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13 Giugno 2025 - 18:05
La sindaca Loredana Devietti
Hai un debito? Niente mensa per tuo figlio.
A Cirié è partita la procedura per le iscrizioni alla mensa scolastica in vista dell’anno 2025/2026. Le famiglie con figli iscritti alle scuole dell’obbligo hanno tempo fino al 18 luglio 2025 per completare l’iscrizione. Ma c’è una novità, o meglio, una stretta: chi ha un debito superiore ai 10 euro per l’anno scolastico in corso non potrà accedere al servizio.
È tutto scritto nero su bianco. Il sistema informatico del Comune, una volta accertata la morosità, bloccherà automaticamente la pratica. Nessun margine di flessibilità, nessuna possibilità di chiudere un occhio. Il portale semplicemente non acquisirà l’iscrizione se il debito non viene prima saldato. E il rischio, concreto, è che a rimetterci siano proprio i bambini.
L’iscrizione – o il rinnovo, per chi è già registrato – può essere effettuata esclusivamente online, sia da computer che da smartphone, attraverso il portale di Etica Soluzioni. L’indirizzo da digitare è:
https://www1.eticasoluzioni.com/cirieportalegen
Una volta completata la procedura, ai nuovi iscritti verrà attribuito un codice identificativo personale da usare per le successive ricariche. Per tutti, vecchi e nuovi utenti, il sistema sarà operativo per i pagamenti a partire dal 1° settembre 2025.
Chi ha dubbi o difficoltà può consultare la guida passo-passo disponibile sullo Sportello Telematico del Comune. Ma attenzione: il Comune non prevede alternative all’iscrizione online. Niente sportelli fisici, niente moduli cartacei. Tutto passa dal web.
L'anno scolastico 2025/2026 rappresenta la prima occasione in cui il Comune di Cirié ha implementato un sistema automatizzato che blocca l'iscrizione al servizio mensa scolastica per le famiglie con morosità superiori a 10 euro. In precedenza, sebbene il mancato pagamento potesse comportare solleciti o sospensioni del servizio, non esisteva un meccanismo informatico che impedisse direttamente l'iscrizione online.
Questa nuova misura è stata introdotta con l'obiettivo di responsabilizzare le famiglie e garantire la sostenibilità economica del servizio. Tuttavia, ha suscitato discussioni e preoccupazioni, soprattutto per le possibili ripercussioni sui minori appartenenti a nuclei familiari in difficoltà economica.
La misura della soglia dei 10 euro, nasce dall’esigenza di tutelare il servizio e contenere i costi: ogni anno si accumulano crediti che non vengono mai riscossi, con ripercussioni sul bilancio comunale e quindi su tutti i cittadini.
È comprensibile. Ma resta un nodo etico e sociale. In concreto, il messaggio è questo: se sei in debito, tuo figlio non mangia.
E qui il confine tra giustizia e rigidità amministrativa si fa sottile.
Si colpisce l’adulto, certo. Ma l’effetto ricade sul minore, che rischia di restare escluso da un pasto caldo per colpa di una fattura non pagata. E chi, in questi mesi, ha difficoltà economiche? Chi ha perso il lavoro, chi vive con salari intermittenti o insufficienti, chi non riesce a stare dietro a tutte le spese di una famiglia?
È proprio in questi casi che si dovrebbe esercitare il discernimento. Offrire percorsi di regolarizzazione, prevedere rateizzazioni, attivare i servizi sociali, coinvolgere mediatori scolastici. Non alzare un muro.
Il rischio – concreto e non teorico – è quello di lasciare bambini senza mensa. E non per scelta, ma per impossibilità economica. Un paradosso inaccettabile, in un sistema scolastico che si definisce inclusivo.
Rendere il servizio efficiente e sostenibile è giusto. Pretendere che tutti paghino, anche. Ma l’equità non può diventare cieca. Serve una via di mezzo tra la rigidità del software e la complessità della realtà.
Perché se è vero che una mensa costa, è ancora più vero che escludere un bambino per una morosità da pochi euro significa colpire chi ha meno strumenti per difendersi.
E un’amministrazione comunale, oltre che contabile, dovrebbe essere anche – se non soprattutto – sociale.
La tecnologia non può sostituire il buon senso. Il portale può respingere una domanda, ma dietro quella domanda c’è una famiglia. Con una storia, con problemi magari temporanei. E con un figlio che ha diritto a mangiare, come tutti gli altri.
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