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30 Giugno 2025 - 10:33
Tariffe Arera migliorano l’efficienza e riducono i divari: una nuova gestione dei rifiuti in Italia
Più efficienza, meno disuguaglianze e costi contenuti. La gestione dei rifiuti urbani in Italia sta cambiando volto grazie al metodo tariffario Arera, introdotto nel 2020 e ora oggetto di un’analisi approfondita da parte del Cesisp dell’Università Milano-Bicocca. I risultati sono stati presentati in un incontro pubblico alla presenza del ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e del presidente di Arera Stefano Besseghini, e tracciano un bilancio incoraggiante: nel triennio 2021-2023, la performance media del servizio è migliorata del 14% rispetto al quinquennio precedente, con risparmi potenziali per oltre 300 milioni di euro annui se tutte le regioni raggiungessero i livelli dei territori più virtuosi.
La rivoluzione parte dai numeri. Lo studio del Cesisp – guidato da Massimo Beccarello e Giacomo Di Foggia – ha analizzato un campione di 5.000 comuni italiani, prendendo in esame i costi, i livelli di efficienza e l’impatto delle diverse modalità di raccolta. L’introduzione del metodo tariffario, spiega lo studio, ha prodotto due effetti principali: una maggiore efficienza operativa nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani e una riduzione delle disomogeneità territoriali del 13%.
Il divario territoriale, però, resta. Il Triveneto – con in testa Trento, Venezia e Trieste – si conferma tra learee più performanti, con gestioni virtuose, costi ottimizzati e buoni livelli di raccolta differenziata. All’opposto, città come Napoli, Perugia e Bologna mostrano ampie possibilità di miglioramento, soprattutto nei segmenti di raccolta e smaltimento. Se tutte le regioni operassero secondo gli standard delle migliori, si potrebbe arrivare a risparmiare 202 milioni nella logistica e 121 nel trattamento finale, per un totale di 323 milioni annui.
Il modello funziona, soprattutto dove si investe. Tra i fattori che influenzano i risultati, la raccolta differenziata porta a porta si conferma determinante: dove è adottata con costanza, i costi si abbassano e i materiali riciclati aumentano. La Tari puntuale – sistema che calcola la tariffa in base ai rifiuti effettivamente prodotti – si è dimostrata particolarmente efficace nel Nord Italia, dove ha incentivato comportamenti virtuosi e contribuito al contenimento della spesa.
Al Sud e in parte del Centro Italia, invece, l’impatto è meno marcato, soprattutto nelle aree dove la dotazione impiantistica è ancora insufficiente. In questi territori, la tariffazione puntuale non basta da sola: serve un piano infrastrutturale in grado di sostenere una raccolta di qualità e garantire il trattamento in loco, evitando costosi trasporti extraregionali.
Arera, con il nuovo metodo tariffario, ha imposto un cambio di rotta. Non più gestioni opache, né tariffe scollegate dai risultati: il nuovo approccio mette al centro la trasparenza, l’equità e il merito, premiando chi ottimizza i processi e investe in innovazione. Secondo Beccarello e Di Foggia, si tratta di un passaggio storico verso un sistema regolato, misurabile e paragonabile, capace di superare le logiche emergenziali che per decenni hanno segnato la gestione dei rifiuti in molte aree del Paese.
Il nodo resta ambientale, oltre che economico. Lo studio sottolinea come un miglioramento dei livelli di efficienza non sia solo un vantaggio in termini di bilancio, ma anche un volano per l’economia circolare. Ogni tonnellata di rifiuto avviata al recupero materiale significa meno consumo di risorse vergini, meno emissioni, meno discariche. La regolazione, dunque, diventa strumento per orientare il sistema verso obiettivi ambientali e ridurre la pressione sugli enti locali.
Nel corso della presentazione, il ministro Pichetto Fratin ha ribadito l’importanza della collaborazione tra istituzioni, università e operatori del settore: «Abbiamo bisogno di dati e analisi solide per guidare le politiche ambientali. Il metodo Arera è una base concreta per costruire una gestione dei rifiuti più giusta, più efficiente, più vicina ai cittadini».
La sfida ora è duplice: consolidare i risultati raggiunti e portare il Mezzogiorno al passo del resto del Paese. In alcune province meridionali, la raccolta differenziata è ancora ferma sotto il 40%, e mancano impianti di trattamento adeguati. Senza un piano di investimenti strutturali, sarà difficile sfruttare a pieno i benefici del nuovo sistema tariffario.
Tuttavia, conclude il rapporto Cesisp, la direzione è quella giusta: «Il nuovo assetto regolatorio rappresenta un passo avanti decisivo verso una gestione più efficiente, trasparente ed equa dei rifiuti urbani in Italia, valorizzando le buone pratiche e riducendo i divari storici tra territori».
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