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Carceri piemontesi tra muffe, legionella e sovraffollamento: il report choc delle ASL

Scarafaggi, acqua fredda, pareti scrostate e sezioni inagibili: ecco le condizioni dei penitenziari nella regione più ricca d’Italia. Ma nessuno interviene

Carceri piemontesi

Carceri piemontesi tra muffe, legionella e sovraffollamento: il report choc delle ASL

C’è chi parla di “riabilitazione” e “diritti”, ma dietro le mura delle carceri piemontesi si nasconde una realtà ben diversa: celle sovraffollate, servizi igienici non funzionanti, muffe, infiltrazioni e rifiuti abbandonati, in un clima di silenziosa complicità istituzionale. A dirlo non è un’inchiesta giornalistica né un documentario-denuncia, ma le relazioni ufficiali redatte dalle ASL e rese pubbliche in queste ore dall’Associazione Luca Coscioni, grazie a un accesso civico promosso nel dicembre 2024.

Un’iniziativa che ha coinvolto 66 aziende sanitarie locali italiane, da cui emergono dati sconfortanti: la manutenzione ordinaria non viene fatta, gli interventi strutturali sono inesistenti o marginali, e le segnalazioni passate restano lettera morta. Il tutto in un contesto dove il sovraffollamento ha raggiunto il 134%: 62.722 detenuti stipati in appena 46.792 posti realmente disponibili. Altro che rieducazione.

In Piemonte, le relazioni delle ASL tra il 2023 e il 2024 descrivono uno scenario a tratti inaccettabile anche per uno stabile fatiscente, figurarsi per un luogo dove lo Stato esercita la sua funzione più diretta: la privazione della libertà.

  • Alessandria: si mangia in cella, senza aerazione. I bagni offrono solo acqua fredda. La sezione dei collaboratori di giustizia è invasa da scarafaggi. Nulla è cambiato da precedenti segnalazioni.

  • Asti: i muri trasudano muffa, i bagni sono rotti, i farmaci mal conservati. Gli interventi? Insufficienti.

  • Torino: muffe e infiltrazioni ovunque, sezioni inagibili, mancanza di accessi per disabili. Una parte del carcere è stata definita addirittura inabitabile.

  • Cuneo, Saluzzo, Fossano: intonaci che cadono, pavimenti usurati, gestione dei rifiuti deficitaria. Nulla cambia, da anni.

  • Alba: da anni una parte della struttura è chiusa per legionella. La mensa è inadeguata, i sistemi antincendio assenti in alcune aree.

  • Biella: la ASL ha chiesto un sopralluogo alla Regione. Risposta? Nessuna.

  • Novara: qualche luce tra molte ombre. Le condizioni igieniche sono “accettabili”, ma si continua a mangiare in cella e il sovraffollamento resta alto.

  • Ivrea: urgenza di pulizie straordinarie, magazzino farmaci da sistemare, piano alimentare da aggiornare.

  • Verbania: criticità contenute, ma affollamento persistente.

  • Vercelli: 303 detenuti su una capienza di 227. La cucina e i bagni necessitano interventi urgenti.

Secondo l’Associazione Luca Coscioni, il quadro è aggravato da relazioni spesso lacunose, prive di indicazioni sulle direttive regionali o sulle eventuali misure correttive. In molti casi, nessun intervento viene pianificato. La negligenza sanitaria e strutturale diventa quindi una responsabilità politica, oltre che etica.

Il commento della Coscioni è durissimo: “Negli istituti di pena italiani non sono stati effettuati nemmeno interventi di ordinaria amministrazione. In un contesto di sovraffollamento cronico, ciò equivale a mettere a rischio la salute e la dignità delle persone detenute”.

L’associazione proseguirà con le sue azioni legali contro l’Amministrazione penitenziaria e il Ministero della Giustizia, per il mancato rispetto delle raccomandazioni sanitarie. Intanto, è attiva la piattaforma FreedomLeaks, dove chiunque, anche in forma anonima, può segnalare violazioni dei diritti all’interno delle carceri.

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