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03 Giugno 2025 - 01:48
11 asini
Altro che tricolore, altro che inno nazionale: a Ivrea, il 2 giugno, la Repubblica si celebra a suon di ragli. Il merito – o la colpa, fate voi – è di una formazione a quattro zampe che ha rubato la scena alla consueta zuppa di pesce. Sì, quella di Tony Cuomo, l’eporediese più napoletano del mondo, che da vent’anni, in questa giornata distribuisce amore, calamari e patriottismo in salsa aglio e prezzemolo.
Ma quest’anno, tra una cozza e una bandiera, sono arrivati loro: undici asini, in perfetta tenuta da titolari del Napoli, uno per ogni ruolo in campo. Dimenticatevi gli schemi di Spalletti o le promesse tattiche di Conte: qui il modulo è rigorosamente a orecchie lunghe.
Gli asini sono spuntati in piazza come se fosse la cosa più normale del mondo. Uno con il numero 9 (si presume Osimhen), un altro con il 7 (forse Kvaratskhelia, in versione a pelo raso), e via così. A guidarli, un solitario cavallo: elegante, fiero, vagamente confuso. Era Antonio Conte, simbolicamente sfilato da solo, perché sì, ci voleva un cavallo per fare il mister. Il concetto di “tecnico con il carisma della bestia da soma” stavolta è stato preso alla lettera.
La scena ha superato la fantasia di qualsiasi sceneggiatore Rai. Il pubblico eporediese, già satollo di molluschi, si è ritrovato davanti un’allegra parata da stadio-zoo, con i tifosi napoletani che si sono piazzati in due stand a fare da curva Sud. Striscioni? No, fieno. Cori? Ragli. E selfie a pioggia con i giocatori a quattro zampe, più disciplinati di certe primedonne del calcio moderno.
E non è neanche la prima volta che la fantasia partenopea sfonda i confini del buon senso. Ma questa volta si è toccato il sublime: una formazione ufficiale composta da asini, che – diciamocelo – in molte altre piazze italiane verrebbe scambiata per una seduta del Consiglio comunale.
L’operazione, spiegano i tifosi con un candore disarmante, è “un modo originale per celebrare il Napoli campione”. E chi può negarlo? L’asino, d’altronde, è da sempre simbolo del club. Ma qui si è fatto il salto di specie: dal simbolo alla sostituzione in rosa. Manca solo che vengano tesserati.
Durante la festa non è mancato un toccante omaggio a Carmine Donnarumma, storico tifoso napoletano di Ivrea, scomparso pochi mesi fa. Il momento di raccoglimento ha dato respiro tra una risata e l’altra, perché anche la follia ha il suo cuore.
E poi, naturalmente, il sindaco Matteo Chiantore, sempre pronto a tagliare un nastro anche se ci passa sopra un mulo. Presente come da protocollo, ha fatto la foto di rito e forse per un attimo ha anche pensato: “Ma io cosa ci faccio qui?”.
E Tony Cuomo, tra un mestolo e un’intervista, non poteva che applaudire la trovata che forse ha addirittura partorito lui: “Vent’anni di amore per questa città”, ha detto con gli occhi lucidi. Anche se stavolta, più che amore, sembrava un sogno misto tra Totò, De Laurentiis e uno zoo.
Insomma, a Ivrea si celebra la Repubblica come solo Ivrea sa fare: con una zuppa e una mandria. Perché in un’Italia dove tutto cambia, almeno qui sappiamo che il 2 giugno ribeva sempre una sorpresa.... E chissà che l’anno prossimo non arrivino anche le riserve.
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