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“La febbre dell’oro”: film di Charlie Chaplin compie cent'anni

Il capolavoro muto che ha fatto ridere il mondo

 Il capolavoro che trasformò la tragedia in comicità

 Chaplin e il suo Vagabondo incantano anche cento anni dopo

Il 26 giugno del 1925, in una sala di Hollywood, veniva proiettato per la prima volta La febbre dell’oro. Charlie Chaplin, regista, attore, sceneggiatore e produttore, firmava quello che lui stesso avrebbe definito «il film per cui voglio essere ricordato». Un secolo dopo, la promessa è mantenuta. Il pubblico continua a sorridere e commuoversi davanti a quell’omino con bombetta, scarpe troppo grandi e bastone leggero, capace di trasformare la fame in poesia e il dolore in risata.

Ambientato nel paesaggio ostile della corsa all’oro del Klondike, il film racconta le disavventure del Vagabondo, l’alter ego più celebre di Chaplin. Tra tormenti e nevicate, fame e solitudine, l’eroe affronta la miseria con eleganza e ironia. Emblematica è la scena in cui cucina una scarpa e la mangia come fosse una prelibatezza francese, oppure la celeberrima danza dei panini, in cui due forchette diventano gambe ballerine. Lo spunto per il film nacque da un fatto realmente tragico: nel 1847, la spedizione Donner si perse tra le nevi della Sierra Nevada. Dei 160 pionieri partiti per la California, ne sopravvissero solo diciotto. Alcuni si diedero al cannibalismo, altri mangiarono le proprie scarpe. Chaplin, con il suo consueto sguardo poetico, rovesciò l’orrore in umorismo. Le riprese si svolsero per lo più negli studios di Hollywood, ma per l’epica sequenza iniziale venne costruito un set innevato a Truckee, in California, coinvolgendo centinaia di comparse. Il budget raggiunse i 923.000 dollari. Gli incassi superarono i 4 milioni, consacrando il film tra i più redditizi dell’epoca.

L'intramontabile febbre dell'oro di Chaplin e Brock | Sistema Musica

Nel 1942 Chaplin rieditò l’opera, aggiungendo una voce narrante e una colonna sonora orchestrata. La nuova versione ottenne due nomination agli Oscar. Ma è la versione originale muta quella che, secondo molti studiosi e appassionati, conserva intatta la potenza espressiva. Per il centenario, La febbre dell’oro è stata restaurata in 4K dalla Cineteca di Bologna e presentata in anteprima al Festival di Cannes, dove ha ricevuto una lunga standing ovation. In Italia, il film è stato proiettato in diverse città, tra cui Bologna, nella suggestiva cornice di piazza Maggiore, accompagnato da un cineconcerto dell’Orchestra del Teatro Comunale diretta da Timothy Brock. La febbre dell’oro resta una lezione di cinema universale, in cui ogni gesto del Vagabondo comunica più di mille parole. 

A cent’anni dalla sua uscita, il film continua a far ridere e commuovere. Resta un inno alla dignità nella miseria, all’umorismo come salvezza, alla forza dei sogni anche quando tutto sembra perduto. Un testamento umano e artistico che conferma Chaplin come uno dei più grandi poeti del Novecento.

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