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23 Giugno 2025 - 12:07
Appalti truccati a Nichelino: un funzionario sotto accusa per tangenti e gare pilotate
Un’inchiesta giudiziaria nata nel silenzio della pandemia sta rivelando retroscena sconcertanti sulla gestione degli appalti pubblici a Nichelino, Comune dell’hinterland torinese. Al centro della vicenda, ora finita in un’aula del tribunale di Torino, c’è un funzionario comunale accusato di aver alterato gare d’appalto in cambio di denaro. I fatti risalgono ai primi mesi del 2020, quando l’Italia affrontava i primi, drammatici giorni dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Proprio in quel clima di urgenza e vulnerabilità, secondo l’accusa, si sarebbero consumate le irregolarità.
A portare avanti l’azione penale è la sostituta procuratrice Laura Longo, che ha messo a fuoco un presunto sistema corruttivo tanto semplice quanto efficace. Il funzionario, oggi imputato, avrebbe ricevuto due tangenti in contanti, da 5.000 e 3.000 euro, come corrispettivo per assegnare un appalto di sanificazione degli uffici comunali a una ditta “amica”. Ma il cuore dell’inchiesta riguarda la manipolazione dei punteggi di gara: secondo quanto emerso, sarebbero state attribuite valutazioni sproporzionatamente positive all’impresa favorita, mentre alle altre partecipanti venivano contestate falsità o lacune inesistenti, così da indirizzare l’esito della procedura.
Nel fascicolo aperto dalla Procura, oltre al funzionario figurano altri due imputati, accusati a vario titolo di aver partecipato all’organizzazione e all’attuazione dell’accordo illecito. Durante una delle prime udienze, un testimone chiave ha raccontato di essere stato utilizzato come tramite per la consegna del denaro. Ha ammesso di aver agito «sotto pressione», accettando di far transitare i contanti come richiesto. La sua posizione, in virtù della collaborazione fornita, è stata archiviata, ma il suo contributo ha rafforzato il quadro probatorio su cui si fonda l’impianto accusatorio.
Appalti pubblici truccati
Il processo è entrato nel vivo nei giorni scorsi e riprenderà dopo l’estate. In autunno si attende l’interrogatorio del principale imputato, che finora ha scelto di non commentare pubblicamente la vicenda. Le difese – affidate agli avvocati Giuseppe Caprioli, Antonio Foti ed Enrico Calabrese – promettono battaglia: l’obiettivo è dimostrare l’assenza di dolo o la non rilevanza penale dei comportamenti contestati. Alcuni dei legali hanno lasciato intendere che il vero tema sarà la ricostruzione del contesto operativo: l’emergenza sanitaria, l’urgenza di attivare procedure di disinfezione, le pressioni ricevute dai dirigenti.
A prescindere dalle strategie difensive, il caso ha attirato l’interesse dell’opinione pubblica, anche perché tocca nervi scoperti della macchina amministrativa locale. L’ipotesi che, durante una delle fasi più critiche per la salute pubblica, si sia approfittato della situazione per trarre vantaggi personali, alimenta un senso diffuso di sfiducia. Lo dimostra anche la presenza, in aula, di cittadini e rappresentanti di associazioni civiche, interessati a seguire da vicino l’evoluzione del dibattimento.
Quello di Nichelino non è un caso isolato: negli ultimi anni, numerose procure italiane hanno acceso i riflettori sugli appalti sanitari e di emergenza, spesso affidati in deroga alle regole ordinarie. Ma è proprio nelle deroghe, spiegano gli inquirenti, che si annida il rischio di abusi sistemici. Il processo in corso a Torino rappresenta dunque una prova di trasparenza per le istituzioni coinvolte, ma anche un banco di prova per la giustizia penale, chiamata a dirimere una vicenda in cui etica e interesse pubblico sono stati messi a dura prova.
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