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A Settimo Torinese un quartiere ostaggio dei petardi... E non solo

Inquietante fenomeno pirotecnico notturno: un piccolo Capodanno quotidiano tra sospetti di criminalità e silenzio delle istituzioni

Settimo Torinese, via Milano: ogni sera botti e fuochi d'artificio. Si fa strada l'ipotesi di attività illecite

Settimo Torinese, via Milano: ogni sera botti e fuochi d'artificio. Si fa strada l'ipotesi di attività illecite

In via Milano nessuno guarda più l’orologio. Perché sanno già che tra le 23 e mezzanotte scatterà l’ennesima serie di boati, scoppi, botti e fuochi d’artificio, puntuali e sempre più violenti. Non una volta a settimana, non una al mese. Tutte le sere. Da anni.

La zona è diventata un caso. Eppure le Istituzioni non lo trattano come tale. Non si tratta di festeggiamenti, sagre, matrimoni, partite o date particolari. I botti arrivano senza motivo, partono all’improvviso, si sentono in un raggio ampio e mettono in agitazione decine di famiglie. Alcune sono lì da una vita. Altre si sono trasferite da poco. Tutti, indistintamente, non ne possono più.

C’è chi ha provato a chiamare i vigili urbani. Chi ha allertato i carabinieri. Chi dice di averlo segnalato in Comune. Ma non cambia nulla. I botti continuano. Il disturbo si ripete. Le risposte non arrivano.

“Ogni sera aspettiamo il momento in cui cominceranno di nuovo. Si sente un primo botto, poi altri tre o quattro. Qualche volta anche dieci. A volte lampi in cielo. Ma non c’è nessuno, non si vede nessuno. E il giorno dopo è come se niente fosse successo”, racconta una cittadina.

Secondo molti, i botti partono da cortili interni, da aree dismesse, da zone difficili da raggiungere in tempo reale. Non è un punto fisso. Ogni sera cambia. E anche questo rende impossibile un intervento mirato. “Se chi li lancia lo fa con metodo, allora la questione è più seria di quanto si pensi”, osserva un altro cittadino.

Tra i residenti circola una voce insistente: quei botti non sono uno scherzo. Sono un messaggio. Un codice. Un modo per indicare che la “merce” è disponibile. Che “la piazza è aperta”. In altre parole, una modalità di comunicazione tra spacciatori e clienti. Una sorta di richiamo, come accade in altri contesti urbani segnati da episodi di microcriminalità.

Il problema è che nessuno lo smentisce. Nessuno conferma, ma nemmeno nega.

E il silenzio dell’amministrazione comunale pesa. “Non una parola da sindaco o assessori. Nessun sopralluogo, nessuna riunione, nessuna convocazione ufficiale. Solo silenzio. E nel frattempo i botti aumentano”, denuncia un gruppo di residenti.

Morale? I bambini si svegliano di soprassalto, gli animali domestici si nascondono. E ora che le giornate si allungano e la gente tiene aperte le finestre, il fastidio è diventato insostenibile.  

Nel frattempo, nessuna pattuglia fissa, nessun controllo preventivo, nessuna ordinanza urgente. Eppure si tratta di disturbo della quiete pubblica ripetuto, sistematico, seriale. E se davvero dietro ci fosse una rete organizzata, la questione rientrerebbe a pieno titolo nell’ambito della sicurezza urbana e del degrado sociale.

C’è poi il capitolo dei social. I video girati da balconi e finestre non si contano.  Qualcuno ha persino registrato gli orari precisi e creato una mappa dei punti da cui si presume partano i botti.

“Non sappiamo cosa serva per farci ascoltare. Aspettano che qualcuno si faccia male? Che qualcuno reagisca? È da anni che conviviamo con questa situazione. Possibile che in tutta la città non ci sia una telecamera che riprenda qualcosa?”.

Il caso di via Milano si sta trasformando in qualcosa di più ampio. Un esempio emblematico di abbandono del territorio, mancanza di presidio, assenza di risposte

In assenza di interventi rapidi e mirati, la sfiducia cresce. I cittadini non chiedono molto: solo di poter dormire. Di poter stare in silenzio. Di poter vivere in pace. Ma da anni, in questa parte di città, la pace scoppia ogni sera sotto forma di petardo. E chi dovrebbe rispondere, continua a fare finta di niente.

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