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Il lato oscuro del sonno e l’allarme della biologia

 Il segnale biologico che non va sottovalutato

Un brutto sogno può non finire con il risveglio

Il sonno disturbato e la lunga ombra sulla nostra salute

Gli incubi notturni non sono semplici sogni spaventosi. Sono vissuti onirici dalla potenza emotiva tale da provocare risvegli improvvisi, agitazione, tachicardia. Avvengono durante la fase REM, quando il cervello è più attivo ma il corpo paralizzato. Si distinguono dai terrori notturni per la vividezza delle immagini e la capacità di lasciare ricordi nitidi al risveglio. Oggi la scienza avverte: gli incubi frequenti non sono solo disturbi del sonno, ma spie di un logoramento biologico accelerato. Secondo una ricerca presentata all’European Academy of Neurology 2025, chi ha incubi settimanali presenta telomeri più corti, orologi epigenetici alterati e un rischio triplicato di morire prima dei 75 anni. Lo stress emotivo vissuto durante la notte, infatti, aumenta il cortisolo, impedisce il recupero cellulare e favorisce un decadimento precoce del sistema cardiovascolare e immunitario. In circa il 40% dei casi, il nesso tra sogni angoscianti e morte anticipata è mediato proprio da questo invecchiamento biologico.

Sul piano psicologico, gli incubi sono interpretati in modi differenti. Per Freud, sono il travestimento simbolico di desideri inconsci repressi. Per Jung, esprimono i conflitti interiori e rappresentano la cosiddetta ombra, la parte nascosta della psiche. Nell’approccio cognitivo-comportamentale, invece, derivano da schemi mentali negativi: chi ha bassa autostima può sognare sé stesso come fallito, impotente o braccato da pericoli inaffrontabili. Tra le cause psicofisiche ci sono l’ansia, i traumi, i disturbi dell’umore, ma anche apnee notturne, sindrome delle gambe senza riposo, epilessia, febbre alta e farmaci che interferiscono con il ciclo REM. Anche l’abuso di alcol e sostanze può generare incubi ricorrenti. Alcuni bambini iniziano a farne esperienza verso i tre anni, mentre è improbabile che i neonati vivano sogni strutturati a causa dello sviluppo cognitivo ancora acerbo. I temi più frequenti sono la perdita di controllo, la morte propria o altrui, fughe senza via di scampo, aggressioni fisiche o fallimenti umilianti. Scenari che riflettono ferite psichiche antiche: lutti, abbandoni, abusi. Ma anche stress recenti, paure quotidiane, fragilità emotive.

Per affrontarli, la CBT (Cognitive Behavioral Therapy) si conferma tra le terapie più efficaci, soprattutto in presenza di PTSD. Vengono usate anche tecniche di desensibilizzazione e ristrutturazione cognitiva. Fondamentale è seguire una corretta igiene del sonno: andare a letto a orari regolari, evitare pasti pesanti e stimoli stressanti prima di dormire, creare un ambiente riposante. Non si tratta solo di dormire meglio, ma di vivere meglio e più a lungo. Il sogno, da spazio psichico di elaborazione, può diventare campanello d’allarme. Ignorarlo sarebbe come tapparsi le orecchie davanti a un grido: quello del corpo, della mente, della coscienza.

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