Cerca

Commercio

Quale regione è la regina del vino italiano? La fotografia di Mediobanca

Le famiglie dominano ancora la proprietà, mentre crescono le prospettive per le imprese del Sud e del Nordest. Il vino italiano resta un’eccellenza, ma servono visione e strategia per il 2025

Quale regione è la regina del vino

Quale regione è la regina del vino italiano? La fotografia di Mediobanca

Il Veneto resta in cima al podio. Con un quarto della produzione vinicola nazionale e oltre il 20% del valore complessivo generato dal settore, la regione si conferma il motore trainante del vino italiano, sia in termini di volumi che di risultati economici. È quanto emerge dall’ultima indagine dell’area studi Mediobanca sul comparto vinicolo italiano, presentata il 27 maggio. Una fotografia nitida di un settore che mantiene una forte identità territoriale, ma mostra anche segnali di dinamismo e cambiamento, con nuovi protagonisti che si affacciano con forza, soprattutto al Sud e nel Nordest.

I numeri parlano chiaro: il Veneto domina anche le esportazioni, rappresentando da solo oltre il 35% del valore dell’export italiano. Più del doppio rispetto a Piemonte e Toscana, ferme entrambe attorno al 15%. Una supremazia che si traduce in solidità aziendale e competitività internazionale, frutto non solo di tradizione ma anche di un sistema produttivo integrato, strutturato, capace di innovare senza rinnegare le proprie radici.

Dietro il Veneto, però, la classifica riserva spunti interessanti. La Puglia, con il 16,1% del vino prodotto, occupa saldamente la seconda posizione per volume, anche se il valore si ferma al 12,6%: segno che c’è ancora margine per salire di fascia, valorizzando meglio i propri prodotti sui mercati. Al contrario, Piemonte e Toscana, con un volume compreso tra il 4 e il 5%, raddoppiano in valore, attestandosi entrambe intorno al 10%. Questo significa che i vini piemontesi e toscani – Barolo, Barbaresco, Brunello, Chianti – continuano a essere percepiti come beni di pregio, capaci di generare margini elevati anche a fronte di quantità più contenute.

Interessante anche il caso della Sicilia, che presenta un forte divario tra quantità prodotta e valore generato: un segnale di quanto la valorizzazione commerciale del prodotto siciliano sia ancora parziale e legata, forse, a un posizionamento medio-basso che fatica a decollare nonostante la qualità crescente delle produzioni isolane.

Guardando agli indicatori economici, brillano le aziende piemontesi, toscane e abruzzesi, che realizzano rispettivamente il 63%, il 59,5% e il 58,7% del proprio fatturato all’estero. È la conferma che l’export resta il canale privilegiato per la crescita, soprattutto in mercati consolidati come Germania, Stati Uniti, Regno Unito, e in espansione come Asia e Sud America.

Il Veneto è la regina del vino italiano

E a proposito di crescita, le imprese friulane si impongono come le più dinamiche del 2024, con un +8,2% di vendite complessive e un +7,1% oltreconfine. Bene anche la Toscana, che cresce del 2,3% a livello interno e del 4,6% all’estero. Per il 2025, l’ottimismo maggiore arriva dall’Abruzzo, dove le aziende si attendono un aumento delle vendite del 7,5%. Dati che parlano di una vivacità regionale che va oltre le grandi denominazioni storiche, e che premiano chi investe in filiera, in branding e nella qualità certificata.

Dal punto di vista della struttura proprietaria, il vino italiano si conferma un mondo a guida familiare: il 65% del patrimonio netto delle aziende vinicole è detenuto da famiglie, percentuale che sale all’81,5% se si includono le cooperative. Fondi di private equity e investitori finanziari rappresentano solo il 10,7%, mentre banche e assicurazioni detengono quote minime (5%). Il segnale è chiaro: il vino in Italia resta un affare di casa, con le famiglie che continuano a detenere il controllo strategico e spesso anche operativo delle aziende.

Questa peculiarità, se da un lato garantisce radicamento e identità territoriale, dall’altro impone sfide di managerialità, capitalizzazione e apertura a strumenti di crescita. Il settore è solido, ma ha bisogno di visione industriale, internazionalizzazione e formazione per affrontare con successo le nuove sfide del mercato globale: cambiamenti climatici, sostenibilità, concorrenza emergente, e-commerce, nuove abitudini di consumo.

La Relazione Mediobanca restituisce, insomma, l’immagine di un settore in salute, ma che deve guardare oltre i propri confini, fisici e culturali. Il vino italiano ha tutte le carte per continuare a primeggiare, ma il vantaggio accumulato va difeso con strategia, innovazione e coraggio imprenditoriale.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori