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09 Giugno 2025 - 22:38
Mirafiori affonda: via altri 610 operai. Torino svuotata pezzo dopo pezzo
La notizia è ufficiale: Stellantis ha avviato un piano di uscite volontarie con incentivo per 610 lavoratori di Torino, un nuovo colpo allo storico stabilimento di Mirafiori. I numeri parlano chiaro: 250 lavoratori in uscita alle Carrozzerie, 19 alle Presse, 31 alla Costruzione Stampi, 53 nella Pcma di San Benigno, 9 alla ex Tea di Grugliasco, 212 negli Enti Centrali, 20 al Services e 16 al Centro Ricerche Fiat.
Un ridimensionamento che, secondo i sindacati, non può essere letto come semplice “riorganizzazione”. Per Edi Lazzi, segretario generale della Fiom Cgil di Torino, si tratta dell’ennesimo atto di svuotamento industriale: “Cambiano gli amministratori delegati, ma non cambia il trend di depauperamento di Torino e di Mirafiori. Ecco perché non abbiamo firmato l’accordo: in quel documento non c’è nulla sul futuro dello stabilimento. Invece di rilanciare la produzione, si continua a seguire la linea sbagliata del passato. Il nuovo amministratore delegato farebbe bene a incontrare chi rappresenta le lavoratrici e i lavoratori, per ascoltare, confrontarsi, e capire come evitare di disperdere definitivamente un patrimonio collettivo fatto di saper fare, conoscenze e abilità uniche nel costruire automobili”.
Il riferimento è anche al cambio al vertice: Antonio Filosa, manager italiano con lunga esperienza nel gruppo, prenderà ufficialmente il posto di Carlos Tavares il prossimo 23 giugno. Ma il cambio di poltrona, per ora, non sembra coincidere con un cambio di rotta.
“Mentre Stellantis rassicura a parole, i fatti raccontano un’altra storia: 610 persone se ne vanno, e intanto ci si prepara a celebrare il patrono di Torino con la presentazione di una nuova auto... che non sarà prodotta a Mirafiori”, incalza Gianni Mannori, responsabile Fiom Cgil dello stabilimento torinese. “La cosa più preoccupante? Stellantis spende più per mandar via i suoi dipendenti di quanto investe per quelli che rimangono. Perfino l’aumento in busta paga appena siglato, lo prenderanno solo i fortunati ancora attivi, mentre i cassintegrati continueranno a sopravvivere con l’importo erogato dall’Inps”.
Da parte sua, l’azienda si difende. In una nota ufficiale, un portavoce di Stellantis precisa: “Il programma di uscite volontarie è finalizzato a supportare il prepensionamento o la ricerca di nuove opportunità di carriera. Tuttavia, a partire da agosto, a Mirafiori avremo bisogno di una forza lavoro stabile, adeguatamente formata e focalizzata per supportare il lancio della nuova 500 ibrida”. Una produzione, quella dell’iconico modello Fiat, attesa per novembre, anche se al momento non è ancora chiaro se e quanto questa novità potrà davvero cambiare il destino dello stabilimento torinese.
Intanto, dall’Uilm arriva un’apertura, ma con riserva. Luigi Paone, segretario generale torinese del sindacato, spiega: “L’accordo sulle uscite volontarie deve servire per aprire la strada a nuove assunzioni. Dopo aver stabilito un accompagnamento alla pensione per i lavoratori più anziani, chiediamo all’azienda un impegno chiaro: avviare nuove assunzioni a Mirafiori per garantire un futuro solido non solo allo stabilimento, ma all’intera città”.
Non è solo una questione occupazionale, ma anche industriale e simbolica. Il timore, condiviso da più fronti, è che Torino perda definitivamente il suo ruolo storico di capitale dell’auto. Il nuovo impianto di biometano in Abruzzo, i piani futuri per Melfi, Pomigliano e Atessa, e l’attesa per il “Piano Italia” che Stellantis promette di presentare entro giugno, sembrano infatti guardare altrove.
La sensazione, per chi resta a Mirafiori, è di essere rimasto su un binario morto. Con sempre meno compagni di viaggio.
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