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Aumento TARI e parcheggi, i sindacati: “Il Comune ci ha ignorati”

Intanto il sindaco Castello sui social alza i toni e torna sul comunicato firmato solo pochi giorni fa: “Nessun passo indietro”. Ma i fatti lo smentiscono

Aumento TARI e parcheggi, i sindacati: “Il Comune ci ha ignorati”

Aumento TARI e parcheggi, i sindacati: “Il Comune ci ha ignorati”

“Abbiamo appreso tutto dai giornali. Nessuna convocazione, nessun confronto. Solo decisioni già prese”.

È un atto d’accusa secco, quello firmato da CGIL, CISL e UIL, insieme ai sindacati dei pensionati. A scatenare la reazione non è solo l’aumento della TARI 2025, ma il metodo. O meglio, la sua assenza.

Il Comune di Chivasso, secondo le organizzazioni confederali, avrebbe agito in solitaria, ignorando l’accordo formale siglato con i sindacati, nel quale si impegnava a convocarli preventivamente per ogni decisione su tasse, tributi e tariffe. Un impegno nero su bianco, certificato da un verbale ufficiale. Disatteso.

“Non è accettabile che si proceda in modo unilaterale. Avevamo chiesto un confronto, come da prassi e da accordi, ma l’Amministrazione ha preferito non informarci. Ancora una volta. E ora ci troviamo davanti a un dietrofront di cui apprendiamo solo a posteriori, dai giornali locali”, scrivono i sindacati. Nessun attacco frontale, ma una fredda constatazione: la contrattazione sociale, a Chivasso, sembra esistere solo sulla carta.

Il comunicato arriva a distanza di settimane dalla manifestazione del 28 maggio, quando, al mercato cittadino, CGIL CISL UIL e le sigle dei pensionati avevano espresso la loro contrarietà all’aumento TARI con un presidio pubblico. Una mobilitazione pacifica, informativa, per spiegare alla cittadinanza cosa stava accadendo. Ma oggi il tono cambia: “Vorremmo conoscere la consistenza delle rivisitazioni annunciate e le ricadute sulla cittadinanza. Il disagio delle famiglie cresce, e la risposta istituzionale dovrebbe essere il dialogo, non il silenzio.” Le firme sono quelle delle segreterie territoriali e delle sigle pensionati: Spi CGIL, Fnp CISL, UIL Pensionati. La critica è indirizzata direttamente all’Amministrazione, ma anche all’assenza di una regia complessiva, capace di tenere insieme le voci sociali con le scelte politiche.

 Claudio Castello sindaco di Chivasso

A stretto giro, su Facebook, arriva l’ennesima autodifesa del sindaco Claudio Castello, che però nega tutto. “Nessun passo indietro e nessuna resa all’opposizione”, scrive. E ribadisce: “Il confronto con ASCOM si fortifica in nome di una comune posizione a favore di un’economia sana. Il principio di legalità dei tributi rimane il nostro faro. Per chi ha difficoltà nei bilanci rispondiamo con maggiori rateizzazioni e con una norma transitoria per un’applicazione graduale del regolamento contro l’evasione.” Insomma, nessun errore. Solo aggiustamenti. Nessuna retromarcia. Solo “atti concreti”, come l’approvazione del protocollo con Ascom e dieci partner per il rinnovo del Distretto Urbano del Commercio.

Ma la realtà, come spesso accade, è più sfumata di un post istituzionale. Il 17 giugno, a Palazzo Santa Chiara, Comune e Ascom si sono seduti attorno a un tavolo. Lì qualcosa è cambiato. Lì è cominciata quella che molti hanno letto come una vera e propria inversione di marcia. Alla presenza di Castello, del vicesindaco Pasquale Centin, dell’assessora Chiara Casalino e del presidente Carlo Nicosia, è stato rivisto proprio il punto più contestato: la norma anti-evasione che, approvata ad aprile, consentiva la sospensione della licenza a chi avesse un debito TARI superiore a 500 euro. Una soglia considerata vessatoria da commercianti e opposizione. Una misura che in altri Comuni neppure esiste, o comunque viene applicata per importi ben più alti.

Ora, dopo settimane di polemiche e proteste, quella soglia salirà a 3.000 euro. Non per sempre, ma per almeno due anni. Una deroga che ha il sapore del ripensamento. Perché se tutto era giusto, come ripetuto fino allo sfinimento da chi governa, perché allora cambiare?

Nel frattempo, il Regolamento generale delle Entrate verrà modificato per estendere le possibilità di rateizzazione dei debiti fino a 84 mesi. Sette anni. Anche qui, non sarà automatico: bisognerà avere i requisiti. Ma è comunque una breccia nella rigidità amministrativa che ha segnato la linea dell’esecutivo fino a oggi.

C’è poi il capitolo parcheggi. Le strisce blu, altra bomba sociale esplosa tra viale Vittorio Veneto e le vie del centro, saranno sospese nel pomeriggio. Dalle 16 alle 19:30, nei giorni feriali, non si pagherà più. Una concessione figlia della contestazione. Figlia di quella serata di fuoco in Consiglio comunale, quando Alfonso Perfetto, presidente del Consiglio, minacciò lo sgombero dell’aula gridando “Questo è tifo da stadio”, mentre commercianti e cittadini fischiavano contro una delibera considerata ingiusta. Oggi, quello stesso disagio viene in parte accolto. E, nei fatti, legittimato.

“Accogliamo con soddisfazione i provvedimenti annunciati dal Sindaco e dagli Assessori. Sono segnali importanti di ascolto e apertura verso le necessità delle imprese, in un momento complesso”, dichiara il presidente Ascom Carlo Nicosia, che parla di un’amministrazione pronta ad ascoltare e correggere. Eppure, resta la domanda inevasa dei sindacati: perché Ascom sì, e noi no?

La risposta, per ora, non arriva. E non basta il lessico legalitario a placare lo scontento. L’Amministrazione, dal canto suo, insiste: “L’obiettivo è evitare la concorrenza sleale tra operatori economici causata dall’omesso pagamento dei tributi e contribuire al recupero della consistente morosità”. Parole eleganti, certo. Ma per molti, anche parole che suonano come una giustificazione postuma.

Intanto, chi aveva difeso la linea dura esce malconcio. Il capogruppo Stefano Mazzer, che aveva respinto in aula la mozione Buo-Prestìa-Falbo, bollando ogni modifica al regolamento come inaccettabile, oggi si ritrova smentito dai fatti. E non va meglio a Perfetto, travolto dalle stesse proteste che aveva cercato di silenziare.

Il risultato, in ogni caso, c’è. Un risultato parziale, ma reale. L’Amministrazione ha cambiato rotta. Non sul piano simbolico, ma su quello pratico. La soglia dei 500 euro è (almeno temporaneamente) archiviata. Le rateizzazioni si allungano. I parcheggi tornano gratuiti in alcune fasce orarie. Non è poco. Ma non basta.

Perché resta in piedi l’aumento TARI. Resta il nodo della mancata convocazione dei sindacati. Resta, soprattutto, la sensazione di una politica che risponde solo quando è messa con le spalle al muro. E se il malcontento non è più in piazza, non significa che si sia placato. Solo che aspetta. Con gli occhi puntati sulla prossima delibera.

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