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San Maurizio Canavese, sicurezza in cambio della libertà: 140 le telecamere sparse su tutto il territorio

San Maurizio Canavese: sicurezza urbana rafforzata o controllo invasivo? 140 telecamere alimentano il dibattito sulla privacy

San Maurizio Canavese

San Maurizio Canavese, sicurezza in cambio della libertà: 140 le telecamere sparsi su tutto il territorio

San Maurizio Canavese è sempre più sotto osservazione. Con l’installazione di dieci nuove telecamere, il sistema di videosorveglianza comunale ha raggiunto quota 140 “occhi elettronici”, sparsi su tutto il territorio, dalle frazioni alla stazione ferroviaria, passando per parchi, incroci e aree sensibili. Un ampliamento reso possibile grazie a un finanziamento del Ministero dell’Interno, gestito con il coordinamento della Prefettura di Torino. L’investimento complessivo è stato di circa 130mila euro, interamente coperto da fondi statali.

L’intervento si inserisce in un piano più ampio di rafforzamento della sicurezza urbana, che vede da anni l’amministrazione comunale impegnata nel monitoraggio capillare del territorio. Le nuove postazioni sono già operative e trasmettono immagini in tempo reale alla sala di controllo della polizia municipale, ospitata in via XX Settembre. Qui, i monitor vengono utilizzati per verificare situazioni sospette, identificare responsabili di atti vandalici o reati contro il patrimonio, ma anche per documentare abbandoni di rifiuti o incidenti stradali con pirati della strada.

L’assessore alla Sicurezza, Andrea Persichella, ha dichiarato che la copertura attuale è buona, ma non definitiva. L’intenzione dell’amministrazione è quella di non fermarsi, continuando ad ampliare il sistema nel caso si rendano disponibili nuovi fondi. Le priorità restano la prevenzione, la deterrenza e la possibilità di intervento rapido da parte delle forze dell’ordine.

Telecamere di video-sorveglianza

Ma se il tema della sicurezza urbana sembra raccogliere un consenso trasversale, resta aperta la questione del controllo. L’espansione continua delle videocamere negli spazi pubblici solleva interrogativi sul confine tra tutela e invasione, tra diritto alla protezione e erosione silenziosa della libertà individuale. A San Maurizio, come in molti altri comuni italiani, il cittadino è sempre più osservato, non solo nei luoghi sensibili, ma anche nelle zone residenziali, nelle piazze, nelle aree gioco, nei parcheggi.

La scelta, per ora, è chiara: si punta a rafforzare la percezione di sicurezza, anche a costo di aumentare la presenza di dispositivi elettronici che, di fatto, costituiscono una forma permanente di sorveglianza. Le telecamere non vengono utilizzate per rilevare infrazioni al Codice della Strada né per controlli automatici su revisione e assicurazione dei veicoli, come accade in altri paesi vicini. Ma ciò non cancella il dato di fondo: l’occhio pubblico si moltiplica, e con esso il dibattito su come bilanciare protezione e riservatezza.

Nel frattempo, sono in corso i preparativi per la ristrutturazione della sede dei “civich”, che oggi condividono gli spazi con le associazioni Avis, Aido e Admo. Queste ultime verranno trasferite a breve in via Ceresole, liberando così l’edificio di via XX Settembre, che sarà adattato per una sede più funzionale al lavoro della polizia locale, sempre più al centro della gestione tecnologica della sicurezza urbana.

San Maurizio diventa così un esempio di come la smart security entri nella vita quotidiana. Un modello che, se da un lato garantisce efficienza e rapidità nell’intervento, dall’altro impone una riflessione sul prezzo da pagare in termini di libertà, autonomia e anonimato nello spazio pubblico.

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