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Ombre su Torino
08 Giugno 2025 - 11:49
Un medico della mutua stimato, simpatizzante per l’MSI. Uno con l’ufficio con la scrivania, la libreria, i manuali medici ma anche l’immagine di Mussolini in ceramica e una filastrocca inneggiante al Duce subito sotto.
Un professionista ben voluto dai suoi clienti, con un bello studio in precollina, in via Aporti 7, immerso nel verde. Ma anche uno con un passato equivoco.
Uno che, prima di diventare famoso suo malgrado, si era macchiato di uno dei crimini più odiosi: l’usura. 60 milioni prestati a strozzo ad una imprenditrice in difficoltà con un tasso d’interesse del 300% annuo che gli erano costati 8 mesi di carcere.
Questo è quanto ci è dato di sapere del dottor Giacomo Ferrero e, probabilmente, sono queste le poche note biografiche che lo fanno diventare bersaglio di una delle tante gambizzazioni avvenute in città alla fine degli anni ’70.
Avviene intorno alle 20,40 dell’8 giugno 1978.
Arrivano tre ragazzi e una donna, a volto scoperto, rivoltelle in pugno. In sala d’aspetto è pieno di pazienti ma i terroristi ci tengono a “tranquillizzarli”: non sono lì per loro, ma per “il fascista”. Uno rimane a controllare i documenti dei presenti, uno tiene sott’occhio il viale d’ingresso, due entrano nello studio.
Il medico, che è anche appassionato di arti marziali, alla vista dei ragazzi armati si alza e capisce subito cosa sta accadendo. Gli va incontro, tenta di colpirli con una serie di pugni e nella colluttazione va in frantumi la porta a vetri dell’ufficio, ma non serve a niente.
Lo colpiscono in testa con il calcio di una pistola e poi gli sparano tre volte, due alle gambe e una allo scroto. Probabilmente avrebbero voluto legarlo e “giudicarlo” come successe al dottor Coda qualche tempo prima (lo abbiamo raccontato qui: https://tinyurl.com/5279x5tf) ma la reazione della vittima ha cambiato i piani.
I giovani scappano su una Golf nera e Ferrero viene prontamente portato in ospedale: se la caverà in 40 giorni. La rivendicazione arriva all’ANSA intorno alle 22: «Qui Squadre Proletarie di Combattimento. Abbiamo ferito il nazista Ferrero».
La solita storia, il solito rituale. L’ennesimo puntino rosso sangue nella storia degli anni di piombo a Torino.
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