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Il Piemonte arranca: Pil piatto, export giù e cassa integrazione alle stelle

Secondo il Comitato Torino Finanza l’economia regionale sfiora la stagnazione: turismo in ascesa ma l’industria frena, pesa il crollo delle esportazioni verso la Germania

Il Piemonte arranca

Il Piemonte arranca: Pil piatto, export giù e cassa integrazione alle stelle (foto di repertorio)

Crescita quasi nulla, export in caduta, manifattura in sofferenza. Il Pil del Piemonte nel primo trimestre 2025 cresce appena dello 0,1% su base annua e dello 0,2% sul trimestre precedente, ben al di sotto della media nazionale (+0,6%) e lontano da quella europea (+1,4%). A lanciare l’allarme è il Comitato Torino Finanza, attraverso Pilnow, l’indicatore trimestrale anticipato della Camera di commercio di Torino.

La regione, con un Pil complessivo di 135 miliardi a prezzi costanti (163 a prezzi correnti), sta frenando, zavorrata soprattutto da un crollo dell’export verso la Germania (-9%), paese che rappresentava fino a poco fa il primo partner commerciale. La propensione all’export scende dal 40% al 37% del Pil, traducendosi in 4 miliardi di euro in meno rispetto a un anno fa. In crisi nera il comparto automotive, ancora centrale per l’economia piemontese.

Nel frattempo, il turismo corre: +1,1 milioni di presenze annualizzate e 300 milioni di euro di spesa aggiuntiva. Ma non basta. “Il turismo cresce, ma non compensa la frenata dell’industria – avverte Vladimiro Rambaldi, presidente del Comitato Torino Finanza –. Serve una strategia industriale più aggressiva, diversificazione dei mercati e investimenti sull’innovazione. L’Europa cresce, dobbiamo guardare lì”.

Anche Unioncamere Piemonte, con il presidente Gian Paolo Coscia, conferma la diagnosi: “Segnali evidenti di stagnazione. È fondamentale rafforzare la competitività puntando su nuovi sbocchi e tecnologie”.

Intanto il quadro congiunturale presenta segnali contrastanti: occupazione in leggero aumento (+1%), ma cassa integrazione schizzata da 3 a 8 milioni di ore al mese, il che equivale a 0,54 punti di Pil “svaniti”. L’inflazione è risalita all’1,8%, con picchi per turismo (+4,7%), bollette e servizi casa (+4,5%) e generi alimentari (+3,2%).

Un Piemonte che non arretra, ma resta fermo, in bilico tra resilienza occupazionale e debolezza produttiva, con un Pil pro capite di 38.308 euro, poco sopra la media italiana. La sfida adesso è chiara: non accontentarsi della tenuta, ma riconquistare slancio.

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