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Torino rovente nel 2050: in futuro, rischio alluvioni e siccità

Allarme caldo estremo e sfide climatiche su salute, infrastrutture e agricoltura in Piemonte, strategie di adattamento urgenti secondo AXA Climate

Torino rovente nel 2050

Torino rovente nel 2050: in futuro, rischio alluvioni e siccità

Entro il 2050 Torino potrebbe affrontare oltre 40 giorni in più all’anno di caldo estremo, con temperature superiori ai 35 gradi centigradi. È quanto emerge da un allarmante studio pubblicato da AXA Climate, divisione del gruppo assicurativo AXA specializzata in scienza del clima e analisi dei rischi. Lo scenario tracciato dallo studio – presentato al Museo del Risorgimento di Torino con il patrocinio dell’ANIA e del Comune – prefigura una trasformazione profonda del clima piemontese, con conseguenze su salute, economia e vivibilità urbana.

Nel dettaglio, Torino registrerà 12 giornate in più ogni anno con temperature sopra i 35°C all’ombra, mentre Alessandria sarà ancor più colpita, con un incremento previsto di 30 giornate. Numeri che fanno tremare, soprattutto se letti alla luce dell’effetto isola di calore urbana, che in città come Torino tende ad amplificare l’impatto del caldo. A soffrirne saranno in particolare anziani, bambini, persone fragili e residenti in abitazioni prive di ventilazione o verde urbano.

I rischi non riguardano solo il benessere personale: l’intero tessuto infrastrutturale del Piemonte sarà messo alla prova. Secondo i modelli di AXA Climate, la A5 Torino-Aosta potrebbe diventare in alcuni tratti impraticabile per l’innalzamento delle acque fino a 130 cm, con conseguente blocco di traffico e collegamenti. L’effetto combinato di piogge torrenziali e infrastrutture inadeguate renderà le alluvioni fluviali sempre più frequenti, colpendo in particolare la zona della Pianura Padana, già oggi ad alta densità abitativa e agricola.

A peggiorare il quadro è l’aggravarsi dello stress idrico, in particolare nel sud della regione, dove si stima che oltre il 40% delle risorse idriche disponibili sarà consumato entro metà secolo. La viticoltura nelle Langhe, simbolo dell’identità piemontese e dell’eccellenza agroalimentare italiana, è tra le attività economiche più a rischio. L’indice medio di stress idrico passerà dal 31% attuale al 44% nel 2050, un incremento che metterà in discussione la qualità delle uve, la produttività dei vigneti e la competitività internazionale dei vini piemontesi.

Secondo AXA, i rischi climatici non sono più una proiezione lontana, ma una realtà imminente che impone risposte rapide e coordinate. Il gruppo assicurativo ha avviato in Italia un ciclo di incontri pubblici dedicati proprio alla crisi climatica, di cui Torino rappresenta la quinta tappa. Obiettivo: fornire strumenti concreti a imprese e pubbliche amministrazioni, con una particolare attenzione al mondo agricolo e alle PMI.

Tra le soluzioni già in campo figura Altitude, software proprietario che combina dati climatici, ambientali e territoriali per analizzare scenari di rischio personalizzati e suggerire strategie di adattamento, come l’adeguamento delle infrastrutture, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la riorganizzazione dei servizi essenziali.

Ma non bastano le tecnologie. È fondamentale investire in infrastrutture resilienti, capaci di resistere agli eventi estremi. Servono reti di drenaggio urbano più efficienti, sistemi idrici intelligenti, politiche edilizie che favoriscano il raffrescamento naturale e l’utilizzo di materiali innovativi. Inoltre, il verde urbano non è più un optional: occorre ripensare completamente il rapporto tra città e natura, con parchi, alberature stradali e tetti verdi.

Sul fronte agricolo, gli esperti spingono per un’adozione su larga scala di pratiche come l’agroforestazione, l’irrigazione goccia a goccia, il ripristino dei suoli e l’introduzione di varietà colturali più resistenti alla siccità. Le istituzioni locali e regionali dovranno accompagnare questa transizione, anche attraverso incentivi mirati e formazione per gli operatori del settore.

L’allarme è stato raccolto anche dal sottosegretario alla Presidenza della Regione Piemonte, Claudia Porchietto, che ha sottolineato come i dati presentati «riguardino da vicino la nostra Regione e la città di Torino», aggiungendo che «serve una risposta immediata, integrata e condivisa». Per Porchietto è indispensabile promuovere una cultura della prevenzione, dotare le istituzioni di strumenti scientifici aggiornati e rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato.

Anche l’ANIA, rappresentata dal co-direttore generale Umberto Guidoni, ha rimarcato il ruolo dell’assicurazione nella protezione dai danni legati al cambiamento climatico, evidenziando che entro fine anno tutte le imprese saranno obbligate per legge a dotarsi di copertura contro i danni catastrofali. Una misura che, secondo Guidoni, non protegge solo il patrimonio ma «garantisce la continuità produttiva», messa oggi più che mai a rischio da eventi atmosferici imprevedibili.

Il Piemonte, già oggi tra le regioni più esposte al rischio idrogeologico, non può permettersi ulteriori ritardi. La crisi climatica non aspetta, e il tempo per agire è ora. Le parole chiave sono mitigazione, adattamento e responsabilità collettiva. Ma soprattutto è necessario uscire dalla logica dell’emergenza per entrare in quella della pianificazione: prevedere, prevenire, proteggere.

Torino, come tutte le città italiane, dovrà cambiare volto: meno asfalto e più verde, meno consumo e più efficienza, meno reattività e più preparazione. La sfida è immensa, ma il futuro dipende dalle scelte di oggi. E ogni giorno che passa senza agire, è un giorno in più sotto i 40 gradi.

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