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Il Culotto scotta: chi gestisce le pompe?

Dopo lo stallo durante l’emergenza maltempo, Montalto Dora valuta di prendersi in carico l’impianto eporediese. Ma l’ex assessore Migliaccio frena. E la minoranza chiede chiarimenti ufficiali in Consiglio

Il Culotto scotta: chi gestisce le pompe?

Renzo Galletto e Sergio Bisone

Succede che le pompe di sicurezza idraulica vengano installate per difendere i cittadini da allagamenti e disastri ambientali. Succede che si spendano milioni di euro, si inaugurino impianti, si firmi un accordo con Regione e Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po), si prometta una gestione “coordinata ed efficace”. Succede anche che, quando le piogge si intensificano e i fossi iniziano a rigurgitare acqua, una delle pompe resti inspiegabilmente ferma. E non per un guasto meccanico, ma per un motivo così banale da risultare imbarazzante: manca il gasolio e i filtri sono sporchi.

È quanto è successo tra Ivrea e Montalto Dora, in piena emergenza maltempo. Mentre a Montalto l’impianto reggeva, in zona Culotto, lato Ivrea, la pompa non partiva: serbatoio vuoto e filtri sporchi. La protezione civile attivata in ritardo. Il tutto, in un contesto in cui si era già consapevoli del rischio furti di carburante e della delicatezza dell’area. Perché l’anfiteatro morenico eporediese, con i suoi corsi d’acqua e le sue strozzature naturali, non è un luogo qualunque: è uno dei punti più fragili del Piemonte.

In quell’occasione, il sindaco di Montalto Dora, Renzo Galletto non se l'era tenuta....: “Se Ivrea non sa gestire l’impianto, ce ne occupiamo noi”.

montalto dora

Una dichiarazione che non era passata inosservata, né nel Palazzo civico eporediese né all’interno dello stesso Comune di Montalto. E ora, a distanza di qualche settimana, la vicenda si arricchisce di un nuovo capitolo.

A scriverlo è il consigliere di minoranza Sergio Bisone che annuncia un’interrogazione al prossimo in Consiglio comunale. L’obiettivo? Fare chiarezza.

Perché, nel frattempo, ha preso posizione anche Francesco Migliaccio, figura ben nota in zona per il suo passato da assessore ai lavori pubblici a Montalto, coordinatore della Protezione civile e responsabile di coordinamento in Polizia Urbana ad Ivrea. Migliaccio, in una lettera indirizzata al sindaco e a tutti i consiglieri, ha messo nero su bianco i suoi dubbi su un’eventuale assunzione della gestione della stazione di pompaggio del Culotto da parte del gruppo di Protezione civile montalese.

La sua è una riflessione tecnica ma anche politica.

“Il gruppo - scrive -  è ridotto nei numeri rispetto ad alcuni anni fa, ha personale nuovo e inesperto. Una simile responsabilità richiede formazione, continuità, prontezza operativa”.

Insomma: prendere in carico quell’impianto significherebbe caricare sulle spalle di pochi volontari un compito gravoso, senza la necessaria struttura alle spalle.

Ed è proprio su questi punti che la minoranza ha deciso di intervenire in modo formale.

Bisone chiarisce: “Non è una questione di schieramenti. Non vogliamo difendere né attaccare nessuno. Ma la sicurezza dell’abitato e l’efficienza delle opere idrauliche meritano risposte ufficiali, non mezze frasi sui social o smentite ufficiose”.

La richiesta è semplice: che il sindaco riferisca in aula, durante il Consiglio comunale convocato per giovedì 29 maggio, spiegando se davvero si intende avanzare la candidatura di Montalto per la gestione di un impianto esterno, quali ricadute operative avrebbe questa scelta sul gruppo locale di Protezione civile e, soprattutto, quali garanzie può dare oggi il Comune di Montalto rispetto alla manutenzione e alla prontezza operativa.

Tutto questo, mentre il nodo idraulico di Ivrea — quel sistema di pompe, chiaviche, argini e valvole progettato per evitare l’incubo degli anni ’90 — continua a sollevare più dubbi che rassicurazioni.

Basti pensare che, in caso di allerta vera, la pompa del Culotto consuma 20 litri di gasolio ogni 10 minuti. Un’enormità che impone serietà, pianificazione, protocolli rigidi. Non bastano le buone intenzioni. Né i “ce ne occupiamo noi” lanciati nel bel mezzo di una piena.

Il tempo delle alluvioni, purtroppo, non è una parentesi remota. Il cambiamento climatico rende questi episodi sempre più frequenti. E il fallimento — anche solo per negligenza logistica — di un impianto può tradursi in danni veri, devastazioni concrete, evacuazioni, tragedie.

“Parliamone prima, non dopo”, sembra dire oggi Sergio Bisone. “Evitiamo che la prossima emergenza ci trovi ancora a rincorrere i collaudi, i serbatoi vuoti, le risposte improvvisate”.
Un messaggio semplice, ma per nulla scontato.

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