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Torino, l’assedio verde a Palazzo Civico: “Ridateci gli alberi tagliati in corso Belgio”

Oltre 2.300 firme per modificare l’articolo 45 del Regolamento del Verde: “Basta distruggere viali interi per pochi esemplari malati, gli alberi sani devono restare”

Torino, l’assedio verde a Palazzo Civico

Torino, l’assedio verde a Palazzo Civico: “Ridateci gli alberi tagliati in corso Belgio” (foto di repertorio)

A Torino, il verde urbano non è più un accessorio, ma una battaglia. Il Comitato Salviamo gli Alberi di corso Belgio ha consegnato 1.006 firme al Consiglio comunale, chiedendo “prima di ogni altra cosa” la messa a dimora di almeno 120 alberi, in sostituzione dei circa 170 esemplari abbattuti e mai più rimpiazzati negli ultimi vent’anni. Una richiesta netta, concreta, che arriva accompagnata da una serie di proposte tecniche e da un presidio sotto Palazzo Civico, segno che la misura è colma.

Non si tratta solo di piantare nuovi alberi, ma di cambiare radicalmente l’approccio al verde urbano. Il comitato chiede, tra le altre cose, che si possano effettuare valutazioni congiunte sullo stato di salute dell’alberata di corso Belgio, lo spostamento della linea tranviaria in centro carreggiata per evitare potature aggressive, la reinternalizzazione della gestione del verde pubblico e il divieto di interventi tra marzo e agosto, periodo riproduttivo per la fauna. E ancora: potenziare il trasporto pubblico, abbassare le tariffe, ridurre i parcheggi. Un’idea di città diversa, più fresca, più viva, più giusta.

Accanto a loro, anche il coordinamento delle associazioni ambientaliste e dei comitati per il verde ha consegnato 2.356 firme raccolte in tutta la città per una delibera di iniziativa popolare. Il bersaglio è l’articolo 45 del Regolamento del Verde, che oggi permette — in casi specifici — di abbattere un intero viale anche se alcuni alberi sono sani. I firmatari chiedono la cancellazione di questa possibilità, definendola inaccettabile in un’epoca in cui il patrimonio arboreo dovrebbe essere protetto, non sacrificato.

Le due petizioni rappresentano un fronte comune, un movimento cittadino sempre più attento alla qualità della vita urbana, al clima, al futuro degli spazi pubblici. L’amministrazione, ora, è chiamata a rispondere. Non con parole, ma con radici piantate nella terra.

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