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24 Maggio 2025 - 10:29
foto archivio di una protesta precedente. In primo piano Elena Piastra
C’è da chiedersi se il Villaggio Ulla faccia ancora parte di Settimo Torinese. No, non è un’esagerazione polemica. È quanto scrivono, nero su bianco, i consiglieri comunali della Lega, Manolo Maugeri (capogruppo) e Moreno Maugeri, in una durissima interpellanza indirizzata al Presidente del Consiglio comunale e alla sindaca Elena Piastra.
E se quella domanda – retorica solo a metà – è la punta dell’iceberg, sotto c’è un intero quartiere abbandonato a sé stesso. “Degrado urbano diffuso ed assenza di manutenzione”, “problematiche legate alla sicurezza stradale, alla scarsa viabilità e alla mancanza di un’adeguata illuminazione pubblica”, “mancanza di una connessione internet ad alta velocità in fibra ottica”, “isolamento viabilistico e trasportistico dal resto della città”. Non siamo in Burundi, siamo in Piemonte. Eppure, il Villaggio Ulla sembra un luogo fuori dal tempo e, soprattutto, fuori dai radar dell’Amministrazione.
Il paradosso? Nel marzo 2023, gli stessi consiglieri della Lega avevano già presentato un’interpellanza per segnalare “diverse criticità nell’area del Villaggio Ulla”, discussa il 29 marzo. E da allora? Nulla. Il nulla cosmico. Le promesse si sono dissolte, le rassicurazioni evaporate.
A distanza di oltre due anni, nonostante le rassicurazioni dell’Amministrazione, nulla è cambiato, scrivono i Maugeri. Anzi, se possibile, la situazione è persino peggiorata. L’inerzia istituzionale ha scavato un solco ancora più profondo tra il centro e la periferia, tra le parole e i fatti, tra gli annunci di facciata e la realtà concreta delle strade dissestate, dei lampioni spenti e delle connessioni che non esistono.
Emblematico il caso del cavalcavia di via Fornaci, “diventato un luogo simbolo di vandalismo ed incuria”, regno di sporcizia e degrado dove il concetto di “decoro urbano” viene ogni giorno calpestato da una realtà ben più concreta: l’abbandono istituzionale. Qui, più che altrove, la sensazione di trovarsi in un’area dimenticata da Dio e soprattutto dall'Amministrazione comunale e dalle sue articolazioni è palpabile. Le scritte sui muri, i rifiuti, le barriere architettoniche che nessuno si preoccupa di abbattere raccontano una storia di trascuratezza che si ripete, sempre uguale, come un disco rotto.
A maggio 2025, stanchi di aspettare, alcuni residenti hanno deciso di fare da soli. “Hanno promosso una raccolta firme ufficiale per sollecitare la posa della fibra FTTH, indirizzata a Open Fiber ed all’Amministrazione, raccolta firme che è stata portata avanti durante il gazebo della Lega Settimo Torinese in data 17 maggio 2025”. Non una protesta occasionale, ma un atto di civismo disperato. Un tentativo, forse l’ultimo, di farsi sentire da chi fino ad ora ha fatto finta di nulla. Perché nel 2025, mentre l’Italia discute di intelligenza artificiale, 5G e città smart, a Villaggio Ulla si deve ancora combattere per una connessione internet decente.
“Il diritto ad una connettività moderna e a servizi di base non può dipendere dalla zona di residenza all’interno del territorio comunale”, affermano Manolo e Moreno Maugeri, “e l’Amministrazione ha il dovere di garantire pari dignità urbana a tutte le aree del territorio, centro, periferie e frazioni”.
E ci sarebbe da aggiungere: dovrebbe essere scontato, e invece bisogna firmare petizioni per ricordarlo. È una realtà paradossale e insieme drammatica, di una città che festeggia l'innovazione, si sciacqua la bocca con l'inclusione, immagina quartieri che sembrano usciti dalla matita di Fuksas e poi lascia indietro interi quartieri, come se fossero zavorre.
Il tono dell’interpellanza è netto, senza concessioni. Si chiede conto “se l’Amministrazione ha formalmente sollecitato Open Fiber e gli altri eventuali operatori coinvolti, e se sì, in quale data”, “quali tempistiche siano previste per l’effettivo arrivo della connessione in fibra ottica nel quartiere”, “se è stato predisposto un piano di intervento per affrontare le criticità già elencate nella presente interpellanza (decoro urbano, sicurezza stradale, manutenzione)”, “quali iniziative intenda avviare l’Amministrazione per ridurre il senso di isolamento vissuto dai residenti”, e “se vi è intenzione di avviare progetti di decoro urbano e di restyling che coinvolgano anche l’area sottostante il cavalcavia di via Fornaci”.
Un isolamento non solo tecnologico, ma anche fisico, sociale, umano. Un quartiere che non viene collegato, né fisicamente né idealmente, al resto della città. Dove tutto si ferma, dove nessuno investe, dove nessuno ascolta.
“L’attuale situazione è divenuta per molti insostenibile, tanto che alcuni residenti si sono chiesti se il Villaggio Ulla sia ancora parte di Settimo Torinese”.
E allora quella domanda iniziale, “Siamo ancora parte di Settimo Torinese?”, risuona forte come un’accusa. E fa male. Perché quando i cittadini devono chiedere con insistenza ciò che spetterebbe loro di diritto – connettività, sicurezza, dignità – è evidente che qualcosa, nel sistema amministrativo, si è rotto. E non si tratta solo di cavi della fibra. Si è rotto il patto tra istituzioni e cittadini. E quando questo accade, la distanza tra centro e periferia non è più solo geografica. Diventa politica. Morale. Civica. E chi governa ha il dovere – ora, non tra due anni – di ricucire quello strappo. O almeno provarci. Altrimenti, come scrivono i Maugeri, sarà legittimo pensare che il Villaggio Ulla non esiste davvero. Non per il Comune. Non per chi governa.
C'è chi governa una città. E poi c’è chi la interpreta. Elena Piastra, a Settimo Torinese, non amministra: recita. Ha un copione preciso, fatto di convegni sull’innovazione, di festival, di interviste sui diritti e sulle città che verranno, parole giuste al momento giusto, applausi garantiti e standing ovation della platea amica, soprattutto su Facebook. Poi si spengono le luci del palco, cala il sipario, e nella vita vera i quartieri sprofondano. Come il Villaggio Ulla.
Lì, più che una periferia urbana, sembra di stare in una zona franca. C’è buio, letteralmente. Non arriva la fibra, non arriva la manutenzione, non arrivano nemmeno le promesse, quelle sono rimaste ferme al 2020. Non arriva neanche lei, la sindaca.
Villaggio Ulla non è solo un quartiere dimenticato. È uno specchio scomodo. Riflette il vero volto della Settimo di oggi: due città, due popoli. Da una parte il centro coccolato, iper-raccontato, sempre pronto per la prossima diretta social. Dall’altra la periferia lasciata marcire, utile solo quando serve uno slogan sulla “rigenerazione”. Basta però che resti sullo sfondo.
Nel 2023 i consiglieri della Lega presentano un’interpellanza. Documentata, dura, precisa. La discussione c’è, le rassicurazioni pure. Ma poi? Il vuoto cosmico. Zero interventi, zero miglioramenti, zero dignità. Un intero quartiere trattato come una seccatura. Come qualcosa da non nominare troppo forte, che magari poi ti chiedono di fare qualcosa sul serio.
Eppure Piastra è sempre in prima fila quando c'è da parlare di città "intelligente", quartieri "inclusivi", comunità "connesse". Ma al Villaggio Ulla mancano persino i cavi. Gli unici fili che si vedono sono quelli dell’abbandono.
E allora ci si chiede: che idea di città ha la sindaca Piastra? Una città in cui contano solo i riflettori? Dove il cittadino vale solo se porta consenso? Dove si festeggia la "scienza" e la digitalizzazione mentre interi quartieri sono senza internet e senza voce?
La verità è che questa amministrazione – e questa sindaca in particolare – non ascolta, non risponde, non esiste quando c'è da fare. Esiste solo quando c'è da dire. L’ennesimo esempio di sinistra da palcoscenico, quella che parla di equità e intanto lascia marcire i margini. E guai a chi glielo fa notare: o sei polemico, o sei populista o sei fascista.
No, cara Elena Piastra, questa volta non bastano i comunicati. Servono scuse. E serve una visita – senza fotografi – al Villaggio Ulla. Per vedere coi propri occhi cosa succede quando l’Amministrazione abbandona. Ma forse è chiedere troppo. Più facile andare in cerca di like con una bella foto sui lavori in corso in città grazie al Pnrr.
La verità è che finché il Villaggio Ulla resta così – rotto, scollegato, spento – la grande narrazione progressista di Piastra si riduce a una trovata da agenzia pubblicitaria. Peccato che le città non si amministrano con le parole. Si amministrano con le scelte. E lei, quelle vere, non le ha mai fatte ...
C’è chi inaugura opere pubbliche. E poi c’è chi, esasperato, decide di inaugurare il degrado. È successo a Settimo Torinese, al Villaggio Ulla, dove la Lega – con tanto di nastro tricolore e forbici – ha inscenato una cerimonia beffarda: “Aspettiamo solo la Sindaca per il taglio ufficiale”, hanno scritto. Una trovata volutamente provocatoria, uno schiaffo simbolico all’Amministrazione guidata da Elena Piastra, accusata di aver lasciato marcire una parte della città come fosse territorio di nessuno.
Il messaggio è stato chiaro: “Abbiamo fatto come fa il Comune: nastro e foto. Solo che invece di inaugurare una rotonda o un parchetto, abbiamo tagliato il degrado. Quello vero”. E la foto parla da sola: un gruppo di militanti e i consiglieri comunali Moreno e Manolo Maugeri, fermi davanti a una siepe incolta e a una strada dimenticata, pronti a dare voce a chi in quella periferia ci vive da anni e si sente completamente abbandonato.
Da lì è esploso il dibattito sui social. E a differenza del silenzio spesso tombale che accompagna le segnalazioni dei cittadini, questa volta la rete si è incendiata. “Venite anche da noi, siamo a due passi, via Cascina Nuova interni 32 bis/ter”, ha scritto Nicoletta Giuseppe. “In via Defendente Ferrari l’erba è alta un metro e mezzo”, ha rincarato Rosalba Coni. “In via Milano i marciapiedi non si vedono più, scomparsi sotto le sterpaglie”, ha denunciato Alessandra Depaoli.
A quel punto la messinscena della Lega non è più sembrata solo una trovata, ma il detonatore di un malessere generalizzato.
Qualcuno ha provato a riderci su. “Il sindaco è impegnatissimo alla PlayStation della biblioteca”, ha ironizzato Gian Carlo Burzio. “È più alta l’erba di mia figlia. Benvenuti nella giungla di Settimo”, ha commentato Ottavio Calamia.
Altri hanno criticato l’iniziativa, come Massimo Albanese: “Perché non la tagliate voi l’erba, invece di farvi i selfie? Esistono associazioni, ragazzi senza lavoro, iniziate a fare esperienza!”. Ma Manolo Maugeri ha risposto per le rime: “Quindi i cittadini del Villaggio Ulla sono di serie B? Devono tagliare l’erba da soli? Pagano le stesse tasse del centro e ricevono zero in cambio. Il Comune ha speso 850.000 euro per il taglio del verde, con tre affidamenti diversi. Eppure qui, niente. E in campagna elettorale, guarda caso, si ricordano tutti della zona”. E ha chiuso con un affondo: “Ascoltare i cittadini non è mai tempo perso”.
Infine è arrivata la replica più attesa: quella del Partito Democratico – Settimo Torinese, che ha provato a ribaltare il tavolo. “A proposito di tagli... oggi il Governo ha tolto il 70% dei fondi alle città metropolitane per le asfaltature. Facile fare le foto e parlare di degrado, ma la verità è diversa”. Segue un link a un articolo dello Spiffero su tagli alle Province e Comuni, e un attacco frontale: “Prossima photo opportunity accanto alle buche sulla provinciale, magari invitando il vostro stesso Governo a tagliare il nastro”.
Ma anche qui, Maugeri ha replicato colpo su colpo: “Se oggi quei fondi non ci sono è perché chi doveva spenderli – la Città Metropolitana di Torino, a guida PD – non li ha saputi utilizzare né rendicontare. Non siate ridicoli: fino a ieri quei soldi c’erano. Se li avete persi, la colpa è vostra”. E poi l’affondo politico: “Basta cercare scuse. Guardatevi allo specchio e spiegate ai cittadini perché certe opportunità sono state buttate via”. Il PD, messo alle strette, ha tentato la carta dell’ironia stanca: “Il rumore delle unghie sui vetri è assordante”. Ma il danno era fatto.
Insomma il post della Lega si è trasformato in un confessionale pubblico. Cittadini delusi, frustrati, arrabbiati. Alcuni hanno scritto di essersi già pentiti del loro voto all’attuale Amministrazione. “Gente che ha votato Piastra è venuta a firmare la petizione per la fibra. Gente che ora si sente tradita”, ha detto Maugeri. E a chi lo accusava di demagogia, ha risposto con un sorriso amaro: “Forse non ci votano. Ma almeno ci ascoltano”.
A ben vedere, questa foto con il nastro tricolore non è solo una provocazione. E' un atto politico. Un modo per dire: “Guardate cosa avete lasciato indietro. Guardate cosa avete trasformato in una barzelletta urbana”. Il problema è che non ride nessuno. E mentre il PD si rifugia dietro i numeri della manovra nazionale, nei quartieri come il Villaggio Ulla le buche si moltiplicano, i lampioni restano spenti e le persone si sentono – legittimamente – invisibili.
Non basta una diretta su Facebook per rimettere a posto le cose. Qui la gente vuole marciapiedi interi, erba tagliata, una connessione che funzioni e un’amministrazione che sappia esserci davvero. Non solo raccontarsi.
E in tutto questo, Elena Piastra? Non pervenuta. Nessuna dichiarazione. Nessuna visita. Nessuna foto, stavolta. Troppo impegnata, forse, a guardare un balletto del consigliere comunale Antonio Augelli o a mettere a punto il programma del prossimo festival dell'innovazione con Dario Netto.
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