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25 Giugno 2025 - 18:13
Così la cattiva alimentazione sta crescendo insieme ai nostri figli
La dieta dei giovani italiani è ormai al centro di un allarme crescente. Secondo l’ultimo rapporto della Fondazione Aletheia, il consumo di cibi ultra-processati tra bambini e adolescenti ha raggiunto livelli preoccupanti. Tra snack dolci, bevande zuccherate e pasti pronti, le abitudini alimentari delle nuove generazioni si stanno allontanando sempre più dai principi di una nutrizione sana ed equilibrata.
I numeri non lasciano spazio a interpretazioni: oltre la metà dei bambini italiani consuma dolci confezionati più di tre volte a settimana, più di uno su quattro beve quotidianamente bibite zuccherate, e oltre il 10% assume regolarmente snack salati. A preoccupare è anche l’assenza di alimenti freschi: un bambino su quattro non mangia mai frutta o verdura. A ciò si aggiunge la cattiva gestione del primo pasto della giornata: quasi l’11% dei giovani salta la colazione, mentre uno su tre la fa in modo inadeguato. Il quadro tracciato dallo studio “Cibo e bambini” è ancora più allarmante se si considera la diffusione del sovrappeso: il 27,3% dei minori italiani è in eccesso ponderale e il 9,6% è già obeso. Una tendenza che non solo incide sulla salute individuale, ma pesa anche sul sistema sanitario, con un costo annuo stimato in 12 miliardi di euro legato alle malattie croniche. In questo contesto, le mense scolastiche si configurano come uno strumento chiave per invertire la rotta. In Europa, il 41% degli alunni delle scuole primarie riceve quotidianamente un pasto gratuito o a prezzo agevolato. Nei Paesi più ricchi, la percentuale sale al 61%. A livello globale, gli investimenti pubblici per l’alimentazione scolastica hanno superato i 48 miliardi di dollari nel 2023, con un aumento di 5 miliardi rispetto al 2020. Nell’Unione Europea, si investono oltre 12 miliardi l’anno, coinvolgendo più di 25 milioni di bambini.
Secondo la Fondazione Aletheia, le scuole rappresentano un punto di partenza essenziale per correggere le cattive abitudini alimentari, promuovere l’educazione nutrizionale e ridurre le disuguaglianze. Le ricerche internazionali mostrano che ogni euro investito nelle mense scolastiche può generare benefici sociali ed economici fino a 17 volte superiori, anche nei Paesi ad alto reddito.
L’Italia, da sempre patria della dieta mediterranea, si trova ora davanti a una sfida culturale e sanitaria. Serve un cambio di paradigma, che parta proprio dalle scuole, per formare nuove generazioni più consapevoli, protette da un sistema alimentare che, se lasciato a sé stesso, tende a premiare la velocità, la pubblicità e il gusto artificiale a discapito della salute.
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