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17 Giugno 2025 - 16:31
Piemonte, università gratis: ecco a chi spetta e quali sono i requisiti
Da oggi in Piemonte, chi è cresciuto portandosi addosso la ferita di un lutto o di una violenza troverà una porta aperta verso il futuro. La Regione ha infatti annunciato l’esonero totale dalle tasse universitarie per i figli delle vittime del dovere, accompagnato da borse di studio regionali dedicate. Una misura voluta con determinazione dall’assessora all’Istruzione Elena Chiorino, che ha scelto di destinare un fondo da 100mila euro, con un bando attivo fino al 25 giugno.
Il progetto, affidato all’ente per il diritto allo studio Edisu, non è un semplice incentivo economico: è un’azione concreta di risarcimento sociale, pensata per quei giovani che, pur non avendo scelto la sofferenza, ne sono diventati protagonisti. Si tratta dei figli di chi ha perso la vita o è rimasto invalido per il proprio lavoro, delle forze dell’ordine cadute in servizio, dei militari, ma anche delle vittime di terrorismo, criminalità organizzata, violenza domestica o infortuni sul lavoro.
«Chi ha già sofferto così tanto – ha dichiarato Chiorino – non può essere lasciato solo. Questi studenti affrontano un percorso di vita segnato, carico di ostacoli e dolore. Noi abbiamo il dovere morale e istituzionale di accompagnarli verso una nuova possibilità». Non solo parole, ma una volontà politica chiara, che guarda alla formazione come strumento di emancipazione e ricostruzione.
Gli studenti beneficiari, oltre all’esonero dalle tasse, potranno ricevere contributi in denaro a sostegno della loro carriera accademica. Gli esiti provvisori delle graduatorie saranno pubblicati il 7 luglio, quelli definitivi il 22 luglio, e i pagamenti saranno avviati entro la fine di agosto. Un cronoprogramma serrato per un’azione che vuole essere tempestiva e incisiva, senza pastoie burocratiche.
Non è la prima volta che il Piemonte interviene sul diritto allo studio, ma è la prima misura interamente dedicata a chi porta il peso di una tragedia personale. Per Chiorino si tratta anche di «un gesto di gratitudine verso chi ha sacrificato la propria vita per garantire la sicurezza di tutti». Un messaggio diretto alle famiglie delle forze armate, della polizia, dei vigili del fuoco, ma anche a chi ha subito un lutto sul posto di lavoro, spesso invisibile.
Dietro ogni cifra, ogni bando, ogni scadenza, ci sono storie di ragazze e ragazzi che cercano di rialzarsi. Non è facile studiare quando si ha alle spalle una perdita così grande, quando si vive con un vuoto che pesa ogni giorno. Per molti di loro, l’università sembrava un traguardo impossibile. Ora, grazie a questa iniziativa, può diventare un punto di ripartenza.
La politica regionale, in questo caso, ha saputo trovare la misura giusta tra giustizia, equità e memoria. Un intervento che mette insieme diritto allo studio e dovere di riconoscenza, senza retorica. Il Piemonte offre così un modello replicabile, un segnale forte anche per le altre regioni.
In un tempo in cui le disuguaglianze rischiano di cronicizzarsi, e il dolore privato spesso resta fuori dai radar della politica, questa misura restituisce centralità alle vite spezzate e ai loro figli. Perché il ricordo di un padre caduto in divisa, o di una madre uccisa dalla violenza, può diventare forza, se trova attorno a sé una comunità capace di rispondere. E lo studio, in questo senso, è il miglior ponte possibile verso un domani diverso.
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