltre che con le sanzioni, anche con la chiusura per venti giorni dell'attività.

Oggi arriva l'ordinanza anti-alcolici. O, come qualcuno in città ha già definito, l'ordinanza anti-Atiq.

Dunque, che resta da fare? 

Appellarsi al sindaco Claudio Castello e a quella sua innata capacità di fare un passo indietro ogni volta che s'agita il popolo di fronte alle decisioni "un po' così" prese dalla sua amministrazione.

Gli ultimi dietro-front, tanto per citare i più recenti, appena quindici giorni fa, quando dopo le proteste dei commercianti, ha cambiato (sensibilimente, ndr) idea sulle sanzioni per le morosità Tari e sui parcheggi blu di viale Vittorio Veneto. 

Insomma, Castello fa qualcosa di sinistra e ritira questa benedetta ordinanza: levaci questa puzza di pesante discriminazione che ci prende le narici più di quest'insopportabile afa di luglio.

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