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La legge di Lidia Poët: Gassino e Sciolze diventano set della serie Netflix

Ciak per la terza stagione. Si gira oggi, giovedì 12 giugno, e domani, venerdì 13

La legge di Lidia Poët: Gassino e Sciolze diventano set della serie Netflix

La legge di Lidia Poët: Gassino e Sciolze diventano set della serie Netflix

Ciak si gira. Dopo Chivasso, la collina si risveglia al profumo del cinema: Gassino Torinese e Sciolze ospitano in questi giorni la troupe della terza stagione de La legge di Lidia Poët, la serie Netflix che ha riportato alla ribalta la storia della prima donna avvocato d’Italia. Le riprese, iniziate oggi giovedì 12 giugno, proseguiranno domani, venerdì 13, coinvolgendo alcune suggestive location nei due Comuni.

La produzione, firmata Groenlandia e già in moto da aprile tra le vie di Torino, ha deciso di spostarsi in collina per nuove scene, portando con sé carrozze, costumi d’epoca e un’intera macchina organizzativa. Dopo la tappa a Chivasso – dove la Regia Mandria è stata trasformata per una settimana in un angolo d’Ottocento – ora tocca a Strada Gassino Bardassano, precisamente nell’area parcheggio del cimitero, trasformarsi in set. Un’area in parte interdetta al transito per consentire lo svolgimento delle riprese.

Ma non è solo Gassino ad accogliere il cast: anche Sciolze fa la sua parte, con una villa storica che ospiterà alcune scene interne ed esterne della serie. I mezzi della produzione sono stati posizionati in piazza Italia e nel parcheggio del cimitero, trasformando per due giorni il centro del paese in una base logistica d’altri tempi.

Un evento che non passa inosservato: curiosi, appassionati e semplici residenti si affacciano lungo i confini dell’area per provare a intravedere un dettaglio, una scena, o magari Matilda De Angelis, volto ormai iconico di Lidia Poët, che in questi giorni è tornata nei panni della giovane avvocata ribelle e indomita.

La legge di Lidia Poët continua così il suo viaggio, sempre più radicato tra le strade e le colline del nostro territorio. Dopo il successo globale delle prime due stagioni, la terza – attesa su Netflix nel 2026 – promette nuovi intrecci tra legal drama e mistero, sempre sullo sfondo dell’Italia di fine Ottocento.

E proprio per restituire quella sensazione di verità storica, la produzione si affida a luoghi autentici. Gassino e Sciolze, con le loro architetture conservate e gli angoli senza tempo, offrono uno sfondo perfetto: la collina, d’altronde, sa custodire storie. E quando il cinema arriva, lo fa con l’intento di raccontarle.

La protagonista, Lidia, continua a conquistare spettatori in tutto il mondo con il suo coraggio, la sua intelligenza e la sua battaglia contro l’ingiustizia. Nella terza stagione, il suo percorso si fa ancora più profondo: la donna ormai riconosciuta come avvocato continua a battersi nei tribunali, affrontando casi complessi e scomodi, mentre nella sua vita privata i nodi si stringono. I riflettori non sono solo sulle aule di giustizia, ma anche sulla condizione femminile, sull’amore, sulla libertà personale.

Il cast, confermatissimo, vede Matilda De Angelis affiancata da Pier Luigi Pasino nei panni del fratello Enrico e Eduardo Scarpetta in quelli di Jacopo Barberis, il giornalista bohémien con cui Lidia ha intrecciato un legame tutt’altro che lineare. Accanto a loro, una regia a tre teste: Matteo Rovere, Letizia Lamartire e Pippo Mezzapesa, mentre la scrittura porta la firma di Guido Iuculano e Davide Orsini.

A Gassino, l’arrivo della troupe non è solo un fatto di costume. È anche una vetrina, una di quelle occasioni che, anche se brevi, riescono a portare luce su un territorio spesso troppo in ombra. Per due giorni, la collina è osservata, scrutata, immortalata. E questa attenzione si trasforma in possibilità: per i luoghi, per la storia, per le comunità.

E Sciolze non è da meno. La scelta della villa storica non è casuale. Quei muri antichi, quelle sale decorate, quei giardini austeri restituiscono tutta l’atmosfera di un tempo in cui Lidia combatteva per un futuro diverso. Un tempo in cui il diritto era prerogativa maschile, e il solo fatto di essere donna era motivo sufficiente per chiuderti la porta in faccia. Ma Lidia, con il suo passo deciso e la sua mente brillante, la porta l’ha sfondata. E oggi il mondo ne racconta la storia.

Le riprese nei nostri territori si susseguono ormai da settimane. Dopo Torino e la Mandria di Chivasso – dove la produzione si è fermata dal 22 al 26 maggio – ora è la collina a prendersi la scena. E c’è da credere che non sarà l’ultima fermata. Perché La legge di Lidia Poët è sì una serie storica, ma è anche un viaggio dentro il paesaggio italiano. E i nostri paesi, con la loro autenticità, sanno parlare a quel linguaggio.

L’eco delle carrozze, il rumore delle cineprese, i figuranti in abiti d’epoca: è un’atmosfera che conquista. E in fondo, anche se la scena dura pochi secondi, resterà impressa. Sullo schermo. Ma anche nella memoria di chi, per un giorno, ha visto la propria strada trasformarsi in un set. Un pezzetto di mondo che per un attimo esce dall’anonimato e finisce sotto i riflettori.

C’è chi dice che il cinema sia illusione. Forse. Ma in certi casi è anche riconoscimento. È uno sguardo nuovo sulle cose di sempre. E allora ben venga Lidia Poët. Ben vengano le sue battaglie, la sua bicicletta, la sua toga, i suoi amori, le sue sconfitte. E ben venga questa produzione, che oggi ci fa riscoprire i nostri paesi con occhi diversi.

Perché tra un ciak e un taglio, tra una scena rifatta tre volte e il silenzio imposto ai curiosi, Gassino e Sciolze vivono un’esperienza rara. E magari, tra qualche mese, quando la terza stagione arriverà finalmente su Netflix, qualcuno si riconoscerà. Magari sarà solo un muro, una panchina, un’insegna antica. Ma saprà che è lì. E lo dirà con orgoglio.

“Guarda, quella scena è stata girata qui.” E basterà.

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