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01 Luglio 2025 - 00:04
Il taglio del nastro della mostra sulla marina
Per celebrare il 60° anno dalla fondazione del gruppo “Alberto Banfi” di Cuorgnè e Canavese, l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia ha organizzato domenica 29 giugno una giornata di festeggiamenti. Dopo l’ammassamento nel cortile del palazzo municipale è partita la sfilata verso la chiesa parrocchiale, con una sosta davanti alla RSA “Umberto I” per salutare direzione, operatori ed ospiti. Al termine della messa, ci si è diretti verso il Monumento ai Caduti del Mare, risistemato due anni fa a cura del gruppo “Banfi”. Qui si è svolto il resto della cerimonia, con il saluto del presidente Domenico Lastella, quelli delle autorità, la premiazione dei soci anziani del gruppo e la consegna di una pergamena ricordo ai gruppi partecipanti. Nell’occasione è stata inaugurata una targa che ricorda i <Ragazzi di Monte Serra> ovvero le vittime di una tragedia poco nota al grosso pubblico ma ben presente nella memoria della Marina Militare.
Accadde il 3 marzo 1977. Un <Hercules C-130> partito dall’aeroporto di Pisa per un <volo di ambientamento> dedicato agli allievi della 1° Classe dell’Accademia Navale di Livorno, si schiantò pochi minuti dopo il decollo contro le alture del Monte Serra, che divide Pisa da Lucca. Non ci furono superstiti. Morirono i 38 allievi (tutti fra i 19 e i 20 anni di età), l’Ufficiale accompagnatore e i 5 membri dell’equipaggio. Le cause dell’incidente non furono chiarite: l’inchiesta civile parlò di gravi inefficienze del mezzo, quella militare imputò la causa principale al <fattore umano>. La Procura decise di archiviare il caso. I familiari dei 38 cadetti e dell’Ufficiale accompagnatore si riunirono allora in un’associazione sia per mantenere viva nel tempo la memoria dei loro cari sia per impegnarsi al fine di evitare il ripetersi di tragedie come questa.
Una delle vittime, Guido Verna, era canavesano ed è sepolto nel cimitero di San Giorgio. La famiglia, originaria di Salto anche se si era trasferita a Torino, aveva vissuto una tragedia analoga trentacinque anni prima: lo zio del ragazzo, che portava il suo stesso nome, era perito in un incidente di volo.
La presenza dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia a Cuorgnè può sembrare un paradosso ma non lo è. Il perché lo spiega Raffaele Leone, uno dei tesserati più attivi del gruppo: “I canavesani arruolati furono molti finché rimase in vigore la leva obbligatori. La presenza precoce di tante aziende metalmeccaniche fece sì che ottenessero importanti commesse ed erano in vigore convenzioni in base alle quali la prima destinazione per coloro che lavoravano in imprese come la Botto era proprio la Marina: solo se dichiarati rivedibili finivano nell’Esercito”.
D’altra parte come dimenticare che l’ammiraglio Pullino, progettista del primo sommergibile italiano, era di Castellamonte?
Il gruppo cuorgnatese dell'associazione Marinai d'Italia
UNA MOSTRA SULLA MARINA: “IL MARE NON È SOLO ACQUA”
In attesa dei festeggiamenti del 29 giugno, nei giorni precedenti è stato possibile visitare la mostra <La Marina siamo noi>, allestita nell’ex-chiesa della Trinità e composta da fotografie, pannelli illustrativi, divise, modelli di navi e sommergibili prestigiosi. L’inaugurazione si è tenuta nel pomeriggio di giovedì 26 e Raffaele Leone ha fatto da guida esordendo con una precisazione: “Il mare non è solo acqua e la Marina non è solo un’Arma. Ci si addestra ad un’ipotetica guerra – speriamo di non farne mai, ce ne sono già troppe in giro! – ma nel quotidiano ha molti altri compiti. Prendiamo i rifornimenti di gas tramite i gasdotti sottomarini: chi vigila su di essi? Le comunicazioni, prima dei satelliti, avvenivano attraverso milioni di chilometri di cavi sottomarini: chi li controllava? Le Marine di tutto il mondo. La Marina sorveglia le coste, protegge le rotte delle imbarcazioni civili, controlla lo svolgimento dei commerci, contrasta la pirateria. Molti pensano che i pirati siano figure legate ai libri d’avventura della nostra infanzia ma non è così: ci sono ancora!”.
Proseguendo nell’elenco, ha posto l’accento su altri aspetti: “Guardia Costiera e Capitanerie di Porto vigilano sull’inquinamento, si occupano della salvaguardia dell’ambiente marino e recano soccorso durante le emergenze. Nel 2010, quando si verificò lo spaventoso terremoto di Haiti e della Repubblica Dominicana, la nostra nave ammiraglia partì carica di aiuti e poi rimase alla fonda davanti al porto con la funzione di nave-ospedale. Di recente abbiamo provato a portare soccorso ai bambini palestinesi”.
La mostra
Citando l’incontro con le scuole tenutosi qualche tempo fa, il sindaco di Cuorgnè Giovanna Cresto ha ricordato come i ragazzi si fossero stupiti nell’apprendere che in Marina servono titoli di studio di tutti i tipi. “Una nave – ha spiegato Leone – è come un piccolo comune: i sindaci possono essere bravissimi ma senza una struttura preparata e collaborativa non combinano nulla. Sulle imbarcazioni servono il medico, il farmacista, il panettiere, il cuoco, l’elettricista, il motorista e tutti devono lavorare all’unisono se no la nave non si muove di un centimetro. La Marina è un’Arma completa: può operare sul mare, sotto il mare (con sommergibili, palombari e sommozzatori), in aria con l’Aviazione Navale e a terra. Rappresenta un’opportunità di lavoro ed un modo per vivere esperienze eccezionali: pensate ai due anni di viaggio intorno al mondo della <Amerigo Vespucci>, la nave-scuola degli Allievi Ufficiali. Superare la selezione per entrare a far parte della truppa è abbastanza semplice: oltre ai requisiti fisici, basta l’assenza di tatuaggi sulle braccia. È chiaro che se si è abituati all’<happy hour> tutte le sere alle 20, non si è adatti alla vita di mare, che peraltro non manca di svaghi”.
Il presidente del gruppo Domenico Lastella ha precisato: “I turni di guardia sono di 4 ore, alternati ad 8 ore di riposo e tutte le sere, al cambio turno di mezzanotte, viene offerta la pizza a tutto l’equipaggio”. Il problema degli spazi ristretti è stato in parte superato dato che la tecnologia ha ridotto il numero dei marinai imbarcati: “Ai miei tempi ce n’erano 200-250 ed anche 330 a seconda del tipo di missione; ora fra 90 e 120 e la poco accogliente suite dei marinai è un po’ migliorata”.
Leone ha concluso la sua visita guidata con una precisazione rispetto alle tante polemiche degli ultimi anni sul salvataggio dei migranti alla deriva: “Sono discussioni che riguardano la politica ma c’è un codice internazionale adottato da tutte le Marine: quando si scorge qualcuno in mare, prima lo si issa a bordo, poi gli si chiede chi è e che numero di scarpe porta”.
Marinai di Cuorgnè con le autorità
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