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31 Maggio 2025 - 14:41
Linea Canavesana interrotta: 9 giorni di disagi e bus sostitutivi
A partire dal 7 giugno e fino al 15, la linea Sfm1 Rivarolo-Chieri entrerà in una nuova fase di passione. Chi sperava in un inizio d’estate senza scossoni dovrà ricredersi: per nove lunghi giorni, i treni non viaggeranno tra Torino Stura e Rivarolo. La motivazione ufficiale? Lavori di potenziamento infrastrutturale, così recita la nota di Trenitalia. Ma dietro l’apparente efficienza di un potenziamento tecnico si nasconde, ancora una volta, il dramma quotidiano di centinaia di pendolari che subiscono decisioni calate dall’alto e spesso senza alternative reali. I treni saranno completamente cancellati in quel tratto e al loro posto entreranno in funzione autobus sostitutivi, con fermate più o meno vicine alle stazioni originarie. Una soluzione tampone che, almeno sulla carta, dovrebbe limitare i disagi. Ma la realtà – come insegna la storia recente della linea Canavesana – rischia di essere ben diversa.
Il punto è che la Sfm1 non è una linea qualsiasi. È la famigerata Canavesana, da anni protagonista di proteste, segnalazioni, ritardi cronici e malumori generalizzati. L’affidamento della gestione a Trenitalia non ha portato il miracolo sperato, e il tanto decantato rinnovamento dei convogli si è rivelato, in molti casi, una promessa a lungo termine. Oggi chi prende il treno tra Rivarolo, Feletto, Volpiano, Settimo e Torino sa bene cosa significhi fare i conti con cancellazioni improvvise, sovraffollamenti e comunicazioni frammentarie. L’ennesimo stop per lavori infrastrutturali – pur necessario – arriva quindi in un clima già surriscaldato, dove la pazienza degli utenti è al limite. Nessuna navetta potrà davvero compensare la comodità e la rapidità del treno, specialmente in un tratto dove il traffico stradale è spesso congestionato.
Il piano prevede un servizio bus tra Torino Stura e Rivarolo, con fermate intermedie pensate per replicare il percorso ferroviario. Ma non mancano le anomalie: a Feletto, ad esempio, la fermata sarà in Piazza Martiri Felletesi, lontana dalla stazione. A Settimo Torinese, ci si dovrà spostare in via G. Verdi (pensilina bus Roma), mentre a Torino Rebaudengo l'attesa sarà in via Fossata. Insomma, non proprio una passeggiata per chi è abituato a salire e scendere direttamente dal treno. Altro aspetto critico riguarda gli orari: non esistono garanzie sulla puntualità degli autobus, poiché i tempi di percorrenza dipenderanno fortemente dal traffico cittadino e autostradale. E se piove o ci sono cantieri, si rischia il caos. Ma c’è di più: sugli autobus non sarà consentito il trasporto delle biciclette. Una decisione che penalizza i tanti pendolari che usano la bici come mezzo integrativo, soprattutto in estate. Nessuna alternativa è stata comunicata per loro.
Le prime proteste non si sono fatte attendere. Sui gruppi social frequentati dai pendolari Canavesani il tono è tutt’altro che rassegnato. “Ci trattano come cittadini di serie B”, scrive una pendolare di Bosconero. “Altro che potenziamento, qui ogni anno è un peggioramento continuo”, rincara un utente di San Benigno.
Le lamentele sono indirizzate non solo a Trenitalia, ma anche alla Regione Piemonte, che dovrebbe vigilare sulla qualità del servizio e garantire alternative credibili. Ma il Canavese, ormai, si sente abbandonato. Mentre si parla di alta velocità e grandi infrastrutture, qui la quotidianità è fatta di attese interminabili, autobus fantasma e stazioni dimenticate dal tempo.
Non è la prima volta che la linea Canavesana finisce al centro delle polemiche. Già nel 2023 e nel 2024 i disservizi avevano spinto associazioni di pendolari e sindaci dei comuni interessati a chiedere un tavolo di confronto con Regione e Trenitalia. Ma, a conti fatti, la situazione non è migliorata. I treni sono ancora spesso in ritardo, i guasti tecnici sono frequenti, e la comunicazione con l’utenza è carente. I lavori previsti tra Settimo e Rivarolo vengono definiti “indifferibili” e “necessari per l’ammodernamento della linea”, ma manca un vero piano di accompagnamento per chi – dal 7 al 15 giugno – dovrà comunque andare a lavorare, a scuola, in università. A conti fatti, ci si arrangia. Con i soliti ritardi, le coincidenze perse e una crescente sensazione di abbandono istituzionale.
Il Canavese è una zona che avrebbe bisogno di connessioni rapide, affidabili, moderne. Invece si ritrova con una linea ferroviaria che somiglia più a un percorso a ostacoli. I lavori sono una buona notizia? Sì, ma solo se inseriti in una visione chiara di rilancio.
Per ora, invece, sembrano solo l’ennesima pezza a un sistema che perde pezzi...
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