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Attulità
17 Giugno 2025 - 11:15
Esame di stato
Alla vigilia della Maturità 2025, quando l’Intelligenza Artificiale sembra pronta a riscrivere le regole del sapere, tra i banchi delle scuole italiane resiste una tradizione intramontabile: il bigliettino cartaceo. Scritti a mano, infilati tra le pagine del vocabolario o nascosti sotto il banco, i vecchi trucchetti tornano alla ribalta. Secondo un sondaggio di Skuola.net, il 19% dei maturandi ha già pronto un “piano B” per affrontare le prove scritte. Niente ChatGPT, niente smartwatch. Il vero alleato resta il foglietto piegato in quattro. Il motivo? La paura di essere scoperti con il cellulare, e finire così esclusi dall’esame. Paura ben fondata, perché le sanzioni previste non sono uno scherzo.
Copiare all’esame non è solo una scorciatoia: è un reato. Lo dice la Legge 475 del 1925, ancora in vigore. La norma prevede per chi viene sorpreso a copiare una pena che può arrivare a un anno di reclusione, con un minimo di sei mesi in caso di successo del tentativo. A questo si aggiungono la bocciatura immediata, l’obbligo di ripetere l’anno e persino la fedina penale compromessa. Ma non finisce qui. Anche chi aiuta un compagno durante l’esame rischia le stesse sanzioni. E pure i docenti che fanno finta di non vedere: per loro sono previsti provvedimenti disciplinari, procedimenti giudiziari e, nei casi più gravi, licenziamento.
L’IA appiattisce, semplifica, ma non insegna
La vera novità del 2025 è che l’Intelligenza Artificiale, più che un alleato, è diventata un rischio. Strumenti come ChatGPT sono ritenuti troppo visibili e troppo facili da tracciare. Uno studio pubblicato su arXiv dimostra che gli studenti che si affidano all’IA ottengono in media risultati peggiori, soprattutto quelli con maggiori capacità critiche. L’IA appiattisce, semplifica, ma non insegna. Un secondo studio, sempre su arXiv, ha perfino sviluppato un sistema in grado di riconoscere le risposte generate da IA nei test a scelta multipla. Segno che i tentativi di barare in digitale non passano inosservati nemmeno agli algoritmi.
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito non ha lasciato spazio a dubbi. Una circolare ha confermato il divieto assoluto di usare smartphone, smartwatch, auricolari, palmari o pc connessi a internet durante le prove. L’unica eccezione ammessa: le calcolatrici scientifiche autorizzate. Chi verrà sorpreso anche solo con un messaggio aperto sul telefono sarà escluso dall’esame. La linea è quella della tolleranza zero.
Nemmeno la solidarietà tra banchi è più quella di un tempo. Solo il 53% degli studenti si dice disposto ad aiutare un compagno. Il resto si chiama fuori per paura, o per prudenza. E anche chi dice sì, lo farà solo se non rischia nulla. La Maturità 2025 appare così come un esame in bilico tra due mondi: quello tecnologico, fatto di IA, scanner e fotocamere nascoste, e quello artigianale, dove il bigliettino scritto in fretta all’alba resta la carta più “sicura”. Ma, al di là dei metodi, una certezza rimane: barare non conviene. Né sul piano morale, né su quello legale. E in un tempo che pretende competenza e responsabilità, studiare è ancora l’unico trucco che funziona davvero.
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