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Gaza, il grido silenzioso dei medici torinesi: un lenzuolo bianco per i bambini massacrati

Un drappo bianco per esprimere dolore, vicinanza e condanna verso chi colpisce la sanità e la vita innocente in Palestina

Gaza, il grido silenzioso dei medici torinesi

Gaza, il grido silenzioso dei medici torinesi: un lenzuolo bianco per i bambini massacrati (foto di repertorio)

Un lenzuolo bianco, simbolo di lutto, pietà e resistenza umanitaria, sventola oggi sulla facciata della sede dell’Ordine dei medici di Torino, in corso Francia. È un gesto silenzioso ma fortissimo, un segnale di dolore collettivo e condanna netta: quello che sta accadendo a Gaza non può essere ignorato. E la morte dei nove figli della dottoressa Alaa al-Najjar, uccisi mentre lei prestava servizio in ospedale, è diventata il simbolo di un dramma nel dramma.

È come se avessero ucciso i nostri bambini”, afferma Guido Giustetto, presidente dell’Omceo di Torino. E lo ribadisce, facendo eco alle parole del presidente della Federazione nazionale Filippo Anelli: “I figli di Alaa al-Najjar sono i nostri figli”. L’Ordine dei medici di Torino si unisce così all’appello del Comitato centrale della Fnomceo, chiedendo con forza l’apertura immediata di un corridoio umanitario per consentire ai medici di operare in sicurezza e con il rispetto delle Convenzioni di Ginevra.

È una presa di posizione netta contro quella che, sempre più chiaramente, viene percepita come una strage senza fine, un attacco alla dignità umana e al diritto alla cura. “La violenza contro i sanitari è inaccettabile”, sottolinea ancora Giustetto, mentre denuncia la fame, la mancanza di cibo, di farmaci, di strumenti sanitari e le condizioni in cui il personale medico lavora, con eroismo e disperazione, nei reparti di Gaza sotto assedio.

Nessuna ambiguità nel messaggio: è necessaria una protezione effettiva dei malati, dei feriti, degli ospedali e del personale sanitario, così come previsto dall’articolo 18 delle Convenzioni di Ginevra. Un obbligo che la comunità internazionale deve assumersi senza più esitazioni.

Il lenzuolo bianco, appeso come un velo funebre sul balcone della medicina torinese, non è solo un gesto simbolico. È un atto di resistenza civile, un appello alla coscienza, una presa di parola che chiama in causa l’etica, il dovere e l’umanità. Perché davanti a certi orrori, non bastano le parole: serve una voce chiara, unita e coraggiosa.

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